Sicurezza: l’associazione LIBERA domenica in Largo della Corte

Domenica 9 marzo dalle 10:30 alle 13:00 si potrà aderire all’associazione LIBERA presieduta da don Luigi Ciotti

Conversano – Domenica 9 marzo dalle 10:30 alle 13:00 in Largo di Corte sarà presente un gazebo con il materiale dell’associzione LIBERA presieduta da don Luigi Ciotti. Il presidio di Conversano prende quindi il via dando la possibilità ai i cittadini di aderirvi. Il presidio conversanese ha stabilito di attivare lo sportello SOS Giustizia per accompagnare in un percorso di denuncia le vittime dell’usura e del pizzo, in un momento in cui nella nostra città è alta la tensione sugli episodi di criminalità sempre più numerosi.

Il comunicato degli organizzatori
A chi intitolare il Presidio di Libera a Conversano? Vi proponiamo quattro nomi, quattro storie diverse, a cui intitolare il presidio. L’intitolazione del presidio non è la semplice scelta di un nome, ma rappresenta la necessità e l’importanza di coltivare la memoria di chi ha perso la vita perché si è opposto alle organizzazioni mafiose. Le storie che vi proponiamo vanno da chi, in maniera consapevole, ha dato la propria vita per lo Stato come Rocco Dicillo a chi come Hiso Telaray ha difeso la dignità del proprio lavoro, sino a chi, come Anna Pace e Michele Fazio, è rimasto incolpevolmente vittima della violenza mafiosa.

HISO TELARAY
Hiso Telaray aveva solo 22 anni quando è stato ucciso. Il giovane albanese non aveva piegato la testa e si era ribellato alla logica spietata dei caporali di Capitanata. Hiso lavorava la terra. Era un bracciante agricolo che raccoglieva i frutti della terra nei pressi di Cerignola. Ma la sua tenacia ed il suo senso di legalità si sono scontrati con le organizzazioni criminali che regolano i lavori degli stagionali, dei migranti che arrivano nella nostra provincia per lavorare e cercare un posto migliore rispetto a quello che hanno lasciato.

MICHELE FAZIO
Morì a soli 16 anni, il 12 luglio del 2001, in un vicolo di Bari vecchia solo perché si era trovato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato: da allora la morte di Michele Fazio, vittima per errore di uno scontro a fuoco tra i clan rivali Capriati e Strisciuglio, è diventata il simbolo della voglia di riscatto delle brave persone che vivono nel reticolo di vie e piazzette del borgo antico. Un desiderio di rinascita portato avanti con forza dai genitori di Michele.

ROCCO DICILLO
Nato a Triggiano (Bari) il 13 aprile del 1962, Rocco Dicillo è una delle vittime della strage di Capaci del 23 maggio del 1992 in cui persero la vita il Giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e altri due agenti di scorta, Vito Schifani e Antonio Montinaro. Il suo corpo riposa nel cimitero di Triggiano, località della provincia di Bari. Dicillo viaggiava nel sedile posteriore della prima auto delle tre Fiat Croma che scortavano il giudice Falcone, per lui la morte giunse quasi immediata per la terribile deflagrazione che investì le auto in corsa sull’autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci. Il ricordo del giovane Rocco Dicillo è conservato nella memoria della comunità di Triggiano che gli ha dedicato una via della cittadina, oltre a numerose manifestazioni che dal giorno della sua morte sino ad oggi vengono organizzate per ricordare il suo sacrificio.

ANNA PACE
Ottobre ’99. Anna Pace, di 62 anni, resta vittima di uno scontro con un furgone carico di sigarette di contrabbando lungo la strada statale tra Fasano e Locorotondo. Altre tre persone rimangono ferite nell’incidente.

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