L’aquilone è uno dei giochi più semplici, più comuni e ritengo più antichi dell’umanità. Sfrutta una delle cose che più ci affascina in natura, il vento, e ci permette di vedere il cielo e di lanciarvi figure leggere eppur variopinte e con forme di fantasia.
C’è un grande senso di libertà nell’aquilone e giocarvi è sinonimo di festa. Eppure ci può essere qualcosa in agguato. Qualcosa che, ahinoi, è anch’essa radicata nel tempo, come una piaga finora mai debellata: la guerra.
Ecco dunque che la bellezza di un aquilone, il suo essere variopinto, il suo stagliarsi nel cielo azzurro, può essere turbato da ombre sinistre: elicotteri da guerra.
L’immagine di Cecilia Strada, presidente di Emergency e degna figlia di Gino, è di una potenza evocativa davvero intensa e drammatica.
Questo contrasto mi viene di associarlo al piccolo Musafa al-Nazzal, il bambino siriano senza braccia e senza gambe, nato così menomato a causa delle armi chimiche del regime di Assad, immortalato da una foto bellissima fatta assieme al padre Munzir, ed ora in volo per l’Italia con la speranza di avere arti artificiali e prospettive di vita.
Mustafa è un bimbo-aquilone che con la sua gaiezza sta cercando di rimuovere per sempre le ombre di guerra che gli hanno segnato la nascita.
Noi tutti, nel dargli il benvenuto, non possiamo che augurargli, in tutti i sensi, un “Buon volo!”.