Tutti più ricchi con la Comunity Library, la biblioteca di comunità inaugurata nel Monastero di San Benedetto

Ci sarà pure una forte motivazione tale da far ritenere che una delle opere di maggior rilievo realizzate e volute dal presidente francese François Mitterrand sia la biblioteca che porta il suo nome ed è la sede principale della Bibliothèque Nationale de France. Un capolavoro architettonico firmato da Dominique Perrault. 

Senza voler scomodare la “grandeur” francese, l’apertura di una biblioteca in una città come la nostra all’interno di un contenitore quale il maestoso monastero di San Benedetto, rappresenta un passo verso la conservazione della memoria ma non solo. A questa si aggiunge un investimento per le future generazioni alle quali le nostre devono tanto in termini di opportunità ricevute.
L’inaugurazione del 1 giugno 2021 della Comunity Library è una pietra miliare per Conversano, per l’intera regione e per quello che rappresenterà. Di ciò va dato atto e merito all’intuizione della Fondazione intitolata al martire del fascismo Giuseppe Di Vagno nel centenario della sua uccisione, ad un bando ideato dall’assessorato alla Cultura della Regione Puglia Smart-In Puglia, alla condivisione delle amministrazioni Lovascio prima e Loiacono dopo e financo alla commissaria prefettizia Padovano. Senza l’assoluta e totale condivisione di questi attori, quel restauro e quell’idea forte di utilizzare ambienti del patrimonio pubblico da destinare a Comunity Library, biblioteca di comunità, non sarebbe mai stato portato a termine. La grande dedizione al progetto del presidente della Fondazione Mastroleo e dello staff della Fondazione (il segretario generale Filippo Giannuzzi, Chiara Pagnozzi, Maria Giovanna Volpe, Anna Maria Minunno, i cugini Vittorio Di Lorenzo, Simone Boccuzzi e ancora altri) sono stati determinanti per il raggiungimento dell’obiettivo. Oggi quegli ambienti sono nella disponibilità di un intero territorio, di giovani studiosi, di studiosi di ogni età, di ricercatori. Almeno questa è la platea di chi potrebbe fruirne.
A partire dal recupero di quegli ambienti, altrimenti abbandonati da tempo, l’opera ha visto la fase progettuale molto ben curata dall’architetto Annalisa Simone e dagli ingegneri Sebastiano Mastrangelo e Sebastiano Polignano e una direzione dei lavori determinante e fondamentale affidata all’arch. Enzo Locaputo. Nella Comunity Library si potranno consultare testi, circa 20 mila appartenenti alla Fondazione e provenienti dalle numerose donazioni, ascoltare musica in un angolo appositamente dedicato, studiare, incontrare e condividere temi e argomenti.
E sarà proprio questa seconda fase, quella della gestione, che dovrà fare la differenza e stabilire quell’ulteriore salto di qualità che trasforma il “dire di fare le cose” in cose “realmente fatte“. La gestione di quella biblioteca è in capo alla Fondazione Di Vagno che sarà chiamata a gestirla sia durante il primo anno di attività che in quelli seguenti in maniera, però, economicamente autonoma.
Come gestire e con quali idee innovative e dirompenti, sarà la sfida dei prossimi mesi secondo un piano che sicuramente la stessa Fondazione Di Vagno farà conoscere e avrà, quale ulteriore freccia nel suo arco, la concomitanza “nemmeno tanto casuale“, come ha specificato il presidente Mastroleo, con le attività per il centenario della morte e uccisione del martire Giuseppe Di Vagno.
La istituzionalizzazione di un’altra libreria in città, non dimenticando che esiste la Biblioteca Civica “M. Marangelli” bisognosa di cure ormai da anni e non al passo con i tempi, rappresenta l’occasione per poter definire una strategia unica di intervento e gestione. Se la Comunity Library è il frutto della condivisione tra pubblico e privato, la Biblioteca Civica è a carattere esclusivamente pubblico e non potrà continuare ad usufruire di personale ormai ridottosi ad una unità. Bisognerà sicuramente dare una nuova veste sostanziale alla Biblioteca Civica che ha storia e sostanza e che occupa un altro degli storici contenitori quale quello di S. Giuseppe. Non c’è un piano definito per renderla punto di riferimento per i più giovani, non ha una gestione moderna e non gode del privilegio di un piano per la sua completa digitalizzazione. La Biblioteca Civica “M. Marangelli” è ferma all’impostazione degli anni ’60 e ’70 quando divenne un polo importante per intere generazioni. E accanto a questa struttura pubblica ce n’è un’altra altrettanto importante da rilanciare: l’archivio storico comunale dotato di straordinaria documentazione che sarebbe il caso di mettere a disposizione di tutti.
Si può facilmente affermare che il sapere, come contenuto, c’è tutto almeno in alcune sue articolazioni. Tutto sta, in questo momento, nel dare l’idea di poter diventare, come Città di Conversano, un punto di riferimento non solo per gli studiosi ma anche per alcune istituzioni culturali quali l’Università e altri luoghi di approfondimento.
C’è “roba” umanistica, abbiamo bisogno di diversificazione dell’offerta e della presenza di materiale “scientifico” e “tecnologico” per darle completezza. E’ un processo lungo che ha bisogno di idee lunghe e di lavoro di scienza e di gomito al quale penso nessuno vorrà sottrarsi.
C’è un’ultima cosa da rilevare e si riferisce al rapporto tra la Fondazione Di Vagno e la Città di Conversano. Nessuno potrebbe avanzare dubbi sull’azione della Fondazione nel suo lavoro certosino di accumulo ragionato di materiale storico, di catalogazione e di restituzione alla comunità. La Fondazione negli ultimi anni ha assunto le sembianze di un “ministero” vero e proprio con tanto di dipartimenti e approfondimenti, a volte ma solo a volte, la stessa Fondazione ha dato l’impressione di rappresentare un mondo molto circoscritto di persone e attori se pur di comprovata qualità culturale. C’è un passo avanti da fare, quello dell’incontro con la comunità della città di Giuseppe Di Vagno. Una città che riconosce e si riconosce nel martire del fascismo ma non ancora in chi quella memoria la tiene ben viva, la Fondazione che porta il suo nome. Quale migliore occasione quella della Comunity Library che porta la parola “comunità” nel suo stesso titolo?
La Fondazione e la Città di Conversano hanno bisogno di riconoscersi e di “amarsi”. L’importanza della presenza di una simile istituzione culturale in un contesto quale il nostro, da sola rappresenta una straordinaria opportunità di crescita di un intero territorio. Se il management della Fondazione, da ultimo munitosi di persone fresche che dovrà comunque continuare a cercare e inserire nella sua articolazione, si porrà come obiettivo quello di attirare nelle sue reti culturali i cittadini di Conversano, avrà assolto al compito di darsi un futuro di decenni di lavoro virtuoso. Non è più pensabile che la Fondazione Di Vagno e la Città di Conversano si annusino e non si amino proprio nel momento dell’assenza di occasioni e luoghi di confronto; la Fondazione deve investire nella propria città soprattutto in termini di restituzione di identità oltre che di saperi.
E, per tornare all’idea lunga di Mitterand sull’importanza delle biblioteche, a Conversano in Puglia e in Italia oggi ci sentiamo tutti più ricchi perché è nato un luogo avvolto da conoscenza e confronto che sarebbe giusto rendere libero da ogni limite che ne circonda il suo fascino. Monastero di San Benedetto, Comunity Library, Conversano, Bari, Puglia, Italia.

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