Nel soggiorno, a un paio di passi da me, dorme mia madre. Ha sopportato così tanti inverni, tanti senza aiuto, sola con le sue tre bambine sotto le ali. E adesso che è anziana e ha bisogno di me riconosco la sua grandezza. È lei il vero eroe della nostra famiglia (Kriemhild Buhl, figlia di Hermann, conquistatore del Nanga Parbat)
Certe riflessioni sono così profonde che si prestano a commenti multipli. La frase su riportata, scritta dalla figlia di un grande alpinista austriaco Hermann Buhl, considerato tra i più grandi scalatori di tutti i tempi, sovverte le nostre considerazioni sul concetto di eroe. A detta della figlia. la vera eroina è la madre, che dopo la tragica morte del marito a soli trentadue anni, è stata costretta a portare avanti la famiglia con poche risorse a disposizione, per tanto tempo. Le vere scalate impervie sono state le sue.
La seconda riflessione è la consapevolezza della figlia di dover accudire l’anziana madre. Oggi non sempre questo è possibile, perché in molti casi i figli – quando ci sono – vivono lontano dai propri genitori. Ad aggravare la situazione c’è l’invecchiamento della società e la scarsa natalità.
In questi giorni è stato proiettato al cinema un film giapponese, “Plan 75”. È un’opera di fantascienza sociale – in realtà con uno scenario molto vicino al prossimo futuro – in cui, in un Giappone affetto da una popolazione diventata in media molto anziana, si cerca di invogliare le persone che superano i 75 anni di vita, ad aderire al “Plan 75” che prevede un accompagnamento alla fine vita attraverso l’eutanasia.
È un film molto duro, in cui persone anziane sono costrette a lavorare per mantenersi e talvolta, sono indotte ad accettare il piano suicida perché non hanno alternative. Una storia amara che fa riflettere e che, per fortuna, riesce con la scena finale a rimuovere la cappa di pessimismo che pervade lo sviluppo dei fatti. Infatti non vi è notte più nera che non preveda l’alba di un nuovo giorno.