Stagione agricola 2014 da dimenticare: tanto lavoro, tanti problemi e poco guadagno

Uva Italia senza prezzo a causa dei bassi consumi. Comparto agricolo in sofferenza chiede aiuto alle Istituzioni

Conversano – A quattro mesi dal termine del 2014, è già tempo di bilanci per il mondo agricolo conversanese.
“Mi chiedi come definirei la stagione agricola ancora in corso? Schifosa!!”.
È questo il giudizio secco e perentorio che mi dà un nostro concittadino che lavora giornalmente stando a stretto contatto con l’universo mondo dell’agricoltura conversanese.
Un comparto che, sempre a detta del nostro concittadino, “non produce reddito dall’agosto scorso. Da allora ad oggi siamo al pareggio di bilancio. Non c’è utile, non c’è guadagno!”.
Dato che la raccolta delle ciliegie 2014 non è stata redditizia come quella del 2013 a causa delle avversità atmosferiche, molti agricoltori avevano riposto le loro speranze di riscatto nell’altra coltura prìncipe del nostro territorio, l’uva da tavola.
L’annata si può dire che ha avuto le sue (poche) luci e le sue (tante) ombre.
Per chi ha puntato sulla coltura dell’uva apirene, quella senza semi, c’è stata luce, l’annata è andata discretamente bene in quanto c’era poco prodotto sul mercato. I prezzi pagati al produttore, sia per l’uva bianca che nera, sono oscillati tra € 0,90 a € 1,10.
I ricavi ci sono stati lasciando soddisfatti i produttori.
Per l’uva Italia, invece c’è molto da raccontare in quanto le difficoltà per gli agricoltori sono iniziate sul campo, e si stanno concludendo amaramente, in questi giorni, al momento della vendita.
Sul campo, la comparsa sulle piante dell’oidio e della peronospora, oltre che pregiudicare la qualità del prodotto, ha richiesto ripetuti interventi con prodotti fitosanitari facendo crescere notevolmente i costi di produzione.
In un dato momento dell’estate, con i magazzini della ditte produttrici chiusi per ferie, non c’era più la disponibilità del prodotto fitosanitario.
Malattie che non tutti i produttori sono riusciti a debellare dalle piantagioni. Ci sono stati grossi produttori, di vecchia data e con esperienza, che hanno abbandonato la coltura perdendo così la piantagione e il raccolto.
Nonostante gli sforzi compiuti sul campo, l’aver prodotto un uva buona – che risponde agli standard europei per la presenza di sostanze chimiche sul frutto – la speranza di spuntare un prezzo ritenuto accettabile – tra i 0,60 ai 0,70 centesimi di euro – è andata subito persa di fronte ai primi prezzi giunti ai produttori dalla grande produzione: 0,40 – 0,50 centesimi di euro.
Mi dice sempre il mio interlocutore: “Ieri ad un nostro piccolo imprenditore la grande distribuzione gli ha detto che il prezzo di vendita della sua uva Italia deve essere sottocosto”.
Che la dinamica sia questa me lo conferma Saverio Di Palma: “In Europa, come anche in Italia, i consumi sono diminuiti, sono in forte calo. Escluso il fattore della concorrenza, è questa la causa principale che genera il prezzo basso. A tanta merce non corrisponde il consumo. Consumo che torna a esserci solo quando gli ipermercati effettuano la promozione con la frutta venduta sottocosto”.
Prima le malattie, poi la deflazione (il calo dei consumi), e per ultimo, e se vogliamo, la crisi dell’Ucraina, ovvero il blocco dell’importazione di frutta e verdura decretata dalla Russia.
Scekerando bene bene questi tre “ingredienti” vien fuori il cocktail che sta avvelenando la vita dei nostri agricoltori.
Molti si domandano cosa bisogna fare per risollevarsi. La brutta annata ha generato un certo disorientamento tra gli agricoltori. Qualcuno ha pensato di ritornare a produrre i Kiwi, eventualità che non ha trovato grossi consensi in quanto la coltivazione, già tentata in passato, è costosa e poco redditizia.
Saverio Di Palma è dell’avviso che: “I prodotti su cui bisogna continuare a puntare sono ciliegia e uva. E su quest’ultima bisogna orientarsi su uve che non richiedano grossi costi di produzione. L’uva apirene è la più indicata per questo. Ce ne è poca sul mercato, e rispecchia maggiormente i gusti dei consumatori europei per la mancanza del nocciolo”.
Lo spirito di intraprendenza non manca ai nostri agricoltori, l’idea di rinnovare certamente non spaventa. Di certo c’è che, in questa fase di crisi di tutto il comparto ortofrutticolo, c’è bisogno di aiutarli economicamente. L’auspicio che molti agricoltori si fanno è che le Istituzioni di governo a livello regionale, nazionale e europeo, predispongano al più presto le opportune misure di sostegno economico.

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