Foto inopportune e istituzione ferita

Il Consiglio Comunale che vota due diversi ordini del giorno sulla sicurezza, uno di maggioranza e uno di opposizione, è la rappresentazione di due modi diversi, e distanti, nel valutare il problema, nella sua interezza, che la città vive in questi giorni. Due linee di pensiero opposte che sconforta.
Sconforta perché alla luce degli avvenimenti criminali succedutosi in questo ultimo periodo, e negli scorsi anni, il messaggio che doveva giungere ai cittadini doveva essere quello della unitarietà.
Una iniziale unità c’è stata solo quando si è dovuto affermare il proprio no a ogni forma di criminalità, nel richiedere una maggiore presenza di forze dell’ordine in città. Prese di posizione ovvie.
Ma, ed è risaputo, ciò che ha determinato la spaccatura è stata il diverso giudizio sull’opportunità che un personaggio pubblico si faccia fotografare avendo accanto un pregiudicato.
Quindi “sicurezza” vuol dire anche altro.
Sinonimo di sicurezza è confidenza, fede, fiducia, cautela, certezza, franchezza, guarentigia, mallevadoria, assicurazione, sicurtà, tranquillità, abilità, perizia.
Viviamo nell’era della società dell’immagine, della comunicazione.
Con un fermo immagine, con una foto si comunica, si fa la notizia. In un battibaleno l’opinione pubblica è informata. E giudica. A proposito o a sproposito. È sempre stato così. Lo sarà sempre. È una condizione esistenziale che vale per il privato cittadino, e maggiormente lo è per chi ricopre cariche pubbliche.
E in una città che ha perduto la sua tranquillità – a causa anche del dissesto ambientale e per gli eventi criminali dei giorni scorsi (eventi incominciati il 15 febbraio 2010 con l’omicidio in Via Dante) – l’agire e il comportamento dell’amministratore  pubblico – Sindaco, Assessori, Consiglieri Comunali – deve trasmettere fiducia.
Sminuire la portata comunicativa di una foto, ridurla ad una semplice posa per una foto ricordo con un concittadino, non giova all’interessato, ai consiglieri che lo sostengono, alla giunta comunale, in definitiva all’Istituzione Comune.
E cosa più importante, non giova ad una intera comunità.
Una comunità che, per dirla con le parole proferite in Consiglio Comunale dal consigliere Locorotondo riferendosi alla moglie, “ha paura”.
Alcuni consiglieri hanno affermato che i cittadini devono sapere che il Comune deve essere considerato l’avamposto della lotta ad ogni forma di criminalità e illegalità. Un luogo che deve trasmettere, per l’appunto,  fiducia. Parole sacrosante.
Ma se poi giri per le vie, ti fermi nelle piazze, nei luoghi di ritrovo della città, ti senti dire dai comuni cittadini l’esatto opposto. E per la potenza comunicativa dell’immagine partono tutta una serie di sorrisini, congetture e altro, che gettano in cattiva luce il Comune. Che a loro trasmette sfiducia.
Rinchiudersi nella torre d’avorio e non tenere conto di questo “pensiero cittadino” molto radicato, lo ripeto, non giova agli attuali amministratori.
La richiesta di dimissioni non è la rivincita per le elezioni perse. Tutt’altro. È il modo per ridare luce e fiducia all’Istituzione Comune che, è bene che ne sia cosciente il Sindaco, in questo momento agli occhi dei cittadini è fortemente offuscata.

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