DDL Zan, torniamo al “ricchione di merda” e il Parlamento fa la ola

Non ce la fa la mediocre classe politica nazionale ad accettare le persone per quelle che sono e che sentono di essere. Non ce la fa, senza i suoi infiniti calcoli elettorali, a volare un tanto più in alto per consolidare qualcosa che l’opinione pubblica sente nel proprio animo. Non ce la fa ad allontanarsi da quei residui bellici delle cellette dei perbenisti tutti protesi a salvare il salvabile della propria ignoranza e incapacità di voler bene a tutto il genere umano. Non c’è niente da fare, l’Italia è sempre sul punto di superare l’ostacolo culturale più arduo, quello della verità rispetto alle mezze frasi e allusioni, ma l’ultimo miglio è di quelli che frenano da un lato e uniscono in un solo coro tutto il lerciume che come d’incanto si allea contro le persone in carne ed ossa. Che altro è la scelta del Parlamento di affossare il Disegno di legge Zan sulle “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità“?. Una scelta, quella fatta in Senato, dalle cosiddette destre e parte delle sinistre sempre attente a ricucirsi spazi e fare tentativi destabilizzanti perché, in fondo, un “ricchione di merda” rimane sempre un “ricchione di merda” e nulla più. Non ha anima, non intimità, non identità, nessuna libertà di esprimere il proprio genere qualunque esso sia. E non ha sentimento.
E’ esercizio fin troppo semplice quello di rivoltarsi contro i rappresentanti politici nelle istituzioni, questo però non è un caso come gli altri. Qui c’è di mezzo la maturità di un popolo rispetto alla meschinità di pochi che quel popolo stesso ha eletto, a volte distraendosi. Mai, però, è stata così profonda la differenza tra il popolo i suoi rappresentanti. Un popolo che ha maturato da tempo la consapevolezza che il genere umano va rispettato in tutti i suoi individui per ciò che sentono di essere. Nulla di tutto questo si è avverato nella stanza delle decisioni dove sono echeggiate anche le parole di qualche uomo dei piani alti della chiesa che ha cercato di esternare una propria consapevolezza. E se la chiesa non ha fatto per intero il proprio mestiere storico di esercizio anacronistico del rispetto degli individui, la conventicola degli infami nel Parlamento si è fatta essa stessa chiesa riportando il tutto nell’alveo della necessità della menzogna.
L’Italia ha perso l’occasione di allinearsi alla civiltà. Gli italiani hanno l’occasione di ribaltare il tavolo e ridarsi dignità. A partire dalle spontanee manifestazioni come quella di Milano (nella foto). La ola andata in scena al Parlamento non salutava un gol della propria squadra, salutava un autogol i cui effetti non tarderanno a farsi sentire. Nel frattempo una risata potrà seppellire i poveretti che continueranno a proferire la frase “ricchione o lesbica di merda”. Per loro una preghiera laica che sarà più forte della OLA della vergogna..

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