Giovedì 20 febbraio alle ore 21 presso Casa delle Arti si apre la rassegna D’amore e D’arte 2014 con lo spettacolo “Tourister” della compagnia Marienbad Teatro di Conversano
Conversano – Un respiro lungo mesi per uno spettacolo in apnea indefinita, quello scritto da Niky e Pasquale D’Attoma. Il loro “Tourister” fa il suo debutto insieme a timide correnti di primavera che già si impongono all’inverno, per poi ritrarsi, in un continuo scambio d’aria che ben si presta al senso della rappresentazione. Nel mite pomeriggio di domenica, autori e attori mi hanno accolto nella loro associazione e mi hanno raccontato della loro ultima creazione. D’obbligo la banale, ma inevitabile, domanda sul tema dello spettacolo. È Niky a prendere il primo decisivo respiro, e mi parla della lunga riflessione che ha condotto alla scrittura di Tourister, ambientato nel gate di un aeroporto e incentrato sul respiro e sulle vite dei viaggiatori che vi sostano.
“Abbiamo sentito la necessità di affrontare un tema che avesse una percezione ed un impatto immediati sul pubblico, con un linguaggio subito comprensibile. E soprattutto, abbiamo voluto parlare di qualcosa di cui non si parla. A differenza di altri temi, come ad esempio quello della sessualità – da noi stessi affrontata nello spettacolo “Yes We Porn” –, della respirazione non si parla mai, semplicemente perché c’è e si dà per scontata, come il sangue che scorre senza che in realtà lo vediamo”.
“Della respirazione, in effetti, si parla solo in tre ambiti specifici” – continua Pasquale – “quello spirituale, quello meditativo e quello medico, e noi abbiamo voluto affrontare questo tema al di fuori di questi contesti, anche per non ritornare su cose già dette, e arrivare in modo chiaro e diretto al pubblico. Quello che più desideriamo, infatti, è di arrivare dentro al respiro del pubblico e farlo respirare insieme a noi”. Alla mia domanda su quali siano le affinità elettive tra il gate di un aeroporto e il respiro, scientificamente Niky mi spiega il senso creativo della loro associazione: “L’idea di aeroporto è intesa come spazio della respirazione. Il gate in questo senso è come un alveolo, ossia lo spazio più intimo in cui avviene il contatto tra l’aria e il sangue, e rappresenta proprio un ciclo continuo di aria che arriva e se ne va, esattamente come viaggiatori che vanno e vengono. Riproduce, quindi, una zona di scambio limitata, dove quelle persone specifiche interagiranno”.
Tra una battuta (ironica) e l’altra (da copione), gli attori, intimamente e scherzosamente partecipi, mi raccontano le loro sensazioni e si muovono con fluidità nella scenografia essenziale, che non rende affatto difficile immaginare la sala d’attesa che giovedì li vedrà protagonisti, con le loro valigie e i loro oggetti di viaggiatori, i loro pensieri distanti e distratti, le loro esperienze di vita, ancora inconsapevoli di incrociarsi e respirasi. Il cuore della scena, nel vero senso del termine, è dunque un luogo (o un non luogo) propulsore di energia e, soprattutto, territorio di scambio di respiri che accomuna i suoi protagonisti, nutrendoli della stessa aria che circola, per forza di cose, nel luogo che occupano. Movimento, flusso e interazione sono inevitabili, e tutto è incentrato sui cambiamenti e sugli effetti che ognuno ha sull’altro, seguendo proprio i principi della psicogeografia, – come spiega Pasquale – che studia le correlazioni tra comportamenti e ambiente. Lo stesso principio, del resto, l’ha seguito la scrittura del testo, in perenne fase di scambio, influenza e sperimentazione. “Siamo andati a cercare la sostanza dei testi nelle nostre storie e in quello che le storie di ognuno potevano diventare trasformandole in modo creativo” – dichiara Niky. E in perfetta sintonia Pasquale aggiunge: “L’idea era di scriverlo in prima persona, ma il testo ha subìto una costante trasformazione proprio grazie alle improvvisazioni e all’interazione continua tra persone e personaggi. Avevamo delle idee su quello che volevamo dire e le abbiamo messe in un contenitore che è diventato un esperimento di scrittura collettiva, condotta, e che, durante il percorso, ci ha trasformati come mai avrei immaginato”.
Prove, dialoghi, monologhi e musiche stupende. Tutto riporta la mente ai propri viaggi e spostamenti, alle attese, ai varchi di cui un gate è simbolo, al crocevia delle scelte e delle evoluzioni, e agli incontri, forse mai casuali, che mettono in relazione le persone. Per chi non lo avesse ancora fatto, basta solo prenotare un biglietto, sedersi, ascoltare, e respirare.