Con un provvedimento condiviso da tutte le forze politiche, tranne il M5S, passa la legge di istituzione del premio di ricerca
Conversano – Soddisfazione per la comunità conversanese dopo l’approvazione della legge che istituisce il premio di ricerca Giuseppe. Di Vagno. Un premio di ricerca istituzionale che è stato condiviso da tutte le forze politiche e dai parlamentari pugliesi. Al coro unanime non si sono aggiunti gli esponenti del M5S che hanno polemizzato sia in commissione che in sede politica. La comunità conversanese, intanto, può ritenersi soddisfatta di questo riconoscimento della Camera dei Deputati per il lavoro della fondazione che è riuscita nel tempo ad ottenerlo e che rende onore al martire antifascista Giuseppe Di Vagno, barbaramente ucciso il 25 settembre 1921.
A darne notizia, oltre l’on.le Dario Ginefra che da vicino ha seguito l’iter procedurale, è stato l’avv. Gianvito Mastroleo, presidente della Fondazione “G. DI Vagno“: “la Camera dei Deputati ha approvato questa sera in prima lettura la Legge che istituisce il “Premio di Ricerca Giuseppe Di Vagno”, assieme ad un intervento per il potenziamento della Biblioteca e degli Archivi della Fondazione, un obbiettivo che la Fondazione persegue da anni, nella convinzione che il più duraturo dei Monumenti che si possa erigere per assicurare ai posteri la Memoria è di affidare a studiosi e ricercatori il compito di approfondire lo studio e le analisi della società italiana e la sua evoluzione, con riferimento particolare alla gioventù sempre più delusa.
Il Premio assolve, appunto, a questa funzione.
Nell’esprimere alla Camera intera, ai presentatori della Legge, al Relatore a Deputati che sono intervenuti in Aula per sostenerne la validità, alcuni con parole e pensieri elevetassimi, il più grato pensiero della Fondazione e degli studiosi non solo della Puglia confido che il Senato vorrà completare il cammino tormentato di un progetto di Legge che ha avuto inizio già nel lontano 2009 in previsione del 90° anniversario dell’assassinio.
Con grande amarezza personale, tuttavia, debbo rilevare che dopo aver tentato di bloccare l’iter della legge in nome di un improponibile antisocialismo, censurato dalla opinione pubblica democratica di tutto il Paese, non si è avuto alcun ritegno a colpire la mia persona, con affermazioni diffamatorie, se non calunniose.
Potrei reagire nelle sede competenti per ristabilire la verità, ma non credo che lo farò: il pensiero dominante, l’idea-forza della Fondazione Di Vagno, e di chi da anni ci si dedica come ad una vera e propria missione civile, è il rifiuto della violenza come strumento di lotta politica; e che alla violenza di qualunque forma vadano contrapposte le armi della verità e del confronto civile. Al quale finora la Fondazione ha invitato, ma invano, i rappresentanti del M5S, e per il quale, nonostante tutto, manifesto tuttora piena disponibilità”.
Il M5 S di Conversano, con un post su facebook, ha ritenuto di dover sferrare un duro attacco al presidente della fondazione, cosa che non trova alcuna giustificazione e correlazione con l’istituzione del premio. Se è vero, come è vero, che il patrimonio ideale e morale della figura del martire socialista, appartiene all’intera comunità pugliese e nazionale e non a singole persone o istituzioni.
Questo il commento del M5S: “Ieri alla Camera regalavano una marketta, al nostro compaesano Mastroleo, i parlamentari pugliesi: DISTASO, GINEFRA, FITTO, DI GIOIA, GRASSI, PIZZOLANTE, MATARRESE, PIEPOLI, FUCCI, CHIARELLI, LATRONICO, MARTI, PICCOLI, NARDELLI, DI LELLO, LOCATELLI, PASTORELLI.
Si sono approvati una legge per il “Premio Biennale di ricerca Giuseppe di Vagno” e per organizzare questo premio chiedono a noi contribuenti 100.000 euro adesso e poi 40.000 ogni 2 anni.
I carissimi deputati avrebbero potuto offrire di tasca loro quei soldi, visto che tanto ci tengono, e far risparmiare questa ulteriore spesa ai cittadini!
L’intervento in aula di Giuseppe D’Ambrosio: https://www.youtube.com/watch?v=Ui8bR7moUVk
Il testo dell’intervento di Luigi Gallo:
“Perché dei cittadini che sono entrati per il loro primo mandato all’interno delle istituzioni, sono contrari ad una proposta di legge che – se analizzata superficialmente – finanzia una fondazione culturale del Sud, ed istituisce un premio di ricerca su temi umanistici?
Il M5S è contro la storia, è contro la cultura e contro la ricerca: questa è stata la facile e becera strumentalizzazione della maggioranza, del PD e anche degli organi di informazione spesso a esso asserviti, come il giornale La Repubblica.
Eppure è stato proprio il M5S a volere una discussione più visibile su questa proposta di legge in aula per informare maggiormente i cittadini.
La verità è un’altra. Noi cittadini siamo stanchi che lo Stato nel 2014 ancora non utilizzi criteri chiari, trasparenti ed oggettivi per allocare le proprie risorse in ogni comparto.
O meglio il criterio c’è: quello di aver un Padrino Politico.
Se un ente culturale, una fondazione, un’associazione ha un padrino politico, prima o poi riceverà soldi pubblici con un emendamento, magari in legge di stabilità.
E’ successo per l’orchestra fantasma del teatro San Carlo con un milione di euro e per I Virtuosi italiani di Verona, prelevando soldi dal Fondo Unico dello Spettacolo. Le orchestre hanno criteri di accesso al fondo molto stringenti che evidentemente non valgono per chi ha santi in paradiso.
Oggi lo stesso metodo lo adoperate con una legge ad hoc che è quella che ci apprestiamo a votare.
Ma chi danneggia questo modo di fare?
Crediamo che danneggi noi cittadini perché bisogna garantire procedure trasparenti, meritocratiche, oggettive per l’utilizzo dei nostri soldi.
Ma danneggia anche tutte le altre fondazioni, tutte le altre associazioni, tutti gli altri enti culturali onesti che non verranno valutati per quello che fanno, per il merito della loro azione, ma in funzioni dei contatti e del favore del politico di turno.
E questa è la prassi nella commissione cultura. Per cui discutiamo del progetto di legge della Basilica Palladiana perchè Galan ha promesso un favore ad un suo amico sindaco, poi discutiamo la legge dell’Istituto della SS Trinità di Vico Equense, poi del Centenario di Burri.
Tutte proposte di legge che non ci trovano avversi nel merito, ma il M5S non accetta che tante emergenze del Paese, tanti problemi strutturali del mondo della Cultura, dello Sport, dell’Arte, dei Beni Culturali, della Scuola, dell’Università, dell’Editoria, dell’Informazione non siano affrontate con adeguate proposte di legge di iniziativa PARLAMENTARE dalla Commissione Cultura della Camera dei Deputati.
Siamo stati noi del M5S a portare ad una proposta di legge sulla riduzione dei contribui universitari per gli studenti che è insabbiata in commissione da più di una anno. Siamo noi che abbiamo costretto la maggioranza a discutere da domani la proposta dell’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria e ci sono proposte serie anche da altre opposizioni.
Ma la maggioranza, il PD, in Parlamento è ormai rassegnata ad un ruolo di comparsa nella democrazia italiana, asservita ai DIKTAT del presidente del consiglio Renzi e quindi delegata ad occuparsi solo di interventi microsettoriali e territoriali.
NON DISTURBARE IL MANOVRATORE. E’ questa l’unica regola che avete in mente. Ed oggi questo atteggiamento asservito lo pagano tutti i cittadini italiani con le scelte autoritarie previste da questo governo per la nostra costituzione italiana.
Ma torniamo alla legge in analisi. Vediamo a chi state dando risorse dei cittadini italiani, questa volta.
La fondazione culturale “Giuseppe di Vagno” è presieduta da Gianvito Mastroleo, attuale presidente regionale in Puglia del Partito Socialista. Lo stesso Gianvito Mastroleo che venne condannato per corruzione in primo grado ad otto anni di reclusione e una multa di 820 milioni di lire con un interdizione perpetua dai pubblici uffici per la vicenda che riguarda l’assegnazione e la spartizione degli appalti per la costruzione di 14 edifici scolastici, per una commessa in due tranches con un valore complessivo di 47 miliardi.
In secondo grado venne condannato a 5 anni e 6 mesi dalla Corte d’ appello di Bari all’epoca di tangentopoli, poi, prima che si potesse arrivare alla sentenza definitiva, i reati caddero in prescrizione.
Gianvito Mastroleo non ha mai voluto l’accertamento pieno della verità da parte della magistratura e non si oppose alla prescrizione, ma è lui stesso a raccontare ai giudici, così come appare sul Corriere della Sera dell’epoca, che si ritrovavano al numero 143 di corso Vittorio Emanuele di Bari per decidere come assegnare e spartire appalti per la costruzione dei 14 edifici scolastici.
Ed è lo stesso Mastroleo a dichiarare “Ho dovuto rispondere di concussione, anziché di corruzione , e per questo ho fatto ricorso in Cassazione. Voglio capire perché a Milano gli imprenditori vengono indagati e arrestati insieme con i politici, e qui a Bari, invece, sono considerati vittime della nostra sete di denaro” Mastroleo osanna Di Pietro, riconosce le proprie gravi responsabilità e il peso di una condanna per corruzione. Ma rifiuta ogni addebito di concussione. E’ tutto scritto sul Corriere della Sera.
Ebbene voi con questa proposta di legge consegnate altri soldi pubblici nelle mani di un soggetto che ha condanne per corruzione, a un soggetto che confonde i piani di una politica attiva come presidente regionale del PSI e una politica come presidente di una fondazione che porta il nome di Giuseppe Di Vagno, primo parlamentare italiano ucciso dal fascismo,lui si, vero esempio di politica al servizio della collettività, che ha pagato con la vita l’affermazione degli ideali di democrazia, di libertà, di giustizia, di solidarietà, di pace, valori che meritano di essere rappresentati e difesi da persone oneste.
Soprattutto in questo momento storico, in cui il Paese è lacerato da continui scandali di corruzione, concedere fondi a una fondazione culturale presieduta da una persona che ha avuto condanne per corruzione significa perdere l’occasione di dare un segnale, e implicitamente significa avallare quella che è ormai divenuta una prassi italiana. La cultura non può permetterlo, deve anzi dare un segnale concreto di rifiuto di questo sistema.
E’ da più di un anno che su ogni atto diciamo al Ministero dei Beni Culturali che questo sistema di soldi a pioggia sul settore delle cultura non è più accettabile.
E’ lo stesso ministero ad ammettere che spilla soldi in funzione di una stratificazione di norme e leggi decise senza alcun merito o criterio, ma per la volontà del politico di turno.
Questi sono i motivi che a noi cittadini che non siamo né intellettuali di sinistra, né penne di spicco di uno dei più diffusi quotidiani nazionali, bastano e avanzano per votare contro questa proposta di legge, che rappresenta per noi un ulteriore rallentamento del processo di utilizzo finalmente meritocratico e meno politico dei soldi di tutti i contribuenti.”
E’ squallida la posizione assunta da m5stelle. Nessuna valutazione sulla qualità’ dell’evento che ha avuto il meritato riconoscimento parlamentare, molto meno “remunerato” di uno solo dei vacui qualunquisti spettacoli milionari del loro leader. Solo
puro giustizialismo!!!!