Come il teatro e il cinema anche la danza costretta a fermarsi dal DPCM
Conversano – Antonietta Ranieri, classe 1983, inizia l’approccio alla danza da bambina, ad appena 5 anni. Da quel momento non lascerà più lo studio coreutico supportato da una predisposizione naturale al ritmo e alla tecnica. Dopo un periodo di studi sulla didattica della danza e conseguito il diploma, fonda la scuola di danza Petite Etoile. Seguiranno corsi di aggiornamento presso la scuola di danza del Teatro alla Scala e l’ Accademia Vaganova di San Pietroburgo. E’ la fondatrice della scuola di danza (2004) con lo scopo di promuovere lo studio dell’arte coreutica; la scuola diviene centro di riferimento per ragazzi di ogni età. La danza coniugata nelle sue diverse discipline, dal classico al moderno, dalla danza contemporanea all’hip hop senza trascurare lo studio della storia della danza e del balletto. Nel tempo Petite Etoile cresce e diviene una realtà importante fino a necessitare di altre figure professionali di riferimento. Per questo ne diviene coo-direttice Sabrina Sisto. Entrambe coadiuvate da uno staff professionale. Da questa realtà nascerà nel 2018 il Winter Dance Camp, festival della danza di respiro internazionale.
L’ultimo DPCM ha fermato anche le scuole di danza e la dichiarazione di Antonietta Ranieri subito dopo il discorso del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, un misto di scoramento e coraggio, ci ha indotto ad intervistarla.
Domanda: “A seguito del nuovo DPCM del 25 ottobre 2020 vi comunichiamo, a malincuore, che la scuola di danza Petite Etoile resterà chiusa fino al nuovo decreto.Ancora una volta ci troviamo a vivere questa drammatica situazione. Tutto l’impegno, i sacrifici, tutti i sorrisi, sono nuovamente a pezzi”. Con queste parole lei ha annunciato la chiusura della scuola di danza Petite Etoile che, come tutte le altre scuole di danza chiuderà i battenti almeno fino al 24 novembre. I sacrifici a pezzi. Si tratta di questo?
Risposta: Purtroppo si. Io e la coo-direttrice Sabrina Sisto e tutto lo staff della scuola, così come tutte le scuole d’Italia, stiamo facendo sacrifici dall’11 marzo, non essendo riusciti di fatto ad aver avuto una ripresa, considerando che dopo lo scorso lockdown abbiamo affrontato l’estate, già di per sé notoriamente difficile, e a settembre una scarsa affluenza di iscritti probabilmente per la paura dei contagi.
Il 30 ottobre a Bari in piazza Prefettura alle 10,30 danzerete in piazza. Una forma gentile di protestare, consona alla vostra passione. Che risposta vi aspettate dal governo?
Onestamente non ci aspettiamo granché. Il ministro Spadafora ha sicuramente provato a difendere e proteggere la categoria, ma di certo non ha la bacchetta magica. Tuttavia ci auguriamo perlomeno di “fare rumore” incoraggiando tutti a non considerarci “non essenziali”
Il ristoro promesso da Conte e che arriverà, così ha detto, direttamente dall’Agenzia delle Entrate entro il 15 novembre, in quale maniera risolleverà il morale?Siamo stremati da mesi di sacrifici. Purtroppo il ristoro è ben poca cosa rispetto alle spese che abbiamo affrontato e che tutt’oggi affrontiamo. Posso apparire disillusa, ma in realtà sono logorata da mesi complicatissimi e da un futuro che si preannuncia oscuro.
Ci dica sinceramente: secondo il suo parere di titolare della scuola, il suo mondo ha in realtà compreso il dramma che stiamo vivendo?
Noi tersicorei abbiamo compreso senz’altro il dramma del momento, per carità. Siamo però molto delusi dal fatto di essere considerati i primi untori tanto da essere stati obbligati a una seconda chiusura. Per natura e per deformazione professionale siamo abituati al rigore, alle regole e al rispetto. Con queste premesse e questi presupposti abbiamo affrontato la ripresa e la quotidianità nelle nostre strutture. Sappiamo che i protocolli anti-covid funzionano. Abbiamo affrontato anche il banco di prova di un’allieva asintomatica. Nessun contagio nella classe di danza grazie a una scrupolosa e rigida organizzazione.
Che tipo di precauzioni avete utilizzato fino ad ora negli ambienti dove si pratica la danza?
Oltre a ricorrere alle sanificazioni certificate compiute da aziende specializzate, abbiamo provveduto a una costante pulizia e disinfezione di tutti gli ambienti. Superfici igienizzate dopo ogni lezione, ingressi scaglionati, accesso consentito solo agli allievi, misurazione della temperatura e adempimenti nelle pratiche dvr anti-covid, utilizzo di copriscarpe per le zone comuni, postazioni gel disinfettante sistemate ovunque, utilizzo della mascherina fino al raggiungimento del proprio spazio in sala (5mq a utente) debitamente segnalato con nastro isolante.
Le faccio una domanda banale. Le superfici di ogni genere sono potenzialmente un vettore per il virus. Basta toccare ciò che è stato già toccato, e c’è la possibilità di contagiarsi. Come avete ovviato a questo potenziale pericolo?
Come evidenziato prima, si è messa in atto tutta la procedura che il governo ci ha chiesto di seguire. Abbiamo anche spiegato ai nostri bambini e ragazzi l’importanza del rispetto e dell’ igiene e vi assicuro che nessuno ha mai provato a non adempiere alle regole della scuola. Un grande senso di maturità da parte di tutti.
La danza, come il teatro la musica e tutte le arti ha un certo fascino e una certa “nobiltà” e sensibilità particolare. Come l’hanno preso i più giovani questo nuovo stop alle attività?
Purtroppo gli allievi l’hanno presa malissimo. Molto spesso si sottovaluta l’importanza delle discipline che i ragazzi coltivano. Al di là del beneficio sotto il profilo sportivo e fisico, c’è una componente psicologica che spesso riveste un’importanza rilevante. Noi siamo “solo” insegnanti di danza per chi ci guarda dal di fuori, ma per i nostri allievi siamo molto di più: secondi genitori, amici, psicologi, motivatori e tanto altro, un punto di riferimento che spesso si è rivelato indispensabile in situazioni difficili. Se poi vogliamo affrontare anche la problematica sul versante della didattica siamo davvero penalizzati. La danza segue dei programmi accademici, immaginiamo quanta fatica rimettersi al passo.
Il mondo dell’arte e della cultura è insorto. Le frasi che abbiamo ascoltato sono tipo: “a messa si può andare e a teatro no”. Oppure: “a teatro si è registrato un solo caso di covid-19 e ciò non giustifica la nuova chiusura”. Non le viene il sospetto che forse la situazione è talmente grave che il governo ha voluto essere subito determinato nel prendere certe decisioni?
Ci rendiamo conto dell’estremo sforzo che il governo sta compiendo in questo momento storico, ma probabilmente non cambierà nulla con queste chiusure. Vedo quotidianamente gente che non rispetta alcuna direttiva. Credo ci vogliano più controlli semplicemente per strada dove spesso gruppi di ragazzi sono ammassati senza nessun dispositivo di protezione. Nelle strutture sportive tutta questa leggerezza non è permessa
Quali sono i lavori a cui stavate dedicandovi con gli allievi? E per quali eventi finali?
Non avevamo nessuno spettacolo da montare a breve termine perché sapevamo che non sarebbe stato permesso farne, tuttavia si stava lavorando molto sulla tecnica per recuperare i mesi passati e prepararsi al nuovo programma di studi.
“Cari allievi, ricordate sempre di non far spegnere la passione per questa magnifica ARTE. Nonostante le mille difficoltà ritorneremo sempre più forti di prima”. Il suo è un messaggio di grande speranza e di grande coraggio. Torneremo più forti di prima? Andrà tutto bene oppure bisogna coniare un altro slogan? Lei a quale slogan penserebbe per questa nuova fase di estrema difficoltà?
Non mi sento di dire “andrà tutto bene”. Andrà come dovrà andare. Abbiamo resistito fino ad oggi, ma se le chiusure verranno prorogate oltre il 24 novembre onestamente la vedo molto molto dura.