Maky Di Maggio e l’arte di dare una seconda vita ai materiali. I suoi lavori esposti nei locali della Fondazione d’Arti in largo San Cosma

La talentuosa artista conversanese e la sua prima mostra personale. Invitata ad esporre dalla Fondazione d’Arti di Conversano a partire da sabato 29 luglio

Conversano – A partire da sabato 29 luglio (dalle 18.00 alle 21.00 di tutti i giorni e durante i weekend per tutta la  serataMaky Di Maggio, giovane artista conversanese talentuosa e originalissima, esporrà i suoi lavori nei locali della Fondazione di Comunità d’Arti in largo San Cosma, 11. Continua così la funzione della fondazione sempre alla ricerca di nuovi artisti che possano affermarsi e, soprattutto, farsi conoscere.
La venticinquenne  Maky Di Maggio rappresenta una sorpresa solo per chi non ha mai visto i suoi lavori. Laureatasi in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bari, ha proseguito gli studi ad Urbino, corso di Decorazione. “La mia ricerca artistica – precisa Maky Di Maggio –  ha mosso i primi passi attraverso la tecnica del collage, che mi ha permesso di dare una seconda vita a materiali altrimenti destinati allo scarto. In un secondo momento, mi sono approcciata anche alla poesia visiva perché ha rappresentato un perfetto connubio tra la mia ricerca artistica e la mia passione per la lettura. La lettura – conclude l’artista – e l’elemento testuale sono ricorrenti. Inseriti tramite dei gesti manuali ripetitivi e di lunga lavorazione, quali il cucito e la scrittura a mano. Il libro, nelle mie manipolazioni, perde la sua funzione di mezzo di conoscenza per diventare un  libro oggetto“.
In queste ore Maky Di Maggio è concentrata sull’allestimento della mostra nei locali della Fondazione d’Arti. Un’attività che la sta impegnando artisticamente ed anche emotivamente. Ecco cosa ci ha detto.

Per la prima volta esponi i tuoi lavori al pubblico in una mostra tutta tua. Come ti senti per questo debutto e che reazione ti aspetti da chi verrà a trovarti?
Sono molto emozionata per questa grande occasione offertami dalla Fondazione e mi auguro che il pubblico apprezzi questa tipologia di arte che coniuga il linguaggio verbale con l’estetica visiva.

Pittura, decorazione, poesia visiva, la tua proposta ti rende un’artista poliedrica e, soprattutto, originale. Se tu dovessi identificarti come artista, con quale aggettivo ti definiresti?
Eclettica e meditativa. I miei lavori, seppur legati dall’elemento della scrittura, si distinguono per le varie sfumature formali che abbracciano. Le tecniche impiegate, ripetitive e di lunga gestazione, richiamano l’essenza delle pratiche meditative orientali. Questa dimensione meditativa si riflette nella mia ricerca artistica, creando un dialogo tra espressione e contemplazione interiore. 

Nei tuoi lavori è visibile la presenza della calce. Qual è il significato di questa costante presenza?
La presenza della calce fa riecheggiare le radici e la storia della mia famiglia, soprattutto al lavoro che ha caratterizzato la vita di mio nonno e di mio padre. L’impiego di questo materiale edilizio evoca il simbolo stesso della casa e dell’intimità domestica. Al contempo, la capacità della calce di fossilizzare il libro sancisce la sua trasformazione in un oggetto compatto, durevole e non più fruibile nelle modalità tradizionali.

Dare una seconda vita agli oggetti. E’ questo il tuo modo per aiutare il pianeta a salvarsi con l’originalità della tua proposta artistica?
Il concetto di dare una seconda vita agli oggetti rappresenta una delle pietre miliari del mio lavoro. Il riciclo dei materiali, soprattutto nei collage che mi piace definire mappe, delinea una traccia del viaggio degli oggetti che popolano il nostro quotidiano e che, spesso, sfuggono all’attenzione.

Cos’è la “poesia visiva” e che libri ti piace leggere?
La poesia visiva è una corrente artistica che coniuga la parola e l’immagine. In questa fusione di linguaggi, la parola si libera dalla rigida struttura del verso, per esprimersi in diverse modalità. La parola viene trattata come immagine e l’immagine si fa parola. Le creazioni che ne derivano giocano con la tipografia, la disposizione delle parole e il libro stesso diventa materiale manipolabile. Per quanto riguarda le mie letture, prediligo i classici e la letteratura italiana del Novecento.

In un momento in cui quasi nessuno utilizza la scrittura, ci spieghi cosa ti spinge, invece, a farlo e a farne addirittura oggetto dei tuoi lavori?
La scrittura per me rappresenta una dimensione complessa e, oltre alla sua funzione comunicativa, ritengo che i segni grafici abbiano una bellezza formale rilevante. La penna si trasforma in una sorta di pennello, dove le parole si dipingono come elementi visivi. Nel profondo, si cela il desiderio di concepire parole mie ma, in assenza di ispirazione, mi diverto nel trascrivere brani altrui.

Quale deve essere il ruolo di un’artista in una comunità? Ritieni che anche nella nostra Conversano debbano esserci luoghi dove gli artisti si possano incontrare per scambiarsi opinioni! e far crescere tendenze e stili?
Penso che un’artista in una comunità dovrebbe contribuire alla costruzione di un tessuto sociale più ricco e inclusivo. Riguardo a Conversano, ritengo importante la presenza di luoghi d’incontro per favorire l’interazione creativa e per la creazione di un terreno fertile per l’emergere di linguaggi artistici.

Ci racconti come si sono combinate le coincidenze per le quali esporrai nei locali della Fondazione d’Arti?
L’esposizione nel locale della Fondazione d’Arti mi è stata proposta dal dottor Mastropasqua che conosceva i miei lavori e che ringrazio per aver creduto in me.

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