La proposta organizzativa e politica emersa dopo la due giorni del primo congresso del movimento politico
Conversano – A qualcuno l’organizzazione capillare e complessa che si è data il movimento politico Quark, composto da decine di giovani, ha fatto venire in mente la ricorrenza del centenario del congresso di Livorno che sancì la scissione nel 1921 dei massimalisti dai riformisti. Da quel congresso nacque il Partito Comunista che nel tempo si dette una struttura complessa, articolata e che dette vita ad un partito/stato. L’assemblea, l’ufficio politico, il coordinamento, la segreteria, il segretario generale. Con caselle riempite da “compagne e compagni” con precise responsabilità e a capo di veri e propri gruppi di lavoro.
Un ritorno alle organizzazioni passate, messo in atto da giovanissimi che hanno dato al loro incontro il nome di congresso e alla loro organizzazione “struttura articolata” capace di “garantire la democraticità e l’assunzione di responsabilità“.
Nella relazione del Segretario Generale Gianmarco Lorusso, eletto per appello nominale così come tutti gli organismi, si fa riferimento al voler essere partigiani, di sinistra con al centro alcuni valori: riportare nel dibattito il diritto al lavoro, l’antifascismo, l’antirazzismo, la lotta alle mafie, il “transfemminismo”.
Non mancano i riferimenti alla sinistra locale che ha perso quando ha annacquato le proposte svuotate da valori: “La sinistra deve fare autocritica” e attenti perché “la complessità è un valore al contrario della semplificazione“. Cinque i punti sui quali il segretario generale Lorusso si sofferma: diritti, cultura, lavoro, ambiente, inclusione.
E Quark, giura il segretario :”vuole farsi laboratorio politico“.
La relazione integrale del Segretario Generale Gianmarco Lorusso:
Buonasera a tutte e tutti. Innanzitutto, ringrazio tutte e tutti voi, insieme agli ospiti intervenuti e a tutte e tutti coloro stanno partecipando e hanno seguito questo primo Congresso. È stato sicuramente un momento particolare e nuovo per la maggior parte di noi. Nuovo perché molti e molte di noi non avevano mai partecipato, prima d’ora, ad uno spazio di riflessione ed elaborazione collettiva così largo, approfondito, pregno di sostanza e articolato nella forma. Particolare perché certo avremmo preferito poter essere davvero tutte e tutti insieme in uno spazio fisico, con la possibilità di dar sfogo anche alla componente emotiva che un momento come questo porta con sé. E tuttavia è stato, in ogni caso, un momento di riflessione davvero sostanziale, complessa.
Due giorni in cui abbiamo tutte e tutti realmente valorizzato le nostre individualità e punti di vista nella definizione dell’identità e del mandato di QUARK, al tempo stesso superandoli in senso positivo nel raggiungimento di quel punto d’arrivo, la coscienza e l’identità collettive, che sono al tempo stesso punto di partenza. Tanti sono stati i temi di cui abbiamo discusso, a partire dal mandato politico che questo Congresso mette nelle mani di ognuna e ognuno di noi.
QUARK nasce ed esiste in un contesto politico e storico chiaro, e al tempo stesso pieno di sfumature. Nel dibattito politico sempre più polarizzato e conflittuale, QUARK ha scelto di essere Partigiano. Di prendere posizione, di compiere una scelta, di farsi carico di una visione del mondo ben chiara e definita, scevra da qualsiasi tipo di compromesso identitario, formale e sostanziale, rigettando con forza l’idea per cui si possa rispondere ai problemi e ai bisogni della società, e dunque delle persone, venendo meno ad un sistema di valori chiaro per tendere invece alla semplificazione e all’auto-privazione della propria identità e responsabilità storica. E dichiara convintamente di essere di Sinistra, di voler rimettere al centro del dibattito il diritto al lavoro, di essere antifascista e antirazzista, contro le mafie, transfemminista, perseguendo la parità sostanziale a dispetto di qualsiasi discriminazione di genere e orientamento. Siamo determinate e determinati nell’affermare che in un contesto in cui le condizioni di partenza non sono uguali per tutte e tutti, il perseguimento dell’uguaglianza non può prescindere dalla tensione a livellare quelle disparità economiche, sociali, culturali che spesso gravano sulla persona umana senza che questa possa davvero essere protagonista attiva della propria realizzazione personale e collettiva. In un contesto in cui le destre si spostano su posizioni sempre più conservatrici, populiste, nazionaliste, tentando di operare una regressione sul piano dei diritti civili e sociali, la Sinistra non può non essere “partigiana”, appunto. E dunque non può esimersi o auto-assolversi dalla responsabilità di rinnovare il suo lessico, le sue riflessioni, la sua prospettiva, anche sul piano locale.
L’analisi del piano globale, generale, deve essere seguita da un’azione capillare, diretta sul territorio, che muova da una visione definita. Rigettiamo con forza l’idea per cui nel contesto locale o cittadino non si possa muovere da un’ideologia di cui ci si fa convintamente portatrici e portatori. Negli ultimi 15 anni la nostra regione ha vissuto un periodo di slancio rispetto a numerosi ambiti, a partire da quello della Cultura. Eppure Conversano è rimasta spesso indietro. Indietro per quello che riguarda la cultura come strumento di formazione, partecipazione ed emancipazione; indietro sul piano dei diritti civili e sociali: è assurdo che ancora non si riconoscano le comunità emarginate, penso ad esempio a quella LGBTQ+, come tali, e non ci si assuma l’impegno di dar loro davvero dignità sociale; indietro rispetto alla capacità di essere attrattiva per le giovani generazioni e non solo, costringendo tantissimi ragazzi e tantissime ragazze a spostarsi per poter fruire ad esempio di un posto dove studiare, o molto spesso addirittura a emigrare; indietro rispetto alla valorizzazione del suo storico polo scolastico e Liceale, attore spesso relegato a comparsa nella programmazione e progettazione; indietro sul piano dell’innovazione.
Conversano non è ancora capace di assumere a pieno il carattere di nodo in una città metropolitana, con la conseguenza di essere spesso al di fuori di quelle intersezioni tra persone e informazioni che sono alla base del fermento culturale, dell’innovazione, del progresso sociale. E di fronte a queste dinamiche complesse, la Sinistra cittadina deve necessariamente assumersi la responsabilità di una forte autocritica. Ci si presenta divisi alle elezioni da anni, per i più vari e disparati motivi, e si perde. Ci si presenta annacquando la proposta politica sulla base di spinte post- ideologiche e prive di idee forti e coerenti alle spalle, e si perde ancora.
Allora la soluzione è essere davvero Sinistra unita, ma poggiando su fondamenta ideologiche, programmatiche, identitarie forti, costruite in maniera condivisa attorno al senso della proposta politica stessa. È assente un laboratorio di capace di plasmare una proposta che parta davvero dal basso, dalle cittadine e dai cittadini. QUARK ambisce a questo. E lo fa perseguendo un patto generazionale. Se l’avvenire è il “prospettare nel futuro la volontà dell’oggi come già avente modificato l’ambiente sociale”, il presupposto è che davvero si armonizzino i bisogni dell’essere umano inteso nella sua dimensione materiale e che veda l’essere umano stesso protagonista dei tempi e degli spazi della politica. Ecco perché riteniamo che QUARK debba essere un laboratorio politico: perché insieme all’analisi della realtà e alla costruzione di proposta si porti avanti un parallelo percorso di carattere pedagogico e formativo, affinché ci si possa arrogare, in senso positivo, il diritto di reinventare la rappresentanza, intesa come strumento di confronto e proposta a doppio senso, e mai unidirezionale.
QUARK è ciò che non c’era e ora esiste. E affonda le sue radici in un vuoto politico, culturale e di rappresentanza, costituendo una reazione pienamente e consapevolmente umana a quel vuoto stesso. È il prodotto della tensione naturale che tutte e tutti noi percepiamo verso una dimensione collettiva, e che ci ha visti nascere nel pieno dell’emergenza sanitaria forse proprio perché questa ci ha resi nuovamente consapevoli della necessità di vivere in senso collettivo, di riscoprire ciò che è “bene comune”, e di riappropriarcene. QUARK ha scelto. Ha scelto di parlare di Diritti, Cultura, Ambiente, Lavoro, Inclusione. E ha deciso di farlo con una proposta chiara, che non guardi solo alla fascia di cittadinanza comunemente definita “giovane”, ma che dall’esperienza dei giovani muova, in quanto questi ultimi immersi nel profondo della realtà odierna. Ha scelto di parlare non solo di cultura, ma anche e soprattutto di accessibilità alla cultura. Perché la cultura torni ad essere, anche nella nostra città, strumento di emancipazione, oltre che di slancio e sviluppo economico. Ha scelto di parlare di ambiente e sostenibilità, esplicitando fin da subito che tali temi non possono essere relegati al solo ambito della gestione dei rifiuti, argomento di certo centrale nel dibattito della nostra città. Ambiente e sostenibilità devono essere parole chiave permeanti in maniera trasversale qualsiasi scelta si compia, che si tratti di spazi, urbanistica, riqualificazione, valorizzazione del territorio, trasporto pubblico e privato, innovazione e anche, perché no, cultura. Ha scelto di parlare di lavoro, facendosi carico di una nuova consapevolezza circa il mondo del lavoro che evolve continuamente e i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Ha scelto di parlare di diritti, appunto, e di inclusione. Comunità emarginate e spesso private di diritti fondamentali quali quella LGBTQ+, disabili, anziani, donne non possono più attendere di essere riconosciute e di trovare spazio e dignità nella comunità. E ha scelto anche di comunicare con la cittadinanza, di non essere spazio chiuso, ma aperto ai contributi e alle riflessioni di tutte e tutti, rafforzando il carattere pedagogico e di formazione cui già si accennava. Questi temi, queste riflessioni, costituiscono il fulcro del dibatto che QUARK vuole portare avanti nella città. Innanzitutto con l’attività politicoamministrativa che Barbara porta avanti con forte consapevolezza di occupare quello spazio in quanto rappresentante di tutte e tutti noi, come ha già dimostrato e continua a dimostrare. E poi per mezzo delle relazioni e del confronto sincero e aperto che intendiamo costruire con tutte le forze politiche e le realtà associative sul territorio, nell’ottica di elaborare una proposta che sia davvero rispondente ai bisogni e che parta dunque dall’analisi approfondita di questi ultimi. E tuttavia questi temi non insistono solo nel dibattito cittadino. Oltre al rapporto con la città, che sarà certamente rafforzato e concretizzato con l’apertura di uno spazio cittadino di QUARK, inclusivo per tutte e tutti, tendiamo a guardare oltre i confini cittadini.
QUARK ambisce ad essere protagonista anche nel territorio delle dinamiche di dibattito, contribuendo, con il suo portato, all’analisi e al rinnovamento delle riflessioni e delle proposte. E ambisce a farsi carico di una prospettiva larga e a lungo termine, di elaborazione di un’identità politica forte e diffusa sul territorio, capace di essere davvero rappresentativa e di concretizzarsi poi in attività politica reale e condivisa. Questo Congresso ci ha visti anche discutere della nostra organizzazione, e di come coordinare le nostre energie nel tentativo di raggiungere gli obiettivi fin qui espressi. La scelta di dotarci di una Struttura tanto articolata risponde alla necessità di garantire assoluta democraticità interna e assicurare una transizione lineare e chiara dal piano decisionale a quello operativo. La Struttura è artificio che ci permette di mettere a sistema i contributi di ognuna e ognuno nella maniera più profonda ed efficiente, di non disperdere energie, di rispondere in maniera adeguata alle domande che ci poniamo e di tradurre in azione la proposta politica. È strumento di costruzione e al tempo stesso espressione del senso collettivo che ogni militante contribuisce a plasmare. Questo implica anche una forte responsabilità, in capo ad ognuna e ognuno di noi. Definirsi soggetto politico collettivo non implica solo la possibilità di ognuna e ognuno di contribuire all’identità e all’azione del soggetto stesso. Significa anche assumersi una responsabilità, ed esserne profondamente consapevoli.
Ogni militante ha il dovere di integrarsi in maniera organica nell’Organizzazione, nella sua struttura, nelle sue logiche decisionali e operative, e di farsi prima e primo garante della tenuta interna, del raggiungimento degli obiettivi, della tutela dell’organizzazione e delle altre compagne e gli altri compagni. A partire da chi riveste ruoli di responsabilità, siano essi di garanzia o di gestione, per giungere ad ogni militante, ogni compagna ed ogni compagno, la condizione necessaria affinché si possa davvero costruire un dibattito democratico è che tutte e tutti possano godere degli stessi strumenti e di una prospettiva integrale e mai parziale. La democraticità interna è al tempo stesso un valore cui non si può in alcun caso venir meno e uno strumento per la definizione dell’identità e degli obiettivi di QUARK come prodotti dei contributi di ognuna e ognuno. L’assunzione di una decisione, il raggiungimento di una sintesi per mezzo della discussione democratica, implicano il dovere di ognuna e ognuno di assumere quella sintesi quale propria in maniera integrale, impegnandosi a garantirla in ogni suo aspetto, senza venir meno, in alcun caso, all’impegno di integrarsi in maniera organica nell’Organizzazione. Questo vale tanto per le decisioni contingenti che di qui in avanti assumeremo, qualsiasi esse siano, quanto per le decisioni assunte in questo Congresso, a partire dalla Struttura, con la sua articolazione e le sue responsabilità.
Il rispetto dei tempi dell’Organizzazione, degli spazi dell’Organizzazione, dei ruoli dell’Organizzazione, e la capacità di mettere il proprio contributo a disposizione degli obiettivi collettivi accettando al tempo stesso di superare la propria individualità e le proprie prerogative individuali, per tendere a ciò che è bene per l’Organizzazione, sono fondamento della tenuta interna e responsabilità cui nessuna e nessuno di noi può mai venir meno. Questa intransigenza è insita nel patto di responsabilità che ognuna e ognuno di noi ha convenuto di sottoscrivere, se pur in maniera astratta e non materiale, contribuendo ai lavori di questo Congresso, e che tutte e tutti coloro i quali vorranno far parte di questa Organizzazione sottoscriveranno. Questa intransigenza è requisito fondamentale, condizione necessaria per la tenuta dell’Organizzazione, che nei suoi momenti decisionali e operativi trascende le individualità di ognuna e ognuno per assumere un’identità completa, complessiva, coerente con se stessa. A questa intransigenza io in particolare, per la responsabilità che tutte e tutti avete deciso di affidarmi e che accetto con forte consapevolezza di quanto fin qui espresso, non verrò mai meno. Se l’essere umano non è ancora giunto ad una piena consapevolezza della propria coscienza individuale e dei meccanismi che ad essa sottostanno, si può al contrario affermare con certezza che l’essere umano stesso sia in potenza pienamente consapevole della sua tensione primordiale alla definizione di una coscienza collettiva. Abbiamo scelto di chiamarci “QUARK”, esprimendo in maniera plastica tale tensione. Tensione insita naturalmente in ogni entità del reale, ad ogni livello: siamo materia perché siamo atomi aggregati tra loro, siamo esseri pensanti perché siamo una rete di neuroni interconnessi e intercomunicanti, siamo società perché esseri sociali coscienti in interdipendenza tra loro. Questo presuppone la necessità di elaborare profondamente quella coscienza collettiva, e sistematizzarla in una visione coerente, organica, chiara, che valorizzi le identità di ognuna e ognuno e al tempo stesso le superi nel raggiungimento di un totale maggiore della somma delle singole parti. Siamo operai e operaie della società e nella società, proprietari e custodi della propria coscienza, del proprio operato e del suo prodotto: coscienza collettiva e operato collettivo, che producono un valore appartenente a tutte e tutti, che è strumento di progresso reale, umano, sociale. Siamo un sistema complesso che insiste ed opera in altri sistemi complessi. E la complessità è un valore. È un’astrazione in cui esistere ed insistere e che abbiamo la responsabilità storica di concretizzare. Le destre semplificano, spesso con la superbia e l’arroganza di chi pretende di poter dare risposte “semplici”, appunto, immediate, a problemi complessi che non si è capaci di interpretare e spiegare. Forse uno dei grandi errori della Sinistra negli ultimi anni è stato quello di essere incapace non di semplificare, ma di tradurre, rendere accessibile la complessità a tutte e tutti. Incapace di ragionare sulla complessità e nella complessità, di modellarla, di formarla nel senso di “darle forma”, di rispondervi. Questa è la responsabilità di tutte e tutti noi, questa è la responsabilità di QUARK: trovare “casa” nella complessità, ed aprirne le porte a tutte e tutti. Perché tutte e tutti siano nodi del sistema complesso, neuroni della coscienza collettiva, esseri pensanti nella società, popolo e non massa deforme. Solo allora, come piccole particelle, avremo davvero costruito, e abitato, grandi mondi.
Al lavoro e alla lotta, Compagne e Compagni.