“La ghianda e la spiga – Giuseppe Di Vagno e le origini del fascismo” il primo libro nell’anno del centenario dell’assassinio del giovane deputato

Giovanni Capurso autore di una pubblicazione che riassume la vicenda umana e socialista di un giovane nato in una famiglia di agricoltori

Conversano – “La ghianda e la spiga – Giuseppe Di Vagno e le origini del fascismo” scritto da Giovanni Capurso (Progedit 2021, pagg. 105, euro 13,00), in libreria da un mese circa, è il primo dei libri che saranno pubblicati in questo anno 2021 nel quale cade il Centenario dell’assassinio del giovane parlamentare socialista di Conversano, assassinato a Mola di Bari il 25 settembre 1921 da una squadra di fascisti, a loro volta giovani e di Conversano.

Di altri libri in uscita, almeno un paio, si sente parlare in queste settimane.

Intanto il titolo, che riprende uno degli ultimi scritti del giovane Giuseppe Di Vagno con il quale si chiude il volume e riassume al meglio la vicenda umana e socialista di un giovane nato in una famiglia di agricoltori, che ha vissuto, anzi ha respirato a pieni polmoni l’aria del conflitto tra un bracciante e il suo padrone, e che si schiera da subito dalla parte giusta: quello del bracciante che alla mercede per il suo lavoro ha semplicemente diritto.

Trattasi di un bel lavoro nel quale campeggia non solo il percorso di vita del giovane Di Vagno ma sopratutto la narrazione di quello formativo nel Liceo di Conversano prima, poi alla Sapienza a Roma, infine quello professionale e politico all’insegna dell’irrangiungibile aspirazione al superamento della disparità, al conseguimento dei diritti da parte di chi lavora.

Non solo una biografia come desiderava l’Autore, un bravo docente di Storia nei Licei della terra di Bari, ma una narrazione ben divulgata  delle origini del fascismo e delle cause che portarono al delitto, con le influenze determinanti della parte più rozza del movimento che, benchè nascente, ormai era organizzato in squadre armate, deciso a perseguire la violenza come più la efficace strategia per conquistare il potere: e cioè quel fascismo rurale che in Puglia faceva capo al deputato cerignolano Caradonna ma che a Conversano aveva riscontri in alcune famiglie di “possidenti”, interessate solo alla difesa delle proprie rendite agrarie.

L’Autore intende realizzare un’opera meramente divulgativa e ci riesce bene anche quando si avventura nell’analisi politica delle cause del delitto, dei rapporti interni fra il giovane ed esuberante Di Vagno con la parte più intransigente del suo partito, l’ala massimalista che procede alla sua espulsione, ma anche al reintegro, ed infine delle tormentate vicende processuali che si concluderanno definitivamente solo nel 1947, ma con la sostanziale impunità degli autori del delitto che in effetti hanno potuto liberamente circolare nella nostra città fino alla fine dei loro giorni.

Un bel libro quello scritto da Giovanni Capurso che non mancherà di suscitare attenzione, e non solo dalle nostre parti: infatti, il prossimo 18 marzo alle 18, ad iniziativa delle Fondazioni Nenni  e Matteotti di Roma, con l’adesione della Fondazione Di Vagno di Conversano, se ne parlerà in un webinar nel corso del quale il direttore scientifico della Nenni, il dott. Antonio Tedesco, si confronterà con l’Autore Capurso e i Presidenti delle Fondazioni cercheranno di attualizzare il messaggio che l’assassinio Di Vagno, mai come oggi, restituisce alla contemporaneità.

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