“Giuro di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità.” Quante volte abbiamo sentito questa formula in film che ruotavano attorno a dei processi giudiziari? Innumerevoli volte. Eppure si sa che ciò che viene fuori alla sentenza è quella che si chiama verità processuale, e non è per nulla detto che corrisponda a come siano realmente andati i fatti. Il dubbio esiste sempre e non si contano i casi di errori giudiziari clamorosi. Ne cito uno famigerato: Enzo Tortora.
In queste ore in oltre 600 comuni italiani si stanno svolgendo le elezioni amministrative. Gli elettori sono stati martellati di comizi e confronti fatti in piazza, sui giornali, in tv, radio e sui social, ove si sono trovati di fronte a tanti candidati, ognuno portatore della sua verità, talvolta del tutto incompatibile con quella dei propri oppositori.
Qualcuno a questo punto potrebbe rifugiarsi nella scienza, come portatrice di verità. Ebbene, anche lì le cose non stanno così e persino la matematica non è depositaria di verità assolute. Infatti, nei primi anni del secolo scorso, il grande logico Kurt Gödel, con il suo famoso teorema di incompletezza, dimostrò che in qualsiasi teoria matematica ci saranno sempre dei teoremi di cui non si potrà mai dire se sono veri o sono falsi. Questo fece crollare per sempre il sogno di creare una teoria matematica perfetta.
Lasciando perdere altri contesti in cui la verità è oggetto di disputa, quello che viene fuori è che ogni verità ha una sua relatività, sia pure con gradi diversi di approssimazione.
Pessoa, nella frase di apertura è invece drastico: la verità è inesistente. E dato che ha scritto tale pensiero nella sua opera “Il libro dell’inquietudine” direi che non c’è da stare molto allegri. Vero?