Anna Maria Candela: “C’è grande spazio per le donne nella politica cittadina”

Continuano le “lunghe interviste” di Oggiconversano. E’ la volta della dott.ssa Anna Maria Candela

Conversano – Anna Maria Candela, 47 anni, dirigente regionale del Welfare, donna di sinistra da sempre e impegnata politicamente da più di un ventennio. I suoi primi passi nel Laboratorio politico, una delle esperienze giovanili più prolifiche a Conversano nei primi anni ’90. Affermata professionalmente in Puglia e sul territorio nazionale sulle politiche del welfare, più di recente impegnata nella definizione del Red (Reddito di dignità), che la Regione Puglia ha istituito anticipando la misura nazionale, e nel programma regionale PugliaSocialeIN per l’innovazione sociale e lo sviluppo dell’economia sociale.

1)      In molti la incitano a candidarsi nella sua città per mettere a disposizione la sua esperienza tecnica e politica. Ci ha mai pensato? E la vedremo candidata alla prossima tornata elettorale cittadina?

E’ vero che ho ricevuto diverse sollecitazioni,  e non sarei onesta se non dicessi che mi hanno molto gratificata. Sulla mia scelta per le prossime elezioni comunali, tuttavia, sono ancora molto indecisa, da molto tempo mi piacerebbe mettere anche la mia esperienza, insieme a quella di molte e molti altri, al servizio della città a cui sono molto attaccata, però amo altrettanto il mio lavoro e so che inevitabilmente gli sottrarrei molto tempo.

2)      Se lei dovesse fare un appello a tutte le donne conversanesi per invitarle a “scendere in campo” in maniera più visibile e determinante cosa direbbe loro?

Io vedo un sacco di spazio per le donne nella politica cittadina, anche perché tante donne di Conversano esprimono grandi testimonianze di impegno, competenza e professionalità a livello locale, regionale e nazionale, quindi perché non anche in Piazza XX Settembre nel nostro Palazzo municipale? Sono da sempre contraria alle cosiddette “quote rosa”, perché credo che per favorire la presenza delle donne in politica occorrono misure attive e non passive: con ciò intendo che occorrono dispositivi in grado di ridare fiducia alle donne per sollecitarle a impegnarsi anche in politica con la loro concretezza creatività e passione, e senza questa fiducia non serve a nulla imporre le quote, perchè le donne poi occorre che prendano voti e per farlo devono prima di tutto credere in se stesse e suscitare entusiasmo e altra fiducia nelle elettrici e negli elettori. Guai se a candidarsi sono yes-woman dipendenti a doppio filo dai soliti possessori di voti o presunti tali, e incapaci di esprimersi in autonomia e di battersi per cambiamenti veri in tanti settori della nostra cittadina.

3)      Lei ha aderito al movimento Art.1 Mdp  “Liberi e Uguali” che vede Pietro Grasso, il presidente del Senato, come leader indiscusso. Che cosa significa oggi essere e voler essere di sinistra?

Sicuramente impegnarsi perché le politiche pubbliche siano effettivamente in grado di rimettere al centro le persone, i loro progetti di vita e la concreta opportunità per tutti di accedere a condizioni di vita dignitose. E questa non è retorica: è urgente correggere gli effetti di distorsione, discriminazione e concentrazione che tanti anni di misure liberistiche e di sfiducia sfrenata nelle logiche di mercato hanno prodotto nel nostro Paese e anche su scala locale. C’è sempre più gente che rinuncia a curarsi, stiamo perdendo le risorse umane migliori, perché più giovani e spesso più qualificate, per troppe famiglie non è scontato il secondo pasto della giornata e per troppi ragazzi i percorsi di studio si interrompono dinanzi all’inaccessibilità del sistema universitario. Questi non sono fenomeni momentanei ma scelte che stanno diventando strutturali e che, se non interrotte da altrettanto strutturali politiche redistributive e inclusive, rischiano di produrre danni demografici ed economici molto seri. Ecco, essere di sinistra significa capire e convincere gli altri che sostenere una famiglia per l’asilo nido del proprio figlio, favorire progetti di inserimento lavorativo per i giovani, adottare misure di riduzione del costo degli studi universitari per i più indigenti, favorire l’accesso alle cure anche in ottica di prevenzione, conviene a tutti. Essere di sinistra significa non pensare di rimuovere problemi monetizzando diritti e bisogni sociali: gli ottanta euro e il bonus bebè sono solo due simboli negativi della politica che rinuncia ad azioni positive e passa alle misure “risarcitorie”, affidando tutte le speranze di crescita alla lunga mano del mercato. Qualunque studente al primo anno di economia sa che non basta più. Ma temo che molti dei politici nazionali, anche giovani e anche candidati a futuro Presidente del Consiglio (ndr. Renzi e Di Maio) non l’hanno mai saputo.

4)      A Conversano è nato da qualche mese il movimento Art.1 Mdp “Liberi e Uguali” del quale lei è stata una delle promotrici. Che ruolo potrà rivestire questo movimento e portandosi dietro quale eredità politica?

Credo davvero che a Conversano Art.1 MDP sia nata molto prima della fatidica scissione che a livello nazionale ha portato fuori dal PD Bersani, Speranza, Laforgia e tanti altri. Già all’indomani della nascita del PD cittadino, a cui gli ex DS avevano dato un contributo importantissimo, molti rinunciarono a continuare il loro percorso politico nel PD proprio per l’inagibilità democratica del circolo locale, ostaggio da sempre dei soliti nomi della vecchia politica fatta con pacchetti di voti e zero idee. L’esperienza civica di Conversano Città Aperta e l’impegno politico costantemente a sinistra di tante altre persone che hanno poi aderito e stanno aderendo ad Arti.1 MDP a Conversano hanno rappresentato il cantiere che con grande sollievo e insieme convinzione ha accolto la proposta di Art. 1. Personalmente mi aspetto che possa costituire il collante per i diversi militanti di centrosinistra e di sinistra orfani di una casa politica da molto tempo, ma anche il fattore attrattivo per tanti elettori che da anni hanno rinunciato persino a votare per la scarsa qualità delle proposte presenti, o peggio hanno sottovalutato il valore del loro voto traducendolo in un “vaffa” qualsiasi. Per questo le porte di Art. 1 MDP a Conversano sono aperte, anzi spalancate, e davvero mi auguro che tanti giovani, tante donne, tanti cittadini che hanno semplicemente voglia di conoscere, di proporre progetti, di offrire il loro contributo di impegno politico e di fare un’esperienza umana e civica interessante, vogliano affiancarsi a noi, troveranno serietà e passione politica, che di questi tempi non è poco.

5)      Il suo movimento ha deciso di sostenere il candidato sindaco Pasquale Loiacono. Quali sono le motivazioni di tale scelta? Perché Pasquale Loiacono?

Mah, personalmente ne penso molto bene da tanto tempo e credo che la sua proposta sia molto convincente perché si tratta di un professionista serio, che ha già esperienza amministrativa ma che non si è candidato a tutto negli ultimi vent’anni, esprime un concetto di nuovo che non si porta dietro il vuoto pneumatico che abbiamo visto all’opera negli ultimi 9 anni e mezzo a Conversano, viene da una famiglia che in tanti abbiamo sempre stimato come una vera e propria palestra di valori. Ma soprattutto vedere che dinanzi alla proposta del suo nome già in partenza tre forze politiche, come Il Punto, Art.1MDP e il Partito Socialista abbiano responsabilmente fatto un passo indietro senza proporre ulteriori candidati e scelto di unire le forze, è un buon viatico. In particolare Art. 1 MDP avrebbe potuto esprimere tra i suoi aderenti un candidato o una candidata a Sindaco, ma la sola percezione che Pasquale Loiacono potesse andare ben al di là della somma delle diverse parti politiche che già adesso lo sostengono è bastato a convincerci che potesse essere la strada giusta. Se poi si guarda al di fuori di noi, la tristezza di vedere la proposta di primarie per il candidato sindaco del blocco di centro (più che di centrosinistra) che vede confrontarsi due persone candidate da sempre per qualunque ruolo a Conversano, ci convince ancora di più di avere fatto la scelta giusta.

6)      Dal suo osservatorio privilegiato regionale, qual è l’idea che si è fatta circa i servizi alle famiglie a Conversano? Qual è il nostro stato?

Purtroppo devo dire che a Conversano tende ancora a persistere una idea di servizi alle persone e alle famiglie tutta assistenzialistica, quando non clientelare, e sicuramente residuale. Con una frase sola, direi che non si va oltre l’ordinaria amministrazione. E’ stato tra i Comuni ad avere registrato una minore incidenza di domande per l’accesso al ReD-Reddito di Dignità, e non certo perché siamo tutti più ricchi, bensì perché molti mesi dopo il lancio della misura a livello regionale, a Conversano non se ne parlava neppure. E’ uno tra i pochi Comuni di medie dimensioni in Puglia a non avere alcuna struttura a ciclo diurno per anziani, disabili, minori, le uniche proposte di strutture residenziali sono private, alcune peraltro nate con percorsi tutt’altro che lineari e con proposte non in linea rispetto ai bisogni della popolazione locale, tanto da rasentare l’inappropriatezza, con buona pace di tutti. E’ tra i Comuni che hanno investito meno in nuove infrastrutture, peraltro inseguendo il solo “episodio edilizio” e dimostrando enorme sciatteria politico-amministrativa per la fase più importante, cioè quella delle attivazioni. Le pur meritorie iniziative del terzo settore locale faticano a lavorare in rete e a sviluppare nuovi servizi, perché percepiscono l’assenza da troppi anni di una strategia di sviluppo dei servizi e della qualità della vita nella nostra città.

7)      Cosa manca alla nostra città? Ci indichi tre tipologie di servizio prioritarie.

Sicuramente è del tutto assente l’offerta di servizi comunitari a ciclo diurno: un centro diurno per minori, un centro diurno per ragazzi e adulti disabili, un centro diurno per anziani.

Manca un qualunque pensiero su percorsi di inclusione sociolavorativa capaci di sostenere e promuovere reti di mutualità e di supporto a persone anziane sole e a nuclei familiari fragili, di cui in molte zone del centro storico e delle periferie ci sarebbe un gran bisogno.

E poi per me è davvero un insulto vedere il complesso dell’ex GIL ristrutturato (e persino inaugurato!) con fondi regionali per essere una struttura per l’autonomia dei disabili – cioè capace di accogliere persone disabili per le attività post-scuola  e laboratoriali nel corso della giornata e persone disabili senza il supporto famigliare per l’accoglienza abitativa – che invece resta chiusa perché si sono impantanati in una procedura di affidamento della gestione del tutto incomprensibile, o forse perché l’attivazione della struttura non era altrettanto interessante quanto decidere subappaltatori e fornitori nella fase dei lavori.

8)      Che giudizio dà dell’amministrazione dimessasi da qualche mese?

Questa è una domanda facile, perché non credo sia un segreto per nessuno. E’ stata una Amministrazione pessima perché incompetente, inconcludente e irrispettosa. Basta?!

9)      L’ex sindaco, nel rispondere alle diciassette domande che Oggiconversano gli aveva posto, ha fatto un’appendice alludendo alle sue prese di posizione politiche che a suo dire non erano opportune dato il suo ruolo di dirigente di rilievo della struttura regionale. Cosa ne pensa?

Penso che ha perso l’ennesima occasione di stare zitto, perché davvero uno che in 9 anni e mezzo ha confuso Amministrazione famiglia amicizia e confidenza, e che non ha mai fatto la gavetta per affermare le proprie qualità professionali, non può permettersi di offendere persone che sono cresciute professionalmente e politicamente coltivando come un mito la separazione delle competenze amministrative-gestionali dall’indirizzo politico e avendo avuto come maestri di formazione persone come Sabino Cassese, Franco Bassanini e tanti altri. Anche quando per l’attaccamento estremo alla mia città mi trovo a dover assumere scelte o a dover fornire consigli, cerco sempre di considerare ogni possibile conflitto di interesse, e so quanto mi costa non poter fare di più in diverse occasioni proprio per non oltrepassare quel confine. Di qui a dire che non possa esprimere opinioni sulla qualità di un Amministratore da libera cittadina, davvero ci passa il mare, quello dell’ignoranza e della cattiva fede.

10)   Provi ad immaginare una città ideale. Di quali contenuti la riempirebbe?

La mia città ideale è una città che riscopre la forza delle relazioni tra le persone, delle pratiche collaborative, che ricuce centro e periferie, che si riappropria degli spazi pubblici e dei contenitori artistico-culturali come contenitori di vita prima e attrattori turistici dopo, che rende conveniente e interessante investire e attrarre nuovi imprenditori, che ripensa i suoi spazi, le sue infrastrutture e i suoi tempi per definire un piano del traffico, un piano commerciale, un piano degli orari  che siano pensati razionalmente. La mia città ideale è una città talmente bella in cui i suoi cittadini si sentano sollecitati a tornare a sognare.

11)   Lei è intervenuta sulla questione del Caffè Letterario che ha operato fino a qualche giorno fa nei locali del Castello di Conversano. Che idea si è fatta?

Che il Caffè Letterario è una idea innovativa per la fruizione multitarget di un importante contenitore artistico-culturale come il nostro Castello, che tuttavia per le procedure con cui è stato attivato e per l’approccio assai commerciale con cui è stato attuato, non mi ha convinto e non ha convinto tantissimi cittadini e operatori.  Il che è un peccato da un lato, ma dall’altro lato sfida adesso tutta la città a mettere insieme le energie e le idee migliori per realizzare meglio, con proposte culturali meno elitarie e più attrattive sia per i cittadini conversanesi che per i visitatori, e con soluzioni gestionali più sostenibili e più rispettose della tipologia di contesto in cui si trova. Io credo che un altro Caffè Letterario sia possibile e che organizzazioni assai più qualificate nel campo della organizzazione di mostre ed eventi culturali a livello regionale e nazionale possano essere coinvolte in un nuovo e più ambizioso progetto, da cui non possono essere escluse realtà economiche e culturali locali.

12)   Un altro argomento di discussione nei mesi passati è stato il traffico nel centro storico. Cosa rimprovera agli amministratori dimessisi?

Di essere stati parziali e incapaci di qualsivoglia visione d’insieme del problema, di essersi dimostrati del tutto inaffidabili e in cattiva fede. Era assolutamente necessario ridurre la sosta disordinata di auto nel Casal Nuovo, come nelle altre zone del Centro storico, ma a distanza di un anno e mezzo solo nel Casal Nuovo si è intervenuti lasciando al far west le altre zone, e il tutto senza pensare preventivamente alle alternative di parcheggio per centinaia di famiglie.

Era assolutamente necessario ridurre il transito nelle strade del Casal Nuovo, ma a distanza di un anno e mezzo per i residenti (tra cui molti anziani soli) resta impossibile farsi raggiungere anche solo per piccole commissioni da parenti e conoscenti, mentre l’intera città continua ad utilizzare Via Acquaviva – la stessa strada che si voleva valorizzare – come via di fuga dal delirio a cielo aperto rappresentato dall’anello di Via Matteotti, Via Rosselli, Via Dante, in larga parte della giornata. E non sono neppure uniformate le fasce orarie di accesso, né sono regolati allo stesso modo gli accessi nelle diverse zone e l’uso dei parcheggi.

Si voleva rendere più bello e più vivibile il centro storico, ma a distanza di un anno e mezzo il Casal Nuovo è deserto mentre tutte le iniziative pubbliche e private si svolgono nelle altre zone del centro storico, spesso le stesse assediate dalle macchine.

Insomma poche idee ma confuse. E persino dannose per molti cittadini.

13)   Abbiamo tantissimi giovani conversanesi che, come tanti coetanei di paesi del Mezzogiorno, sono stati costretti ad andar via. Ma non c’è secondo lei un metodo che un’amministrazione comunale può utilizzare per creare le condizioni per generare posti di lavoro? Lei che è insieme un tecnico riconosciuto e un politico, cosa consiglierebbe a Pasquale Loiacono in maniera concreta?

Innanzitutto direi che una Amministrazione locale è importante ma non può affrontare qualunque tipo di problema, o perché non ha la possibilità di agire in alcuni ambiti oppure perché è inutile pensare di farlo al di fuori di una rete di enti locali e senza la collaborazione di reti di imprese.

Una Amministrazione locale non può creare nuovi posti di lavoro, e disonesto è quel Sindaco che va promettendoli in giro, però un’Amministrazione locale seria crea le condizioni per attrare nuovi investimenti, per promuovere l’economia locale anche in una logica di filiera corta, per accrescere l’immagine della città e la riconoscibilità dei prodotti locali negli scenari nazionali e internazionali. Credo che due dei settori in cui Conversano ha un potenziale enorme sono: le attività di trasformazione che sottrarrebbero le produzioni agricole locali dalle logiche dei mediatori al ribasso e valorizzerebbero i prodotti locali con un maggiore valore aggiunto derivante dalla trasformazione e dalla commercializzazione; le attività di ricezione e ristorazione in luoghi unici come il nostro centro storico e le nostre dimore rurali, insieme alle attività culturali che potrebbero intercettare ed attrarre flussi importanti di turisti che da Conversano già transitano spesso senza sapere in un quale scrigno di bellezze si trovano.

14)   Sempre così restia a parlare di politica nonostante il suo impegno più che ventennale, la ringraziamo per averci dato risposte alle nostre domande. E approfittiamo per chiederle terminando per davvero: questa Conversano può ritrovare quelle energie per rinascere come seppe fare nel secondo quinquennio degli anni ’90? Io che le sto facendo questa domanda non c’ero ma ne ho sempre sentito parlare.

Io c’ero nella fase di costruzione di quella rete di esperienze personali e associative che tra il 1992 e il 1995 ha portato alla nascita dell’Amministrazione Bonasora, anche se sono stata meno presente nei 4 anni di amministrazione più belli, anche se tornare ogni fine settimana da Napoli e vedere tanta vitalità era davvero entusiasmante. Il bello era l’orgoglio dei conversanesi per quello che succedeva nelle strade e nelle piazze della loro città, e l’orgoglio anche per essere percepiti come il centro propulsivo del sud-est barese. E poi il senso di rivincita, la voglia di stare in piazza, i pensieri lunghi sul futuro della città, l’incoscienza di quel manipolo di assessori che ha sognato e ha fatto sognare la città, che ha fatto riaprire i cantieri e recuperato molti finanziamenti per opere pubbliche su cui hanno vivacchiato diverse amministrazioni successive.

Tornare indietro non si può, ma se si recuperasse prima di tutto quel senso di comunità e quella disponibilità diffusa di mettere il proprio sapere e saper fare al servizio della città, io credo che si potrebbe vivere una nuova stagione di rinascita. Voglio credere che ora sia il momento!

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