Il celebre musicista attualmente è responsabile del prestigioso archivio dell’associazione Giuseppe Piantoni
Conversano – Osvaldo Laviosa, barese di nascita e conversanese di adozione, dal 2016 collabora con l’associazione Piantoni. Lo abbiamo intervistato per parlare di bande musicali e loro valorizzazione. Ne è nata una conversazione in cui Osvaldo ci ha raccontato anche della nascita dei Folkabbestia, gruppo musicale a cui lui è molto legato.
Osvaldo, a che età hai cominciato a suonare?
Ho iniziato studiando pianoforte, teoria e solfeggio presso l’Accademia I. Civera di Bari all’età di otto anni. Dopo pochi anni abbandonati gli studi accademico-classici e ho imparato a suonare, da autodidatta, chitarra, mandolino, violino, banjo, bouzouki, charango. Amo esplorare ogni forma musicale: pop, rock, blues, classica, new age, sperimentale, d’autore, musica per matrimoni, serenate e così via, approfondendo la ricerca nel folk tradizionale in particolare quello celtico irlandese. Ho fatto parte di numerosissimi gruppi, tra i più importanti da ricordare Al Darawish, Mc & O’, Folkabbestia, Rosapaeda, Uaragniaun, Arakne mediterranea, in jam session con i Chieftains, Daniele Sepe, Ambrogio Sparagna.
Un gruppo a cui sono particolarmente legato sono i Folkabbestia nati a metà anni novanta come appendice del l gruppo Folkways. Con i Folkabbestia, ed anche grazie alla collaborazione con Luca Basso, mi sono cimentato anche come autore.
Perché cambiaste nome al gruppo?
Perché sentimmo il bisogno di mettere un nome italiano al gruppo e dopo un concerto dove suonammo benissimo, tra di noi ci dicevamo che avevamo suonato “a bestia” e scherzando cambiammo il nome al gruppo da Folkways a Folkabbesttia; infatti il 23 dicembre 1995 al centro sociale di Laterza per la prima volta ci esibimmo con questo nome che fu subito apprezzato.
Ricordi oltre al concerto di Laterza un altro concerto memorabile?
Sono molto legato alla partecipazione dei Folkabbestia ad Arezzo wave dove fummo trattati quasi da star. Noi e i Modena City Ramblers eravamo gli unici interpreti del genere folk in Italia.
Cos’è per te la musica?
Come si fa vivere senza musica? Sarebbe come togliere il companatico ad un panino e come dice il salumiere…non si vive di solo pane.
Tu adesso collabori con la Piantoni. Com’è nata questa collaborazione e di cosa ti occupi?
Tutto è nato nel 2016 quando l’allora presidente dell’associazione “Piantoni” Professor Ruggero Chiummo, mio vicino di casa, rimase colpito dall’ordine con cui avevo sistemato i CD e gli spartiti a casa mia. Mi propose di dare un’occhiata all’archivio dell’associazione. Io fui molto titubante perché non sapevo neanche di cosa si occupasse l’associazione Piantoni, ma Ruggero, che era una persona a cui era difficile dire no, mi convinse. Aprendo questi spartiti che erano ben sistemati e ben conservati dal precedente archivista, vidi che c’era tanto materiale che io non conoscevo e sentii il bisogno di sistemarli in maniera sistematica. Cominciai a sfogliare e leggere tutti i documenti creando un database da cui è facilissimo, oggi, rintracciare ogni singolo documento. Nell’archivio ho anche catalogato i vinili, CD, materiale audiovisivo. Ho impiegato circa due anni ad archiviare tutto.
Come ha intenzione l’associazione di utilizzare questo materiale?
Dunque adesso abbiamo un archivio abbastanza prezioso. Anche Il dottor Chiummo si è sempre chiesto: e adesso? Considera che abbiamo quasi tutti gli spartiti originali di Piantoni ed anche per questo motivo che il ministero ha riconosciuto l’archivio come “Luogo di particolare interesse culturale”. Questo riconoscimento è stato ottenuto prima del mio arrivo in associazione. Adesso l’idea è quella di attirare studiosi, maestri che vogliono eseguire tutti quei brani di Piantoni che non abbiamo mai visto eseguire prima.
In futuro avete intenzione di pubblicare un libro, creare un sito internet o altro?
Il sito internet attualmente dice poco. Abbiamo anche una pagina Facebook, ma è tutto in divenire perché da circa sette mesi abbiamo il nuovo presidente, Antonio Lorusso. Abbiamo tantissime idee, il sito è di secondaria importanza perchè vorremmo valorizzare l’archivio. Ci sono maestri che sono curiosi dei titoli presenti sul catalogo. Titoli che, sottolineo, sono a disposizione di tutti.
Anche musicisti rap o trapper?
Perché no, anche se bisogna sottolineare che l’associazione e la banda sono due cose diverse. L’associazione è nata nel 1985, anno in cui la banda non suonò, perché era l’anno internazionale della musica, e si approfittò di recuperare fondi per rifondare la banda. Da allora tradizionalmente l’associazione sostiene la banda Piantoni chiamata così dal 1950, anno della morte del maestro.
Del vostro lavoro chi è a conoscenza a Conversano?
Solo per il semplice passaparola molti conversanesi sono a conoscenza della presenza dell’archivio e del fatto che io sono il responsabile.
Se tu dovessi decidere una cosa da fare cosa vorresti vedere realizzare?
E’un sogno, ma vorrei eseguire le canzoni dei Folkabbestia con la banda.
Ci auguriamo che il sogno di Osvaldo Laviosa si realizzi, così come ci auguriamo che la nostra città sia valorizzata per il patrimonio storico culturale che possiede. Quello dell’archivio dell’associazione Piantoni ne è un esempio.