“Non so cosa pensasse zia Giuseppina della Giornata della Donna”

Non so che cosa pensasse  “zia Giuseppina” della Giornata della Donna, non è mai capitato di parlarne con lei, lei che più volte ripeteva “Figlia mia, sposarmi? Mai, mai fare la serva di un uomo!”

Veniva da una famiglia, non ricca, ma piuttosto agiata, il padre, Antonio, persona non comune, dalle vedute  molto ampie per la Conversano dei primi decenni del ‘900,  diede la possibilità a tutte le sue figlie (7) di studiare, quattro di loro diventarono maestre.

Non fu mai donna di compromessi, ma di grande coraggio e schiettezza: la verità prima di tutto, insieme all’onestà, la verità senza ipocrisie, la verità nell’impegno politico che la vide attivissima militante della sezione del P.C.I di Conversano.

Giuseppina nelle elezioni del 1952  scese in campo e un episodio che spesso mi raccontava si è impresso indelebilmente nei miei ricordi: durante la campagna elettorale di quell’anno non ebbe paura di accusare pubblicamente  di disonestà dal palco dei comizi il sindaco del tempo, fu fermata e trattenuta in caserma. Ma  il padre quando si presentò ai Carabinieri come garante  commentò “Sono fiero di questa figlia”.

Non so se sia andata proprio così, ma ricordo ancora il suo sdegno e i suoi giudizi “icastici” sulla politica conversanese, da cui ormai era lontana, e l’orgoglio con cui parlava della sua onestà

Fu, proprio in quel 1952, la prima donna ad essere eletta come Consigliere Comunale, anno in cui a Conversano si registrò un vero e proprio trionfo del P.C.I ed una sonora sconfitta della D.C. che solo nel 1956 candidò sue esponenti.

Erano anni in cui le donne erano discriminate nei salari rispetto agli uomini. Non si riconoscevano i diritti civili e morali sanciti dalla Costituzione. [il P.C.I. di Conversano] stabilì di determinare la «Carta dei Diritti della Donna italiana e della donna lavoratrice» per il riconoscimento dei diritti democratici, civili, economici, sociali della donna. Oronzo Marangelli affidò all’insegnante Giuseppina L’Abbate l’incarico di sensibilizzare ed organizzare su questi problemi le donne di Conversano. 

E Giuseppina si dedicò alla politica nel clima infuocato del tempo. Nei comizi, sempre affollati, con tono fermo e linguaggio semplice andava al nocciolo delle questioni. I giovani la ricordano ancora oggi allorché, issata su un tavolino, teneva i comizi nei rioni ove mancava acqua e luce.

Denunciava le ingiustizie sociali, reclamava il riconoscimento del diritto dei cittadini al lavoro e propugnava la parità dei diritti tra uomo e donna a quei tempi poco sentita, anzi ostacolata anche dai compagni.(L. P. Marangelli, Giuseppina l’Abbate, pioniera delle donne in politica, Foggia, 2010).

Come tutti i personaggi troppo diretti nel parlare, incapaci di deviare o di scendere a compromessi, non ha raggiunto la notorietà di altri (e) e di lei, forse, ci si è voluti dimenticare. Ma questo lei lo sapeva bene, infatti così scrive nella sua “Memoria”

 Nel saggio di Francesca Marangelli, nella sezione riguardante le “donne nella politica” in “Lotte politiche e sociali nel comune di Conversano”, l’autrice ricorda Giuseppina L’Abbate (la sottoscritta), militante nel Partito Comunista Italiano. Ebbene, le notizie riguardanti la succitata “donna” sono scarne ed incomplete.

Se compito dello storico è quello di ricercare la verità dei fatti e di far luce sui comportamenti umani e sulle vicissitudini della vita di una persona che, in particolar modo, da protagonista, ha vissuto parte o tutta la propria esistenza dedita al bene della collettività, ebbene, gradirei che quelle notizie vengano integrate con queste altre che la mia mente non è ancora riuscita a dimenticare (e come avrebbe potuto?). (in L. P.Marangelli, op.cit).

Io ricorderò sempre i suoi vestiti “lisi”, ma lindi e l’orgoglio con cui ripeteva “povere, ma pulite e oneste”. Quella “pulizia” e quel sano orgoglio la hanno resa una donna veramente libera, ricca del rispetto per se stessa, della sua fede politica e della sua generosità.

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