Settimo presidente della Repubblica, il partigiano socialista savonese fu eletto l’otto luglio 1978 dalle camere riunite e con le rappresentanze regionali. Non fu una scelta voluta dai maggiori partiti del tempo, l’intesa sotterranea la svolsero pochi deputati che indicarono Sandro Pertini (già presidente della camera dei deputati) candidato per ampie convergenze.
Pertini aveva 82 anni, era un parlamentare ormai notabile del Partito socialista. Conosciuto per la sua vita degna dell’Eroe dei due mondi, attendeva sereno la comare secca leggendo, passeggiando, fumando la pipa, frequentando teatri e trattorie. La moglie, 25 anni meno di lui, era una giornalista, collaborava a più testate del PSI, poi divenne psicologa a Firenze.
Sandro Pertini era considerato un eroe della Resistenza, aveva alle spalle lunghi anni di carcere, durante il ventennio fascista. Al cardinale Schuster, arcivescovo di Milano e mediatore tra il tiranno e i partigiani, Pertini non fece mancare la sua voce ferma: Mussolini avrebbe dovuto arrendersi o perire. E così fu.
Negli anni del dopoguerra, i primi dell’ordinamento repubblicano, Pertini fu un simbolo prestigioso, vigoroso nei comizi, determinato nelle aule parlamentari, giornalista, direttore per alcuni anni dell’Avanti!, quotidiano del PSI, e del Lavoratore di Genova. Dirigente nazionale del PSI, sempre disponibile a raggiungere le sedi del Partito, per un comizio, un’assemblea, un dibattito. Godeva di una stima fuori del comune ma non era amato dai vertici del suo Partito. Il parlamentare ligure considerava Nenni come il politico che lo ostacolava ed era in conflitto con tutta l’ala socialista riveniente dal Partito d’Azione. Uno per tutti Riccardo Lombardi
Socialista senza etichette fu contrario alle scissioni del PSI nel 1947 e nel 1964, e anche nel 1969. Moderno presidente della Camera, rese Montecitorio prima di altri presidenti, luogo aperto agli italiani.
Gli anni in cui il Sandro nazionale divenne capo dello Stato, sono stati caratterizzati come anni di piombo in cui l’Italia visse uno dei momenti più difficili della sua storia del dopoguerra. La figura di Sandro Pertini fu una garanzia in quel momento. Il Quirinale divenne il vero presidio democratico. Le lacrime versate dal presidente durante i funerali dei poliziotti uccisi dalle Brigate Rosse o dai Nar erano miste alla condanna ferma della violenza.
Fu leggendaria la partecipazione di Pertini ai funerali di Enrico Berlinguer nel giugno del 1984. Berlinguer era a Padova per un comizio elettorale; casualmente anche Pertini era lì per una visita alla città. Il sentimento di tutti gli italiani si identificò in questi due grandi uomini che si tennero vicini in quei giorni. Berlinguer in ospedale e Pertini accanto a lui senza lasciarlo un attimo fino al momento della morte.
Ricordare Sandro Pertini è come visitare la storia del secolo scorso, fatta di grandi persone che intendevano la politica come servizio in contrapposizione a chi la intendeva come mezzo per scalare il potere. Il Presidente degli italiani è da iscrivere sicuramente nel primo elenco, quello della passione politica e dell’amore verso i cittadini.