[occhiello]
L’antica saggezza popolare suggerisce che si semini il grano tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre. “O molle o asciutto – dice un proverbio – per San Luca (19 di ottobre) seminalo tutto”. “Per i Santi – recita un altro – la sementa è per i campi”. E un terzo adagio avverte: “Per San Frediano (un mese dopo San Luca) si semina a piena mano”. L’agricoltore è uomo di fede. Egli, come dice un’altra massima, “butta in terra e spera in Dio”, al quale affida il coronamento della sua opera.
L’inverno ormai vicino si annunzia con la prima neve: “Per Santa Caterina (25 novembre) la neve alla collina”. L’uomo di campagna benedice la neve che si posa sui campi seminati, come telo della massaia che copre il pane in lievito. “Anno di neve – egli esclama – anno di bene! ”. E inizia il suo tempo di attesa…finchè non vedrà spuntare le verdi piantine, che significano pane, significano vita.
Il termine “avvento” designa il tempo di attesa dei credenti. Quattro settimane che stanno ad indicare i quattromila anni trascorsi fra la disobbedienza di Eva e l’obbedienza di Maria. Quattromila anni durante i quali Patriarchi e Profeti d’Israele hanno seminato lacrime di desiderio sulla terra e hanno puntato gli occhi al cielo quasi a spiare l’arrivo di quella “neve”, divinamente promessa, e di quel “pane” che avrebbe salvato dalla morte.
Qual è la neve e quale il pane si chiede l’autore del volume “Il pane sotto la neve”. “Una vergine: ecco la neve; partorirà: ed ecco il pane vivo, il pane di vita che la Chiesa aspetta e invoca, con mille palpiti e mille voci in questi giorni di universale aspettazione”.
Perché la Chiesa con il periodo di avvento ci riporta ad un’epoca tanto lontana?
“Avvento – scriveva nel 1985 l’allora Card. Ratzinger – significa proprio intreccio di ricordo e di speranza. Esso vuole risvegliare in noi il vero e più intimo ricordo del cuore, il ricordo del Dio che si è fatto bambino. Questo ricordo è salvezza, questo ricordo è speranza”. Senza ricordo non c’è speranza!
Padre David Maria Turoldo nel componimento poetico “Ballata della speranza”, dal quale stralciamo non pochi versi, raccoglie l’anelito della Chiesa in questo tempo di attesa.
Egli scrive: “Tempo del primo avvento…/ Questo è il vero lungo inverno del mondo: / Avvento, tempo del desiderio / tempo di nostalgia e ricordi. / Avvento, tempo di solitudine / e tenerezza e speranza. / Oh, se sperassimo tutti insieme…/ sperassimo Lui solamente / desiderio dell’intera creazione…/ se sperassimo come l’amante / che ha l’amore lontano…/ e la speranza avesse una voce sola / un boato come quello del mare…/ sperassimo ed urlassimo…/ VIENI VIENI VIENI, Signore / vieni da qualunque parte del cielo / o degli abissi della terra / o dalle profondità di noi stessi…/ Vieni Signore Gesù, / vieni nella nostra notte, / questa altissima notte / e questo silenzio del mondo…/ Vieni… / Allora tutto si riaccenderà…/ e la terra arderà dentro un unico incendio…/ e anche noi, gli uomini, / saremo in quest’unico incendio / e invece di incenerire usciremo / nuovi come zaffiri… / quando appunto Egli dirà / <ecco già nuove sono fatte tutte le cose>. / Allora canteremo, / allora ameremo / allora allora…”
Con Cristo nel cuore si canta, si ama!
Avvento: tempo di attesa, di speranza, di rinnovamento spirituale.