L’attacco alla cultura, quando a Berlino la notte del 10 maggio 1933 furono dati alle fiamme migliaia di libri

di Daniela Dibattista e Vittoria Ridolfi

Conversano – La shoah, conosciuta anche come lo sterminio di 17.000.000 di persone fra ebrei, zingari, omosessuali è l’attacco diretto nei confronti della cultura e dei diritti dell’uomo da parte dei nazisti. Fra gli attacchi alla cultura ricordiamo: la notte del 10 maggio 1933, quando vennero date alle fiamme migliaia di libri, 25.000 volumi nella sola Berlino, davanti agli occhi di esponenti politici nazisti, professori, studenti e civili; tra le opere date alle fiamme ci furono gli archivi dell’istituto per la scienza della sessualità colpevole agli occhi dei nazisti di avere posizioni liberali, i libri di autori ebrei tra cui Franz Kafka e di autori stranieri tra cui Ernest Heminghway e i libri dei massimi teorici del socialismo. La battaglia per la distruzione di ogni espressione culturale difforme avrebbe poi colpito anche l’arte e la musica considerate degeneranti.
Invece parlando di diritti dell’uomo possiamo collegarci a ciò che erano le leggi razziali, leggi emanate nel 1938, non altro che misure denigratorie nei confronti di coloro ritenuti diversi per credo ed etnia (accuse senza base scientifiche). Dopo la caduta del nazismo, abbiamo sperato che idealismi come questi potessero cessare o meglio scomparire ma ancora oggi ci ritroviamo a combattere contro questa chiusura mentale che aleggia ancora in molte persone e in molti ambiti della società civile.

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