Contrada Martucci, il parere dei cittadini sul futuro della discarica che sembra non interessare più l’intera popolazione

Maria Giovanni Sabatelli, Klisi Mirashi, Tina Pace, Giuseppe Valerio e Giusi Bello hanno risposto alle domande di Oggiconversano.it

Le  nostre domande sulla situazione del sito di contrada Martucci, hanno riguardato i tecnici, uomini della chiesa e delle istituzioni. Le opinioni “scientifiche” espresse dai primi e l’attenzione dei lettori di Oggiconversano.it per le loro delucidazioni, hanno dimostrata che sul tema c’è ancora “fame di conoscenza”.  La determinazione delle parole pronunciate da don Felice Di Palma, invece, ha dimostrato quanto la passione e la schiettezza rappresentino ancora un valore essenziale per la difesa del territorio. Per stimolare e continuare un dibattito serio e più completo, abbiamo ascoltato il parere di alcuni cittadini che, sembra, abbiano un po’ abbandonato l’attenzione su contrada Martucci lasciando solo agli addetti ai lavori un dibattito mostratosi il più delle volte privo di idee e prospettive.
Alle domande ci hanno risposto in cinque: Maria Giovanni Sabatelli (medico); Klisi Mirashi (studente), Tina Pace (insegnante), Giuseppe Valerio (lead buyer); Giusi Bello, (operaia).
Giusi Bello ha voluto invece darci una propria opinione: “Come sapete io non sono di Conversano e della discarica Martucci ne so poco. Le mie esili informazioni mi portano a pensare che nel tempo la discarica è diventata un problema per il paese, forse bonificare l’area è la migliore soluzione.

La discarica Martucci nel corso degli anni cosa ha portato al nostro territorio?
Mirashi: “Premesso che non ero a conoscenza dei rischi provocati dalla discarica di contrada Martucci, penso in base anche alle informazioni che ho letto tramite Oggiconversano.it, che negli anni ha solo portato all’aumento di emissioni di sostanze tossiche pericolose, sia per l’uomo che per l’agricoltura. I danni sono anche dovuti al fatto che contrada Martucci non è un sito idoneo.
Sabatelli: Inquinamento e degrado.
Valerio: Inquinamento delle falde acquifere.
Pace: Credo che la discarica Martucci abbia portato nel corso degli anni solo  inquinamento a discapito del territorio a della  salute di tutti i cittadini.

L’area di contrada Martucci deve essere bonificata oppure potrebbe continuare ad essere usata come area per lo smaltimento dei rifiuti?
Mirashi: Penso che l’area debba essere bonificata.
Sabatelli: Bonificata.
Valerio: Deve cessare di funzionare.
Pace: Penso che la discarica Martucci andrebbe definitivamente chiusa e che il territorio interessato andrebbe risanato, se è ancora possibile… so che ormai inquinamento riguarda anche le falde acquifere dalle quali viene prelevata l’ acqua per l’ irrigazione dei campi.

Come utilizzereste quell’area anziché come discarica?
Mirashi: Potrebbe diventare ad esempio un centro energetico fotovoltaico, portando così a salvare sia l’ambiente che la nostra salute vivendo in tal modo in armonia con l’ambiente.
Sabatelli:
Inceneritore termovalorizzato.
Valerio: Area boschiva.
Pace: Sarebbe bello utilizzare l’area della discarica per produrre energia “pulita” o per creare un parco a tema.

Il campione di cittadini che abbiamo ascoltato non è statisticamente rilevante ma denota il fatto che il dibattito vero in città si è esaurito da tempo e i cittadini, se stimolati, potrebbero pronunciarsi e dare idee e soluzioni ad un problema tanto antico quanto attuale. A parlare di ambiente e discarica Martucci sono rimasti in pochi, oltre quelli che da anni ripetono la litania di sempre senza apportare alcun contributo alla causa e ripetendo i soliti luoghi comuni. Le forze politiche, eccetto il PSI che ha dedicato un convegno nei giorni scorsi di cui Oggiconversano.it ha dato conto, sono praticamente sparite come se quello ambientale sia un problema residuale.
Sono ormai poche le voci che si levano per affrontare il problema del ciclo dei rifiuti con cognizione di causa. Il rischio è di ritrovarsi tra non molto di fronte a decisioni calate dall’alto senza avere un fronte popolare pronto a dire la propria e proporre soluzioni alternative. Perché, è chiaro da tempo, la volontà dei decisori è quella di riaprire le vasche A e B all’esercizio, così come nel più classico dei modi. E tutti sappiamo quanto, in questo momento storico, sia importante la transizione ecologica e la possibilità di avere una visione generale sul territorio. Si rischia di rimanere ancorati ad una ulteriore forzatura che dura dal 1982. E ad una decisione che è sempre quella nonostante i 41 anni passati. Come se la ricetta per la risoluzione del ciclo dei rifiuti in questa città sia sempre la stessa che non considera i cambiamenti, quelli climatici e quelli della conoscenza.

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