Il mondo è stato creato dal nulla, ma il nulla traspare. (Paul Valery)

Dalla rivoluzione galileiana, col suo metodo empirico sperimentale, la scienza dal Seicento ad oggi ha fatto dei progressi eccezionali, arrivando sia a guardare all’infinitamente grande, tra le galassie in espansione, e sia negli spazi infinitesimi, scoprendo che l’atomo non è quel mattoncino elementare non ulteriormente scomponibile, così come lo aveva preconizzato il filosofo Democrito, ma è composto di protoni, elettroni e neutroni. E poi quark, neutrini, e così via. Fino alla teoria delle stringhe, ove dovrebbero avvenire le vibrazioni fondamentali da cui tutto parte.

Negli spazi interstellari ci sono invece le stelle, supernove, pulsar, i pianeti, gli asteroidi, le comete, i buchi neri.

Insomma, solo a limitarsi alla fisica, abbiamo davvero accresciuto le nostre conoscenze fino a limiti davvero inimmaginabili.

Eppure non dobbiamo mai dimenticare che la saggezza socratica deriva dal sapere di non sapere, e che quello che finora sappiamo è nulla rispetto a ciò che ci è davanti. A partire dalla materia oscura.

Ma per quanto avanti si possa andare, sono fortemente convinto che l’uomo non riuscirà mai a dare risposte definitive alle tre domande fondamentali: “Chi siamo?”, “Da dove veniamo?” e “Dove andiamo?”.

Io sono anzi fermamente convinto che di fronte al mistero dell’esistenza l’uomo contemporaneo – super tecnologico – non sia messo meglio rispetto all’uomo dell’età della pietra. Né meglio né peggio. Vedo l’umanità tutta, passata, presente e futura, attonita di fronte a quel nulla dal quale, come un coniglio dal cilindro, si è passati al tutto. Ma di quel nulla, come ci ricorda Valery, non dobbiamo mai dimenticarci. Perché il suo continuo trasparire rinnoverà per sempre le domande, senza risposta, che continueremo a porci.

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