Bagno di folla e una promessa del maestro Muti: “Se avrò la possibilità di tornare voglio tutte le bande insieme”

L’intervento del maestro Riccardo Muti in una Cattedrale scintillante luminosa e accogliente, ha aperto degli squarci  interessanti per la cultura, per la musica e, in special modo, per le bande e i musicisti. Al cui mondo la Regione Puglia, con l’impegno sostanziale del consigliere regionale Donato Metallo e della commissione consiliare che presiede, ha voluto riconoscere una dignità il più delle volte calpestata e quasi mai riconosciuta. Oggi in Cattedrale ha parlato di musica e cultura uno dei monumenti nazionali di cui l’Italia va fiera: il maestro Riccardo Muti che ha vissuto fino ai suoi 17 anni a Molfetta, paese del suo papà. Una “pugliesità” emersa prepotentemente con un intervento di venti minuti che ha ammaliato i presenti, non solo le prime file occupate dalle istituzioni, ma soprattutto il presidente della regione Puglia Michele Emiliano e il sindaco di Conversano Giuseppe Lovascio che gli sedevano accanto. Un intervento impregnato anche di citazioni “dialettali” molfettesi pronunciate con un orgoglio tale da coinvolgere l’intero uditorio.
Ma sono almeno quattro i messaggi che, attraverso il maestro Muti, partono dalla città di Conversano al mondo della politica nazionale e delle bande:
1) “Basta a chiamarle ‘bande da giro‘, ha detto il maestro – dobbiamo definirle semplicemente – ‘Bande musicali‘;
2) Riferirò al ministro Sangiuliano, non appena ne avrò la possibilità, di mutuare a livello nazionale la leggere regionale pugliese unica in Italia;
3) “Ho partecipato a visto suonare insieme anche figli di famiglie che vivevano forti contrasti. E’ la dimostrazione che la musica unisce anche in quei territori difficili“;
4) “Se avrò la possibilità di tornare, voglio tutte le bande insieme” (rispondendo ad una precisa domanda del direttore di Telenorba Enzo Magistà che gli aveva espressamente chiesto di tornare tra un anno, questa volta a dirigere le bande, ndr).
Quattro capisaldi per il futuro di un mondo su cui accendere i riflettori sarà difficile ma che ha visto partire dalla città di Conversano segnali inequivocabili da una persona, insieme a tante comunità, che continua ad incantare in tutti i teatri del mondo. L’endorsement di Muti alle bande è datato; da tempo il maestro ripete a tutti che costituiscono un patrimonio inestimabile e ha sempre fatto riferimento alle marce funebri che in alcuni momenti della sua vita professionale lo hanno ispirato prima di grandi concerti: “Le ascoltavo poco prima di esibirmi con la mia orchestra“, è stata la sua confessione perché – ha aggiunto – non l’avevo mai detto prima“.
Assoluto mattatore, il maestro Muti in queste sue apparizioni in città, nelle ultime ore, si è distinto per umanità, modestia e allegria. Ha voluto incontrare le persone e non si è sottratto a selfie e breve scambio di battute con chiunque. Tra la folla e i musicisti è sembrato essere a suo agio. Oggi le bande hanno saputo, e non tutti nell’ambiente lo sapevano, di avere un grande alleato nel più grande direttore d’orchestra vivente.
Gli impegni presi dal direttore del Dipartimento della Cultura della Regione Puglia Aldo Patruno, dal presidente della regione Puglia Michele Emiliano, dal consigliere regionale Donato Metallo, sollecitati da don Felice Di Palma e dallo stesso maestro Muti a continuare e non fermarsi a questa iniziativa spot, lasciano presagire che l’approvazione della legge del maggio scorso in consiglio regionale è solo l’inizio per azioni che dovranno alimentare un interesse sempre più forte per la creazione di musei, banche dati, materiali, scuole e “case” per i musicisti.
Sono queste le priorità a cui le istituzioni devono dare risposte; lo stanziamento di 500mila euro per finanziare la legge regionale possono solo essere l’inizio. Ma da Conversano sembra partita la rincorsa per riportare al centro dell’attenzione regionale, e anche nazionale, la “banda musicale” e non la “banda da giro“.
La firma del maestro Riccardo Muti in calce alla legge regionale va ben oltre il suo significato simbolico. Rappresenta, o potrebbe rappresentare, la svolta per le nuove generazioni di musicisti che continuano a formarsi alla scuola delle bande.

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