– Ce la caveremo, vero, papà? – Sì. Ce la caveremo. – E non succederà niente di male? – Esatto. – Perché noi portiamo il fuoco. – Sì. Perché noi portiamo il fuoco (Cormac McCarthy, La strada)
Poco più di un mese fa è scomparso il grande scrittore americano Cormac McCarthy. Uno dei suoi romanzi più significativi, “La strada”, vede i due protagonisti, un padre e un figlio, farsi strada in uno scenario apocalittico in cui il mondo è diventato un paesaggio brullo, freddo e nebbioso, in cui tutto è devastazione, non si sa bene a seguito di quale evento catastrofico.
A questo scenario sconsolante ho pensato quando in questi giorni il nostro Sud è stato travolto in alcune zone da incendi devastanti, favoriti da un clima che ha visto le temperature salire fino a raggiungere punte record.
Ormai ci sono pochi dubbi nell’indicarci che questi fenomeni sono figli di mutazioni climatiche indotte dall’uomo e dalla sua scarsa prevenzione verso il degrado dell’ambiente naturale in cui vive.
Il fuoco dunque, finisce per essere uno dei simboli più drammatici dell’apocalisse. Ecco perché bisogna invertire il prima possibile questa tendenza, avviando tutte le iniziative a lungo respiro, atte a riportare la situazione verso un ritrovato equilibrio termico.
Non sarà facile, ma, tornando al fuoco e rileggendo la frase iniziale, dobbiamo tenerlo sotto controllo e considerare che esso ha anche una forte valenza simbolica, nota fin dalla notte dei tempi, quando fu scoperto dai nostri antenati. Il fuoco dentro di noi alimenta da sempre la fiamma della speranza.