L’aggressione subita dal ragazzo gay di Polignano a Mare da parte di due giovanissimi che lo hanno malmenato non prima di averlo apostrofato “ricchione di merda”, ci riconsegna lo spaccato in cui viviamo. E “dalli” a pensare, a volte illuderci, di vivere nel paradiso terrestre della nostra terra. Tra qualche giorno molti di noi si recheranno a Polignano a Mare per condividere appuntamenti culturali; a settembre in molti verranno a Conversano per condividerne altri. In tanti si prodigano giornalmente nei propri spazi per produrre cultura. Ma tutto ciò, la vitalità della nostra terra, non basta per sconfiggere un retroterra e un retro pensiero ancorato alla cosiddetta normalità e all’omologazione. Una specie di volontà di non concepire le differenze né tantomeno accettarle come forma di ricchezza interiore e culturale. La voglia di essere, illudendosi, tutti uguali come dei polli in batteria che devono mangiare lo stesso cibo e devono prendere il sole alla stessa maniera e con lo stesso abbronzante. Un’omologazione al ribasso che fa il paio, molto probabilmente, con l’aridità che ha preso il sopravvento nelle nostre comunità. Non c’è un luogo dove il linguaggio può prevedere la parola “ricchione” più che in un altro luogo dove si pronuncia la parola gay. Il famoso Bar dello Sport non è la codifica del disprezzo e dell’abbattimento della differenza. E il luogo (piazza) dove si discuterà nei prossimi giorni di libri ed esperienze forse farebbe bene ad affrontare un problema che è delittuoso far rimanere sotto il tappeto come polvere che si accumula senza fine.
Diciamolo: siamo ancora una comunità che non digerisce il fatto che due amici che si amano possano tenersi per mano o due amiche che si adorano possano abbracciarsi per strada. Li guardiamo a volte fingendo di esserne indifferenti e a volte commentando immediatamente con chi ci è vicino.
Siamo una comunità di timidi e in alcuni casi di bigotti con una prevalenza dei primi. E’ questa timidezza che deve essere abbandonata. L’intervista video al ragazzo pestato a Polignano a Mare ci mette di fronte ad una verità con la quale dobbiamo fare i conti. Confessa senza timidezza, senza bigottismo e senza ostentazione, di essere un narciso ma non un esibizionista. Non ha importanza ciò che ci dice nel merito; ha invece tanto significato la spontaneità con cui ce la dice. La stessa che noi non riusciamo ad avere nell’accettare le differenze, nell’accettare di vedere due ragazzi che si tengono per mano perché si amano. Come mi è capitato a Conversano di vedere qualche giorno fa con mia immensa gioia.
Constatando che c’è chi ha il coraggio delle proprie scelte anche in un paese come il nostro senza essere costretto o costretta a recarsi in altre città estere per poter vivere la propria vita e sessualità in piena libertà.
Ho contribuito, in Consiglio Comunale, a far approvare il registro delle Unioni Civili a Conversano. Non basta!
Se la nostra comunità non riuscirà a rompere la timidezza e i suoi atavici tabù o se non riuscirà a discutere liberamente del fatto che due uomini o due donne possano amarsi e desiderarsi, la fredda ostentazione del registro delle Unioni Civili non avrà assolto al suo compito.
E’ questa la novità: l’outing adesso tocca a chi pensa che la normalità sia solo la propria. Facciamo outing perché serve a tutti. E confessiamo la nostra impreparazione nel parlare e nel superare i nostri tabù fatti di pregiudizio e di “ricchione di merda”. E facciamolo magari con narcisismo ma senza ostentazione.