Sabato 19 luglio a Casa delle Arti va in scena “Por un filo (Antigone mia)” spettacolo finale del laboratorio Teatro Migrante diretto da Annalisa Legato e organizzato dall’Associazione Attivamente
Conversano – Una rappresentazione che si ispira alla tragedia greca “Antigone” per mettere in scena l’eterno conflitto tra autorità e legittimità del diritto, tra potere politico e disobbedienza, tra legge e sentimenti. Lo spettacolo “Por un filo (Antigone mia)” richiama il dramma sofocleo per riportare l’attenzione sulla società contemporanea e i molteplici significati che la ribellione di Antigone riveste, in una società (la nostra) dove, alla stregua dell’antica società greca, il contrasto tra cittadino e Stato resta attualissimo nella molteplicità delle sue forme. La ribellione della giovane dissidente Antigone, in una società (quella greca) dove la politica è territorio esclusivo degli uomini, non riguarda, infatti, soltanto la mancata sottomissione al nomos del re (dello Stato), ma mette in discussione anche il rispetto delle convenzioni sociali che vedono la donna sempre sottomessa e rispettosa della volontà dell’uomo, incarnando simbolicamente diverse forme di ingiustizia che affliggono altrettanto diversi ambiti sociali. L’atto rivoluzionario di Antigone viene, infatti, condannato come atto di hýbris (tracotanza) contro l’autorità del nomos (legge), con un tragico epilogo non scevro da un’indolente e ormai inutile autocritica da parte dell’autorità. Fino a che punto, quindi, la legge è in grado di rispettare e proteggere i diritti civili e umani del singolo cittadino prima che un atto rivoluzionario ne rompa i rigidi schemi?
POR UN FILO (ANTIGONE MIA) di Annalisa Legato
“Tragedia greca e tragedia attuale si incontrano in un progetto che desidera coinvolgere mondi formalmente diversi, ma accomunati dalla domanda universale di riconoscimento dei propri diritti.
Ho chiesto alle “mie” donne: «Cosa non riesci a seppellire?». Questo spettacolo è la loro risposta, attraverso un filo di parole che racconta di Antigone bambina, poi donna senza paura che parla di diritti del cuore che si scontrano coi diritti di Stato.
Diritti del cuore perché partono dal naturale desiderio umano, aldilà di razza, status sociale, nazionalità ecc., di sentirsi tutelati e protetti nel mondo. Diritti dello stato, di leggi che non tengono in considerazione la richiesta di cittadinanza nel mondo di tutti gli esseri viventi.
Antigone parla di questo scontro: Creonte, re di Tebe, impedisce con un editto la sepoltura di Polinice, fratello di Antigone, morto combattendo contro il fratello Eteocle. Quest’ultimo, considerato eroe, riceve sepoltura, l’altro viene lasciato in balia delle bestie e gli viene negata la sepoltura, coi suoi rituali così importanti per chi rimane in vita. Antigone, diciassettenne e donna, “cerca guai” sin da bambina, osa trasgredire l’ordine di un editto e ricopre simbolicamente il corpo del fratello. Il re la condanna ad essere sepolta viva. L’epilogo è naturalmente tragico: Antigone si impicca, il promesso sposo, nonché figlio del re, si uccide e così fa la regina.
Le categorie che chiedono a gran voce tutto ciò non appartengono solo e per forza al mondo del disagio: il mondo giovane, al quale si contrappone un mondo adulto che toglie la speranza con atti e parole vergognose, chiede lo stesso riconoscimento. Chiede strumenti per poter seppellire dignitosamente ciò che fa soffrire come l’ingiustizia, la cultura mafiosa, l’assenza di prospettive. L’elenco continua nel mondo degli anziani, di donne e uomini, di stranieri e bambini, attraverso un filo che distingue lo stato, ma non definisce ciò che accomuna tutti: il dolore. Questo stesso dolore è sotto i nostri occhi quotidianamente, con una simbologia differente perché contemporanea, ma che richiede come allora rituali di accoglimento, comprensione, tutela.”
Sabato 19 luglio ore 21
Casa delle Arti (all’aperto – palestra rossa)
Via Donato Jaia, 14
70014 Conversano
Per info e prenotazioni 080/2376965 e 388/7506757