Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la Terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre. (attribuita ad Albert Einstein)

È di pochi giorni fa la notizia che la Cina sta accelerando in modo deciso la sua corsa verso il potenziamento delle armi nucleari, mentre assistiamo, di quando in quando, alle sperimentazioni missilistiche a lungo raggio del tiranno della Corea del Nord Kim Jong-un.

Sono solo un paio di esempi, ancorché eclatanti, del fatto drammatico che ancora oggi si continui a costruire armi atomiche, capaci di distruggere il pianeta o ridurlo ad uno stato preistorico, scenario evocato nella frase sopra citata. Evidentemente Hiroshima e Nagasaki, la corsa agli armamenti e la Guerra Fredda non sono bastate.

Ma al di là delle armi atomiche, è il termine “guerra” che dovrebbe cominciare a scomparire dai nostri vocabolari. “La guerra non ha vincitori ma solo sconfitti”, si afferma in un film – peraltro intriso di violenza – in questi giorni al cinema.

La guerra, in un mondo iperconnesso quale quello attuale, dovrebbe essere bandita, perché a rimetterci siamo tutti e non solo i poveri cristi che hanno pagato con la vita durante i conflitti della Storia. Il loro pensiero si è acuito in questi giorni, ricordando il centenario della traslazione a Roma della tomba del Milite Ignoto, che è l’emblema delle tante inutili morti avute in guerra.

E pensando alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale mi sovviene una poesia bellissima di Roy Fuller, “Licenza di guerra” del 1943, in cui si descrive l’incontro – semplice e straniante – tra due innamorati durante una licenza di lui, soldato che ha visto la barbarie:

“E il nostro rapporto
diventa, all’improvviso,
paurosamente semplice
contro la nostra età di sciagura.

Come una mano che
silenziosa esprima Amore
nella sosta angosciata,
contro la spinta di un intero mondo.”

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