La guerra scatenata da Putin contro l’Ucraina ha creato scenari devastanti in quei territori alle cui popolazioni va tutta la nostra solidarietà. Purtroppo le conseguenze di questo conflitto colpiranno, o meglio hanno già colpito, tutti i settori dell’economia mondiale. Per quanto riguarda l’Italia, uno dei settori che era già in affanno nel periodo pre-pandemia è quello agro alimentare, in particolare il settore degli allevamenti che con il conflitto in corso ha visto queste difficoltà acuirsi. Le cause di questa crisi, denuncia Coldiretti, sono legate al caro benzina e alla sospensione di invio di cereali destinati all’alimentazione degli animali. Per quanto riguarda il caro benzina si avrà nell’anno in corso un aumento dei costi energetici importante. Secondo le stime di Coldiretti l’aumento della bolletta energetica, solo per le aziende agricole, sarà di circa 8 miliardi. L’aumento dei costi non sarà bilanciato dalla giusta remunerazione agli allevatori. Basti pensare al prezzo del latte pagato qualche decina di centesimi alla stalla molto al di sotto dei costi di produzione. L’altro problema da risolvere è quello del reperimento delle derrate alimentari destinate al consumo animale. La guerra ha di fatto tagliato del 10% le razioni di cibo a bovini, suini, polli perché con decisione unilaterale l’Ungheria ha sospeso l’esportazione di mais dall’Ucraina e dall’Ungheria stessa. La situazione in questo momento è drammatica perché molti allevatori per non far morire di fame gli animali li stanno macellando oppure stanno lavorando in perdita pur di nutrirli. La difficoltà a reperire alimenti per gli animali ha provocato effetti sulle forniture tanto che alcune catene di distribuzione hanno, per esempio, imposto un tetto per chi compra olio di semi di girasole, farina e zucchero.
Gli allevatori italiani sono sempre stati molto attenti al benessere dei loro animali ma questa crisi potrebbe avere conseguenze anche sullo stato sanitario delle nostre stalle. Infatti per garantire il benessere animale i nostri allevatori investono e questa voce potrebbe essere la prima ad essere eliminata con un rischio sanitario importante per i nostri allevamenti e per noi umani.
Di questo sono consapevoli i veterinari che collaborano per rendere le nostre stalle performanti ma anche per loro la crisi economica è una montagna insormontabile nel caso non si intervenga con immediatezza. In questi giorni i nostri allevatori hanno protestato a Bari per chiedere interventi subito prima di creare un danno irreversibile, perché come un domino alle proteste degli allevatori si è associato lo sciopero degli autotrasportatori che ha bloccato l’esportazione dei nostri prodotti.
Negli ultimi sette anni il settore zootecnico pugliese ha visto la chiusura di circa 440 stalle per fermare questa emorragia la Coldiretti chiede lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati dal Pnrr ed altre misure necessarie per rinegoziare il debito delle aziende agricole. Quello delle imprese agricole è un grido di dolore che non può rimanere inascoltato anche perché il fallimento di questo settore comporterebbe, inevitabilmente, il degrado delle nostre campagne. Per non parlare della qualità del cibo che arriverà, di conseguenza, sulle nostre tavole.
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