Ogni cosa è illuminata dalla luce del passato. (Jonathan Safran Foer)

A chi ha già una certa età, sarà certamente capitato almeno una volta, camminando per una strada del suo paese o del quartiere della propria città, soffermandosi in certi punti, di ricordare non quello che c’è ora, ma quello che vi era un tempo. Riemergono allora case, negozi, botteghe, officine, fornai. E poi persone, richiami, fischi, canzoni. E infine umori, colori, odore di pioggia, di salsedine, di stagioni.

Se si proseguisse in questo esercizio si scoprirebbe che tutto quanto ci passa sotto gli occhi è retroilluminato da una luce vivissima: quella di un passato – dal più recente a quello remoto – che quand’anche lo volessimo non muore mai. Un passato che non sempre è carico di nostalgia e di cose belle, ma che talvolta ha anche il tetro colore del dolore.

“Ogni cosa è illuminata” è un romanzo di Jonathan Safran Foer, da cui è tratta la frase di apertura. Da quel libro è stato realizzato un bellissimo film omonimo. Parla della ricerca delle origini di un giovane americano. Origini che risalgono all’emigrazione dall’Ucraina negli Usa dopo i tragici fatti della Seconda Guerra Mondiale.

Di questo film, che invito a recuperare e vedere, ne ho sentito parlare in occasione del Bif&st, il Festival del cinema che si sta con successo concludendo a Bari, compiendo il miracolo di riempire completamente le sale durante le proiezioni. Questo capitava sovente nel passato, ora molto più di rado. Una volta tanto la luce del passato si è riverberata anche sul presente.

E restando in tema di cinema, non posso non ricordare il titolo di un libro autobiografico del grande attore Vittorio Gassman, che sembra riassumere tutto quanto finora detto:

“Un grande avvenire dietro le spalle”.

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