Per tanti anni, in tempi andati, compravo La Stampa due volte alla settimana, il mercoledì e il sabato. Fu infatti il primo quotidiano ad avere l’intuizione di produrre un inserto. E gli inserti in questione si chiamavano “TuttoLibri” e “TuttoScienze”, ed hanno fatto scuola.
Ma ciò che destava in me massima attenzione era una rubrica di citazioni in prima pagina – un rettangolino che si chiamava “Oggi” -, curata da quel grande scrittore, marionettista, ecologo ante litteram, nonché traduttore non credente della Bibbia, che era Guido Ceronetti.
Quello che mi piaceva di queste frasi folgoranti era non solo la pregnanza, ma anche il totale disinteresse sull’autorevolezza della fonte. Una frase è bella a prescindere da chi l’ha detta. È il caso della citazione del sassolino odierno, che Ceronetti riprese da un medico che evidentemente non voleva essere nominato.
Dovevo dare un tributo a Ceronetti, di cui molto indegnamente sto seguendo le tracce con questa mia rubrica. Per questo motivo, nel voler parlare del mistero dei misteri – quello dell’esistenza – ho preferito una frase ironica a quella, poetica e drammatica di Giuseppe Ungaretti: “La morte si sconta vivendo”.