L’artista conversanese che vive tra Roma e Venezia parla di arte contemporanea e della sua città natale
Conversano – Gabriele Morleo è un “emigrato culturale“. Si trasferì, più di venti anni fa, da Conversano a Roma subito dopo gli studi liceali. Nel 2005 fondò la casa di produzione cinematografica indipendente “Koyaanisqatsy” con la quale produsse e diresse la docufiction “Gramsci, film in forma di rosa” girato all’interno della Casa Circondariale di Turi e che vide protagonisti gli stessi detenuti. Nel 2012 fondò a Livorno, con altri artisti, “Carico Massimo” un contenitore di arte contemporanea.
Oggi si divide tra Roma e Venezia dove vive più stabilmente. Lo abbiamo video-intervistato e ci ha tenuto subito a dire che la sua finestra si affaccia a Murano sulla piazza tanto cara ai fratelli Vivarini, uno dei quali realizzò il polittico Conversano, commissionato all’artista muranese dal canonico conversanese don Antonio “de Charitate”, come specifica lo storico dott. Antonio Fanizzi.
Nella discussione Morleo “viaggia” da Paolo Finoglio all’importanza delle chiese rurali, dalla necessità degli interventi degli artisti quando si costruiscono scuole o ospedali fino ad affermare che “in periferia è più efficace una biblioteca di un murales“. Una discussione complessiva che passa anche attraverso un giudizio su Achille Lauro reduce dal festival di San Remo, è una espressione di arte contemporanea…oppure? Morleo non ha dubbi: “è un bluff“. Ascoltiamolo.