Il tema della classe dirigente per il futuro del Sud e del Paese avvia alla chiusura una edizione che degnamente festeggia i 10 anni del Festival a Conversano
Conversano – In un pomeriggio di sole, in una scenografia speciale offerta dal Chiostro di San Benedetto, con un parterre assai qualificato che ha visto la presenza di Angela Barbanente, Angela D’Onghia e Gaetano Quagliarello insieme ai giornalisti Lino Patruno, Marco Panara, Oscar Buonamoano e Enzo Magista’, ha preso avvio e si e’ svolto un incontro che ha offerto una discussione elevata sulle classi dirigenti e la crisi del Sud.
Numerose le provocazioni arrivate da Emanuele Felice, Marco Panara e Lino Patruno sul ruolo non sempre positivo di certa burocrazia e di certa nomenclatura, che ha portato all’ingessamento del Paese rispetto alla capacità di realizzare azioni che ci portino fuori dalla crisi. E se il senatore Quagliarello ha gioco facile a sostenere la tesi che la politica non riesce a incidere perché ci sono troppi temi nazionali su cui la burocrazia ferma i partiti e i politici, Angela D’Onghia, sottosegretario all’Istruzione, sottolinea che troppo spesso la buona politica, quella che vuole fare le cose, viene fermata da certa burocrazia, che però non e’ autoreferenziale, risponde a forze negative, che anche nella politica cattiva trova linfa.
Ed e’ proprio la Vice Presidente della Regione Puglia, Angela Barbanente, che richiama tutti a pensare che anche la politica ha grandi responsabilità, sia per la selezione che riesce a fare delle classi dirigenti, ma più ancora per la capacità che troppo smesso smarrisce di costruire visioni, strategie di lungo respiro su cosa deve essere il Paese e il Sud in Europa e nel mondo. L’Italia e’ un Paese che non ha una vera e propria politica industriale come non ha una politica urbana per l’attrattivita’ dei territori. E paradossalmente la situazione e’ solo peggiorata negli anni, perché perfino quando si e’ scelto di fare l’Ilva a Taranto c’era una visione precisa dell’industria nazionale e su come dovesse espandersi. Il problema in quel caso e’ stata l’attuazione di quella politica, perché e’ una responsabilità politica precisa quella che ha addossato l’Ilva ai ripartirei Tamburi e Paolo VI densamente abitati. Occorre dunque ripartire da visioni lunghe, anche contrapposte, ma presidiate fino alla loro attuazione da una politica che sia più responsabile e che non smarrisce, insieme alle comunità locali, il senso dell’interesse collettivo.
Il dibattito si chiude con un deciso messaggio di speranza perché tra le cose da fare per rompere il circolo vizioso della crisi culturale, politica ed economica che attanaglia il Paese, tutti sono concordi nel richiedere una politica buona che costruisca visioni, la centralità della cultura del risultato, la necessità di dare un calcio alla baronia nelle università meridionali che troppi giovani capaci allontanano, l’investimento nella formazione delle nuove generazioni.
Questo incontro e’ stato il principale della serata di chiusura di questa decima edizione del Festival “Lector in Fabula“, che ha avuto come tutto il festival un grande successo di pubblico, dimostrando di avere ormai varcato i confini locali, e risultando attraente per un pubblico che raggiunge Conversano da tutta la provincia e anche oltre, ma anche per scrittori, giornalisti, personaggi di spettacolo che vengono da tutta Italia e d’Europa.
Molto soddisfatto si e’ dichiarato il Presidente della Fondazione Di Vagno, l’Avv. Gianvito Mastroleo, che nel corso del suo intervento ha annunciato per la prossima edizione, che cadrà nell’anno in cui lui compirà 80 anni, che intende favorire un avvicendamento al vertice della Fondazione e nelle responsabilità per l’organizzazione del Festival.