Luned’ 18 gennaio sarà designata la città prescelta. In gara, tra le altre, anche L’Aquila
Conversano – “L’intera Puglia è terra di passaggio di venti e di nuvole che galoppano tra mare e mare” (Guido Piovene)
E tra mare e mare si tendono la mano Bari e Taranto, orgogliosamente candidate a “Capitale della Cultura 2022”. Fa strano in questo tempo sospeso, in questo tempo fattosi immobile, quasi a negare a se stesso la ragion stessa del suo esistere, ovvero il trascorrere, scandito solo dal burocratico linguaggio del prossimo DPCM o della prossima Ordinanza, dicevo, fa strano pensare che ci saranno ancora incontri, concerti, feste, fa strano pensare che torneremo a riprenderci quello che più ci fa uomini: stringerci, sorriderci, toccarci, stare seduti gli uni accanto agli altri, viaggiare…….
Eppure l’abbraccio di queste due città, di questi due mari, della loro cultura, delle loro tradizioni, dei loro colori, del maestrale e dello scirocco, dei Normanni e dei Greci diventa ora, più che mai speranza, forza, coraggio! Due città che competono ad uno stesso titolo, ma che hanno deciso di stringere un patto, di collaborare, di incontrarsi; due città che diventano esempio di ciò che la cultura può e sa fare: costruire insieme, promuovere insieme il proprio territorio attraverso il patrimonio culturale, le tradizioni, l’antico e il moderno.
Occasione di incontro, di crescita, di rilancio economico e sociale, questa è la grande scommessa della Città Metropolitana di Bari, con i suoi 40 Comuni, e della città di Taranto.
Il riscatto definitivo di due città, la scommessa di proseguire, per l’una, e di ricominciare, per l’altra, attraverso il rispetto della tradizione, del paesaggio, dell’ambiente, dell’arte per ridefinire la dimensione socio-economica delle proprie realtà, per pensare un futuro “umano”.
Non solo Bari, non solo Taranto, ma il loro splendido territorio, fatto non solo di mare e di trulli e di résort extralusso, ma popolato di masserie, chiese, monasteri, castelli, centri storici, fatto della sapienza antica dei nostri contadini, dei nostri artigiani, fatto dei nostri riti, delle nostre processioni, dei nostri canti.
E a pieno titolo la nostra città, al di là di ogni trita retorica, potrebbe finalmente trovare nel 2022 l’anno della sua vera e duratura Rinascita, riappropriandosi in modo autentico, della sua dimensione culturale, costruita nel tempo da grandi figure di mecenati, letterati, intellettuali, patrioti, politici, chierici, ma legata indissolubilmente alla fatica, ai sacrifici, alla sagacia, all’ospitalità della sua gente.