Lo scrittore Elias Canetti scrisse questa frase nel 1942, nel pieno della follia distruttrice della Seconda guerra mondiale. Perché si rimane attoniti, sempre, di fronte allo scatenarsi di quella tempesta irrazionale che chiamiamo guerra. Una tempesta figlia il più delle volte delle bramosie di potere di despoti, che, pur di centrare i loro obiettivi di espansione, perdendo il lume della ragione, sono capaci di provocare distruzione e morte, disinteressandosi di ogni altra considerazione umanitaria.
Si finisce pertanto col fare gli stessi errori che la Storia ci ha raccontato nella speranza di non ricadervi.
E noi europei, che pensavamo di essere ormai al sicuro, al riparo della democrazia, ci troviamo ugualmente attoniti oggi, ottant’anni dopo la frase su citata, di fronte a quello che sta capitando in Ucraina.
È difficile aggiungere altro, si rischia di diventare vittime della retorica.
Pertanto chiudo con una frase di cui non ricordo l’autore, ma che è emersa d’improvviso dal calderone della memoria, sospinta dal precipitare dei fatti:
“Quando tutto sarà mancato, quando sarà il tempo dell’ironia e dell’umiliazione, allora ci umilieremo. Adesso è il tempo dell’angoscia e della speranza.”