La specializzazione è la fine della conoscenza. (Edgar Allan Poe)

È davvero curioso che il maestro del brivido, quale era Poe, abbia fatto un’osservazione così acuta in tempi non ancora del tutto sospetti, come quelli della prima metà dell’Ottocento.

La frase aforistica merita una riflessione. Oggi il grado di specializzazione delle mansioni umane ha assunto livelli davvero molto alti. Ci sono specialisti in discipline disparate, dall’elettronica, alla fisica subnucleare, dall’ingegneria aeronautica all’Intelligenza Artificiale, che hanno raggiunto livelli di competenza specifici prodigiosi.

 L’uomo però, ammonisce lo scrittore statunitense, deve stare attento a non esasperare questa corsa verso la specializzazione. Corre infatti il rischio di perdere di vista il senso globale della conoscenza.

Di questa conoscenza predominanza assoluta deve andare, a mio avviso, a quella che attiene alla formazione della persona. Intendo dire che se è vero che bisogna correre sempre più verso la tecnologia e l’evoluzione dei mestieri, è altrettanto vero che si devono curare gli aspetti relativi alla cultura classica.

 Un esempio notevole in tal senso è stato Carlo Azeglio Ciampi. Colui che è stato Governatore della Banca d’Italia, e poi ministro del Tesoro che curò la delicata fase del passaggio all’euro, divenuto in seguito presidente del Consiglio e, infine, presidente della Repubblica, iniziò la sua carriera lavorativa come insegnante di Lettere Italiane e Latine al liceo classico, avendo fatto gli studi classici fino alla laurea. E tale formazione di base è sempre stata il faro che ha guidato le sue azioni e i suoi discorsi.

 In sostanza – e lo sottolineavo sempre anche durante le mie lezioni di matematica – si deve dare priorità a quelle discipline che talvolta vengono a torto ritenute inutili, perché non legate al profitto.

 Ed a proposito di “inutilità” di alcune materie, chiudo con il seguente pensiero della filosofa Agnes Heller, tratto dal suo libricino “Solo se sono libera”:

 “Se qualcuno dovesse chiedermi, come filosofa, che cosa si dovrebbe imparare al liceo, risponderei: “prima di tutto, solo cose “inutili”, greco antico, latino, matematica pura e filosofia. Tutto quello che è inutile nella vita”. Il bello è che così, all’età di 18 anni, si ha un bagaglio di sapere inutile con cui si può fare tutto. Mentre col sapere utile si possono fare solo piccole cose.”

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