Il 22 gennaio 2021 Guglielmo Minervini compie 60 anni. La Fondazione a lui intitolata ha scelto il tempo presente per ricordare[1] la preziosa esperienza politica e culturale di Guglielmo e testimoniare la presenza del suo pensiero, il tempo lungo delle sue idee, «i meridiani e i paralleli dell’esistenza» che continuano a ispirare tanti uomini e donne nella nostra regione e non solo.
Dove cercare, dunque, oggi, Guglielmo?
Nella bellissima intervista di Alessandro Leogrande – anche lui vivissimo anche se non c’è più – pubblicata su “Lo straniero” nel 2015[2], Guglielmo individua i semi della primavera pugliese, la migliore stagione politica della nostra regione, nei grandi processi di trasformazione politica e sociale della Puglia degli anni 80 e 90 del secolo scorso. Una stagione di mutamenti (Cotturri, la Meridiana, evidentemente non a caso) interpretata dapprima dai Sindaci – qui cita Conversano, tra gli altri – e alimentata dalle esperienze dell’associazionismo laico e cattolico di base, nelle quali trovavano nuove e più vitali motivazioni le ragioni dell’impegno politico soffocato dai partiti. Quelle esperienze sono state la palestra della partecipazione e della democrazia per un’intera generazione. Gli albori della politica generativa, che l’incipit del suo libro-testamento del 2016 indica come la risposta al crollo di reputazione della vecchia politica.
Il cambiamento – ci dice Guglielmo – va letto, interpretato, da una parte, e agito dall’altra. Su questo punto la sua testimonianza è luminosa. Una generosità senza limiti. Da ragazzo, quando di dedicava alla formazione degli obiettori di coscienza alla Casa per la Pace di Molfetta e all’animazione dei gruppi di base; da assessore regionale, quando coordinava le riunioni di Bollenti Spiriti in ospedale, con la flebo della terapia al braccio. Uguale. A questo proposito nella famosa intervista al Corriere del Mezzogiorno del 31 gennaio 2013, con la quale rese pubblica la sua malattia, disse: «« (…) La malattia ti sconquassa, ma non taglia il filo dell’esistenza. Pure dentro questa esperienza, resta l’impegno a favore degli altri e del cambiamento. La politica si può fare anche così: concependo la vita con spirito di servizio».
Il cambiamento va vissuto, quindi, nella prossimità ai luoghi della vita reale, senza fingimenti, senza pigrizia. Lì vanno cercate, tra le contraddizioni del presente, le tracce del futuro. «Siamo una generazione privilegiata. Chiamata a scrivere un futuro in-edito, non edito, che non è stato scritto prima d’ora. Da immaginare e, poi, da realizzare. Idee e energie. Pensiero e sperimentazioni. Tentativi ed errori. Ma da protagonisti. Attivi. Un privilegio, appunto.»[3].
A guardarlo nel suo insieme, un manifesto politico di rinnovato umanesimo. Una grande fiducia nella capacità dell’uomo di trovare un senso alla tragedia della propria esistenza. Perché «dialogare con i propri limiti è il principio fondativo della vicenda umana»[4].
Le parole della politica possono essere vuote e retoriche, efficaci o meno, quelle di Guglielmo sono vita. Per questo siamo qui, oggi, a dire: buon compleanno, Gu! Ti vogliamo bene.
[1] Oggi, 22 gennaio, alle 19.15, in streaming sulla pagina facebook della Fondazione, con numerosi ospiti.
[2] Il lettore interessato la può trovare in appendice all’ultimo libro di Guglielmo Minervini “La politica generativa”, Carocci editore, ma anche qui: https://www.minimaetmoralia.it/wp/interviste/un-governo-cambiamento-laboratorio-puglia-intervista-alessandro-leogrande-guglielmo-minervini/
[3] La politica generativa, Carocci 2016
[4] La politica generativa (cit)