“Quando tutto è (o sembra) eccezionale, vuol dire che nulla è eccezionale ma normale avvicendarsi delle stagioni, delle generazioni, del pendolo che scandisce gli attimi del tempo” (Eugenio Scalfari)

In questi cent’anni tutto è stato eccezionale, dal motore a scoppio alle stazioni spaziali, dall’elettricità ai chip informatici. Tutto è stato mutante ma al tempo stesso immobile. I barbari hanno viaggiato con noi dentro di noi e noi con loro dentro di loro. Così è stato sempre e sempre sarà. Quando tutto è (o sembra) eccezionale, vuol dire che nulla è eccezionale ma normale avvicendarsi delle stagioni, delle generazioni, del pendolo che scandisce gli attimi del tempo (Eugenio Scalfari)

Sono sempre stato molto attratto dalla dinamica tra essere e divenire, o divenire ed essere, a seconda di cosa vogliamo mettere in maggiore evidenza tra due caratteristiche ineluttabili del genere umano, ma in realtà estendibili a tutto l’universo mondo, dal Big Bang ai nostri giorni.

E questa riflessione del giornalista e scrittore Eugenio Scalfari sul secolo passato ne è un esempio autorevole e profondo.

Ciò che traspare dalle sue parole è che nonostante l’ultimo secolo completato sia stato attraversato da mutamenti notevolissimi (oggi si dovrebbe aggiungere lo strepitoso e preoccupante sviluppo delle tecniche di Intelligenza Artificiale, che vide gli albori poco dopo la metà del Novecento), l’essenza dell’uomo non sembra essere minimamente intaccata, e il fluire delle stagioni è pari a quello stesso fluire per l’uomo dell’età della pietra.

Sarebbe come dire che la problematicità del nostro vivere come persone ci rende uguali e ci renderà uguali ai nostri simili per tutta la durata dell’umanità.

Forse ho forzato non poco il pensiero scalfariano, ma il recente ennesimo passaggio di stagione, col solstizio d’estate e la sua inquietante contraddizione di aprirci alla stagione più bella e al contempo vedere cominciare la giornata accorciarsi, ha prodotto questo sassolino, pronto ad infrangersi di fronte alla prima onda del dubbio che di certo ingenererà in più di un lettore.

Ma i pensieri meridiani hanno sempre bisogno di pensieri paralleli per orientarci meglio nella cartografia del globo terracqueo del nostro vivere.

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