Le mutazioni sequenziate non bucano il vaccino, in caso contrario ci aspettano nuove restrizioni e lockdown
Il dott. Dino Ridolfi, autore dell’articolo e collaboratore di Oggiconversano, lavora presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Putignano
Putignano – I ricercatori guidati dal Dr. Antonio Parisi che operano presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale sezione di Putignano hanno identificato da materiale genetico presente su tamponi eseguiti a pazienti residenti nelle province di Bari, Taranto, Lecce , Brindisi e Foggia la temutissima variante Omicron detta anche “variante dell’orrore” vista la sua alta contagiosità. La stessa equipe ci comunica di aver sequenziato diciotto campioni che corrispondono alla variante Omicron a cui vanno aggiunti i sette campioni sequenziati dal Policlinico di Bari la settimana scorsa. Quindi la Omicron comincia a diffondersi anche in Puglia, adesso con percentuali molto basse ma, vista la sua contagiosità, ci aspettiamo che a breve diventi dominante nel nostro territorio. La notizia, non certo inaspettata, è decisamente un non gradito regalo che il virus ci ha fatto trovare sotto l’albero.
Molti si chiedono perché il virus genera delle varianti? Perché per sua natura il virus tende a mutare. Ma cos’è la mutazione? La mutazione è un errore di trascrizione del codice genetico del virus e, a seconda di dove cadono nel genoma, possono essere innocue oppure estremamente importanti, se modificano alcune proteine essenziali per la replicazione virale. Per quanto riguarda le mutazioni estremamente importanti dette anche VOC, acronimo di variant of concern (varianti preoccupanti), nel coronavirus ne abbiamo avute molte. La prima mutazione di interesse è stata identificata nella proteina Spike e i ceppi che ospitavano questa mutazione sono diventati il ceppo dominante a livello globale con una prevalenza > 95%. In seguito l’attenzione della comunità scientifica si è concentrata sulla proteina Spike perché le eventuali varianti potevano influenzare l’efficacia dei vaccini e degli anticorpi monoclonali terapeutici. Questo monitoraggio ha permesso l’identificazione di mutazioni importanti: Alpha identificata per la prima volta nel Regno Unito; Beta identificata per la prima volta in Sud Africa; Gamma identificata per la prima volta in Brasile. Tutte queste varianti, successivamente, hanno avuto una diffusione planetaria.
La variante di SARS-CoV-2 VOC Omicron è stata identificata in Botswana in Sud-Africa e sembra diffondersi molto più velocemente delle precedenti. Questo VOC è caratterizzato da 32 mutazioni nella proteina spike.
Se si analizza il numero di mutazione del Sars Cov2 nel corso dei due anni di pandemia si nota che si è passato da variazioni che venivano identificate settimanalmente (nel 2020) a mutazioni che si sono generate in un arco di tempo più ampio. Ad esempio tra la mutazione delta, identificata a febbraio 2021, e la variante Omicron, identificata a novembre 2021, sono passati circa sette mesi. Perché un periodo così lungo?
In questo periodo di tempo nel contrasto alla pandemia è cambiato qualcosa: ha avuto inizio la campagna vaccinale.
La campagna vaccinale, in quelle aree dove è stata fatta in maniera capillare, ha fatto da deterrente per la formazione di nuove varianti. La stessa cosa non si può dire per quei territori, come quello sudafricano, dove, complice una vaccinazione quasi assente, il virus continua a infettare e mutare.
Le mutazioni in seguito cominciano a diffondersi non solo in quei territori dove si è formata ma anche in quei territori, geograficamente molto distanti, che hanno percentuali di vaccinati molto alte.
Le mutazioni sequenziate sino ad oggi non bucano il vaccino. Saremo sempre così fortunati? Speriamo di si, altrimenti nuovi lockdown o restrizioni ci attendono.