“Dal PIRP al PIRU: un decennio di interventi di riqualificazione urbana”. E’ il titolo dell’incontro organizzato dall’amministrazione comunale di Conversano. Sollecitato e incuriosito dalla “pretesa” che traspare dal tema dell’incontro, ho deciso di scrivere brevi considerazioni sui dieci anni passati e sulle politiche urbanistiche di questa amministrazione.
Il PIRP è uno strumento urbanistico che l’attuale amministrazione comunale ha ereditato da quella passata. Prima avversandolo e poi sposandolo come nelle migliori tradizioni di chi si oppone fino a quando non gestisce in proprio lo strumento. Il PIRP riguarda la riqualificazione delle periferie ed ha visto, ormai più di 10 anni fa, la partecipazione di numerosi imprenditori (nove) e quella di cittadini interessati dalle aree individuate. Lo strumento prevedeva una capacità edificatoria data alle imprese partecipanti su aree definite, in cambio di opere pubbliche destinate all’erogazione di pubblici servizi (asili, uffici ecc…). Furono stimati almeno 600-700 vani che riguardavano la completa realizzazione di quanto approvato dalla Regione Puglia su proposta del Comune di Conversano e una serie di opere pubbliche. Ad oggi di quella programmazione si è a mala pena a conoscenza di tre proposte avviate e che vedono, manco a dirlo, la sola realizzazione delle abitazioni senza l’ombra di un’opera pubblica che. secondo la norma, avrebbe dovuto procedere di pari passo con la costruzione di case e alloggi. Un fallimento dovuto a più fattori:
1) la mancanza di un piano dei servizi pubblici necessari alla comunità che ha consentito agli imprenditori che hanno cercato di rispettare quanto previsto dallo strumento, di soprassedere dalla realizzazione dei servizi pubblici non essendo riusciti a ricevere dall’amministrazione comunale alcuna indicazione precisa e nemmeno disposizioni per il rispetto di quanto pattuito in convenzione tra Comune e impresa;
2) la crisi degli ultimi anni che ha investito l’edilizia e che vede anche nella nostra città patrimoni immobiliari invenduti per la scarsa circolazione di denaro e per una reale saturazione della domanda di alloggi, per cui le stesse imprese interessate non hanno inteso avviare le opere non solo pubbliche ma anche quelle per gli alloggi privati;
3) l’incapacità dell’amministrazione comunale di chiedere con determinazione alla Regione e alle imprese la ridefinizione del programma (PIRP) al fine di armonizzarlo con le esigenze di oggi che sono diverse da quelle di dieci anni fa.
Il PIRU è un ulteriore strumento di programmazione al quale l’amministrazione in carica ha aderito da anni. Uno strumento che è fermo pur avendo visto la partecipazione di imprese e cittadini alle proposte per la riqualificazione di aree a servizio e aree cosiddette “D” riguardanti gli ex opifici presenti in ambito urbano. Da anni in Consiglio Comunale attendiamo di parlarne ma l’amministrazione non dà segnali di vita ed è immersa in diatribe interne e in problemi tecnici riguardanti i vincoli per alcune aree a servizio che sono tali da un trentennio e che, secondo la programmazione prevista dalla stessa amministrazione, potrebbero continuare ad esserlo per tanto tempo. Ma con la spada di Damocle di giusti ricorsi dei cittadini che si sentirebbero ancora una volta esclusi dalle opportunità che non gli sono state date per tanto tempo con la prospettiva di allungare l’attesa. Non sono problemi di poco conto.
Detto di PIRP e PIRU, il tema dell’incontro organizzato dall’Amministrazione Comunale, non si riesce a comprendere quale sia stata l’idea guida per lo sviluppo urbanistico della città in questi ultimi dieci anni e come si possa parlare di programmazione quando è stato evidente che l’assenza di interventi pubblici e correzioni in corsa, ha determinato una fase di stallo reale. Non si muove foglia nelle politiche urbanistiche. E la stessa concezione dell’amministrazione comunale traspare dal fatto che sia stato l’assessore ai Lavori Pubblici ad organizzare questa riflessione, comunque utile. Quando un’amministrazione comunale confonde la realizzazione di un’opera pubblica con l’urbanistica e il suo significato reale, si capisce molto bene quale sia il peccato originale.
Nei giorni scorsi la Regione Puglia ha aperto un’altra finestra per la programmazione e la riqualificazione urbana. I Comuni saranno chiamati a fare proposte. L’organizzazione di questo incontro di approfondimento forse va letta più come la voglia di aggiungere una illusione ottica sulla strada della programmazione di strumenti mai poi veramente sfruttati e realizzati, che non come la reale visione urbanistica e di sviluppo della propria città. Sarebbe utile fare il punto della situazione del PIRP e del PIRU e degli effetti reali sull’economia e sulle politiche abitative. Ma la sensazione è che sarà fatto il punto sul nuovo strumento per la riqualificazione urbana su cui la Regione Puglia ha deciso di investire per le comunità pugliesi.
E’ inutile aggiungere che da più di un decennio i risultati visti, almeno a Conversano, ci fanno affermare che il PIRP, il PIRU e ciò che ancora verrà sono serviti più agli studi di progettazione di questi strumenti, che frequentano con grande assiduità gli uffici tecnici, che non alle comunità e al loro sviluppo socio economico. Si organizzano incontri, si perdono anni e nulla si scorge per davvero in città.
E’ tempo di partecipazione dal basso, quella vera e non quella camuffata, ai processi di pianificazione territoriale e realizzazione di quanto pianificato. Altrimenti il ruolo dell’amministrazione comunale continuerà ad essere quello di pagare i progettisti. Bisognerebbe, in poche parole, avere l’accortezza di allontanare qualche sacerdote di troppo dal tempio e di restituire l’urbanistica e la visione della propria città ai cittadini di ogni età e di ogni luogo.
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