In questa calda estate nella nostra regione abbiamo assistito alla proliferazione di un particolare evento culturale: il concerto all’alba. E tale iniziativa, che aveva fatto capolino in modo sporadico negli anni passati, sta avendo un notevole successo di pubblico. Per lo più i concerti sono tenuti sul litorale, per cui si assiste in contemporanea allo spettacolo del sorgere del sole sul mare, a levante.
L’alba, al contrario del tramonto – che talvolta si tinge dei colori della malinconia, essendo legato alla parola “fine” – è invece foriera di auspici per il giorno che sta per nascere, e, in senso lato, per il futuro.
La bella frase citata, che avrebbe potuto essere scritta da un poeta romantico, è invece del grande compositore e pianista Franz Listz, ad indicare lo strettissimo connubio che la musica ha con la natura.
Pur essendo un linguaggio universale alternativo alla parola, la musica ha espresso tanti capolavori che parlano degli eventi naturali. La sesta sinfonia di Beethoven, la “Pastorale”, che mette in musica l’allegro arrivo in campagna, il ruscello, il temporale e la bellissima quiete dopo la tempesta, è un esempio eclatante. Dello steso autore c’è il componimento pianistico “Al chiaro di luna” di cui esiste anche uno straordinario contraltare di Debussy.
Si potrebbe continuare ad libitum, ma consentitemi un episodio personale. Nel 1994 mi trovavo a Berlino. Erano passati quasi cinque anni dalla caduta del muro ed io avevo trovato alloggio nella parte est, che aveva ancora i segni tangibili del triste periodo della DDR: tanti palazzi di colore grigio o marrone. Vi era un autobus il “100” che faceva da pendolo dalla zona est a quella ovest.
Una mattina, di ritorno dalla parte occidentale della città, l’autobus si fermò per un problema che non capii bene. Ci fecero scendere, sicché fui costretto a tornare a piedi alla svelta. Mi aspettava la partita di un torneo di scacchi che stavo disputando ogni pomeriggio in un enorme complesso sportivo.
Pur avendo fretta, ad un tratto la mia attenzione fu carpita da un edificio che aveva un’enorme cupola. La curiosità mi fece fare una piccola deviazione. Arrivai nei pressi dello stabile e scoprii che era un Planetario. In una bacheca vicino l’ingresso c’era una locandina in cui era annunciato un concerto. Si sarebbero ascoltate le “Quattro Stagioni” di Antonio Vivaldi vedendo al contempo il planetario in azione. Benedissi lo stop dell’autobus e quella sera andai a vedere lo spettacolo. Fu straordinario: ancora adesso ho in mente lo sciame delle stelle cadenti con la musica scintillante del compositore veneziano.
Il potere evocativo della musica associato alla natura è dunque il film con effetti e affetti speciali per eccellenza che l’uomo vede e vedrà all’aperto dall’alba dell’esistenza alla notte dei tempi.