La scomparsa di Piero Angela lascia un vuoto difficilmente colmabile nel mondo della cultura in generale, e in quello della cultura scientifica in particolare.
Il grande giornalista ha lavorato fino all’ultimo, perseguendo nel suo compito di divulgazione scientifica. Un compito che ha portato avanti con quell’autorevolezza che si acquisisce unanimemente sul campo, e con una chiarezza difficilmente raggiungibile dai suoi epigoni.
La frase, tra le tante, che ho voluto riportare, riassume in modo mirabile lo stretto rapporto che lega la cultura all’interesse, alla chiarezza espositiva e alla creatività.
Angela inoltre si è sempre battuto contro quel pensiero obliquo, fatto di credenze o di false ideologie, che è agli antipodi della scienza, e che purtroppo continua ad imperversare, soprattutto oggi, dal momento che diventa più difficile con il proliferare di Internet e dei social controllare le fonti di certe libere affermazioni.
Nella sua lunghissima vita si è interessato a sterminati campi del sapere, coinvolgendo sempre le personalità più autorevoli e suscitando – nello spettatore delle sue trasmissioni come nel lettore dei suoi libri – un interesse mai domo.
Soltanto un campo non è riuscito mai a sondare, come si evince dalla sua frase qui di seguito riportata, e sul quale mi piace pensare starà indagando ora, nel suo ultimo definitivo viaggio:
“Morire è un’avventura nei profondi abissi dell’inconscio e del subconscio, un viaggio verso la più lontana delle supernove e, al contempo, verso il più profondo dei fondali marini.”