Ho aspettato del tempo prima di scrivere le mie riflessioni pubbliche sull’episodio che ha strappato alla sua famiglia e alla comunità il nostro Davide. E più volte ho cominciato a scrivere sentendone il bisogno ma, allo stesso tempo, desistendo per non farmi prendere dall’emozione e dalla retorica che accompagna i momenti carichi di sensazioni forti. Non sono spettatore neutrale in questa vicenda, e chi potrebbe esserlo, e sento dalle viscere un sentimento di morbosa vicinanza ai suoi splendidi genitori, alla dolcissima sorella, ai nonni e alle zie e zii che sono parte di me. E devono essere parte di noi.
Davide era parte di noi, aveva ventidue anni, coltivava passioni, sperimentava modelli, studiava e approfondiva, amava la musica e l’organo in particolare. E questa energia non può essere declinata al passato. Non gli renderebbe giustizia e trasformerebbe il ripristino dell’odiosa quotidianità per i suoi cari come un colpo altrettanto crudele per chi di quella quotidianità, ora, non ne sente affatto il bisogno. Quello che è successo la notte tra il 20 e il 21 febbraio deve interrogarci tutti: genitori e figli, istituzioni e forze dell’ordine, preti e filosofi del perdono.
Per Davide c’è bisogno di giustizia e a Davide e i suoi cari deve essere assicurata la verità. Le analisi sociologiche, le improbabili incursioni dei venditori del perdono, i freddi verbali che descrivono i fatti devono segnare il passo alla pura e semplice descrizione di quanto accaduto. Un ragazzo si ritirava a casa dopo essere stato per tutta la serata a coltivare la sua passione per la musica e gli è stata tolta la quotidianità da chi coltivava in quel momento, evidentemente, un altro stile di vita. Le giuste condanne è il sistema giudiziario a darle e la nostra comunità ne attenderà gli esiti con grande attenzione seguendone gli sviluppi giorno per giorno. Chiedendole a gran voce e stringendosi intorno a chi Davide lo continuerà ad amare per sempre senza più dare allo scandire del tempo lo stesso significato di prima.
La morte di Davide non appartiene alla casualità, all’incidente. E’ parte di tante responsabilità a partire da chi non ha avuto rispetto per se stesso e per gli altri, da chi non ha esitato a coltivare traffici illeciti, da coloro che non assegnano strumenti e uomini alle forze di polizia.
Noi un ragazzo di ventidue anni strappato alla vita in quella maniera non possiamo lasciarlo solo piangere dai suoi cari. Lo piangeremo tutti e attenderemo con forza e determinazione che gli venga resa giustizia. A lui e a tutti coloro che non smetteranno mai di essergli accanto. Alla sua cara famiglia, ai suoi amici che sono ancora lì tutti increduli e affranti. E la giustizia questa volta viene prima di ogni possibile perdono.
Nessun commento solo un grande abbraccio a tutti i suoi cari.
che dire? un immenso abbraccio alla famiglia tutta
Non ci sono parole per un dolore così grande. Da madre non posso che stringermi ai poveri genitori e a tutti coloro che gli hanno voluto bene.
commemorazioni per non dimenticare; troppo presto(forse impossibile) per perdonare!Per Davide e i suoi cari è tempo di giustizia .Un abbraccio alla coraggiosa famiglia- Giovanni e Rina Berardi