L’intervento dell’avv. Gianni Renna
Conversano – Nascere per morire.
Nascere è un dono, morire nella propria città è un privilegio.
E’ un tempo difficile per questa umanità, fragile e smarrita, e rifletto sul senso della vita e della morte.
E così, l’esile vita della piccola Melissa, come il triste saluto ad un nonno.
Allora ho ripercorso la strada, infilandomi nella veste di un gambero, e sono tornato dove tutto è cominciato.
La nascita, e l’identità attribuita da un codice, il codice fiscale di ognuno di noi.
Conversano – C975: allora sei di Conversano.
Quelle ultime cifre che nascono con te, ti accompagnano nel corso della vita, quando devi iscriverti a scuola o in palestra, oppure quando, caduto dalla bici o dalla moto, quando sei più grande, devi indicarlo in ospedale, ed ancora quando vieni assunto per il tuo primo lavoro, non “a nero”.
Lo impari a memoria, col tempo, e quando gli altri riconoscono la tua città di nascita ne vai fiero.
Ebbene, le scelte, non sempre corrette, nel corso degli ultimi decenni, dei nostri politici, amministratori e dirigenti, impediscono di fatto, oggi, alle donne di Conversano, già madri o semplicemente aspiranti, di partorire nella propria città, spinte, piuttosto, dai propri medici verso altre città, quelle in cui si sono concentrate ed attrezzate (forse) strutture e reparti in grado di accogliere ed assistere al meglio le partorienti.
Alle donne di Conversano è stato sottratto un diritto, quello di vivere e realizzare, con il parto, la maternità nella propria città: un diritto leso nel corso degli anni, attraverso una serie di privazioni, fino ad essere completamente ignorato.
È lontano il ricordo di un ospedale, il “Florenzo Jaia”, in cui il polo chirurgico rappresentava, con figure autorevoli, una eccellenza per il nostro territorio. E così abbiamo assistito alla chiusura di interi reparti, fino alla eliminazione anche del Pronto Soccorso.
E’ di questi giorni l’invito rivolto al Presidente della Regione Puglia di riaprire, almeno, un Pronto Soccorso provvisorio presso l’Ospedale “F. Jaia”, anche per alleggerire, per effetto della emergenza epidemiologica, la pressione esistente sulle strutture ospedaliere limitrofe.
Allora, perché non provare anche a richiedere l’apertura del reparto di ginecologia ed ostetricia a Conversano ?
Non ne avremmo, forse, diritto ?!
La prospettiva potrebbe essere quella di un nuovo “rinascimento”: rafforzare il diritto delle donne a partorire nella propria città, sottolineare il valore di una appartenenza, la necessità di una identità, poiché ogni donna, ed ogni uomo, è espressione della propria terra.