La volta celeste è probabilmente il più bello spettacolo che l’uomo ammira da quando è comparso sulla Terra. Si è stimato che nella nostra Via Lattea vi sia un numero di stelle che ammonta almeno a un centinaio di miliardi.
Il cervello umano, per incredibile coincidenza, arriva a contare a sua volta un centinaio di miliardi di neuroni.
Matematicamente si potrebbe quindi dire che vi sia una corrispondenza biunivoca tra stelle e neuroni. Forse sarà per questo che quando facciamo un capitombolo vediamo le stelle…
Scherzi a parte, è cosa bella e sorprendente constatare questa similitudine tra l’infinitamente grande – l’universo – e l’infinitamente piccolo, al confronto – la mente dell’essere umano.
Ma questa differenza è solo nelle dimensioni. Infatti il cervello dell’uomo è di gran lunga il sistema più complesso che esista nel creato. Infatti ogni neurone (e abbiamo detto che ve ne sono fino a cento miliardi) può collegarsi con delle sinapsi fino a centomila altri neuroni. Questo porta il nostro cervello ad arrivare ad avere un milione di miliardi di interazioni sinaptiche in un istante.
In questa complessità risiede il mistero dei misteri, la coscienza umana, e la capacità della nostra specie di arrivare a capire la grandezza dell’intero universo con il proprio pensiero.
Come abbia fatto Emily Dickinson a intuire e riassumere tutto ciò in poche parole, come nella libera traduzione di suoi versi su riportata, è da ascrivere alla potenza incommensurabile della poesia. E nella sua grandezza, la poetessa statunitense vi aggiunge anche l’amore, motore del mondo.
Questa potenza poetica è la stessa che, a proposito di firmamento e di amore, ha portato Alda Merini a scrivere questi versi:
“Ma io il pianto per te l’ho levigato
giorno per giorno come luce piena
e lo rimando tacita ai miei occhi
che, se ti guardo, vivono di stelle.”