Un’indagine promossa dall’associazione Demos Conversano Aps a cui hanno aderito cinque comuni (Conversano, Mola di Bari, Noicattaro, Polignano a Mare e Rutigliano) e l’associazione nazionale Labsus.
Un’indagine che ha riguardato la partecipazione di cittadini e imprese e che ha restituito una fotografia di quelle che sono le criticità e le potenziali opportunità di una comunità riguardante un territorio vasto con oltre 100mila abitanti. Tanti gli spunti offerti da questo lavoro che ci riporta con i piedi per terra soprattutto se analizziamo i dati emersi nel settore della ristorazione e turistico che restituisce una situazione preoccupante di lavoro povero.
L’indagine del Forum Lavoro Imprese è stata condotta nei Comuni di Conversano, Mola di Bari, Noicattaro, Polignano a Mare e Rutigliano. Si tratta di un territorio con circa 73 mila persone in età lavorativa; applicando il tasso di inattività Istat della provincia di Bari, il numero di persone attive sul mercato del lavoro può essere stimato in misura pari a circa 43 mila.
I questionari sono stati aperti alla compilazione online dal 2 marzo al 31 maggio 2024; vi hanno partecipato 573 tra lavoratori/trici e disoccupati/e e 98 titolari di impresa per un totale di 671 persone intervistate. Considerando poi che 197 persone hanno partecipato all’indagine per genitori, il totale dei questionari compilati raggiunge quota 868. La partecipazione è disomogenea a livello comunale: si va dai 238 partecipanti a Conversano fino ai 41 di Rutigliano.
Guardando i dati principali sui partecipanti all’indagine, particolare interesse verso il progetto si riscontra da parte delle donne (che raggiungono il 62% nel questionari per genitori), e della popolazione giovanile, poiché nel questionario lavoratori/trici oltre il 51% dei rispondenti è under 35. Inoltre, sempre nel questionario lavoratori/trici risulta rilevante il tasso di istruzione terziaria: la quota di persone con almeno una laurea triennale è pari a quasi il 40% dei rispondenti.
Focus occupati/e
La maggioranza relativa degli occupati intervistati opera nella pubblica amministrazione. Il settore privato maggiormente rappresentato è quello della ristorazione e turismo. Scarso, invece, l’interesse da parte del mondo agricolo, malgrado si tratti di un settore a cui è legata una quota rilevante dell’economia territoriale.
Dalle risposte sui redditi percepiti emerge un’alta percentuale concentrata nelle fasce più basse, mostrando un’alta incidenza di lavoro povero nonostante quasi il 73% dichiari di avere un impiego full time. Questo fa pensare alla preoccupante presenza di fenomeni quali i bassi salari orari e le irregolarità contrattuali. Inoltre, ricordando il dato sull’alta percentuale di laureati, meriterebbero di essere approfonditi ulteriori fenomeni quali la sovra-istruzione e il sotto-inquadramento.
Focus disoccupati/e
Anche tra le persone disoccupate, il principale settore di interesse nella ricerca di un lavoro è la pubblica amministrazione. I settori privati mostrano invece dati abbastanza vicini tra di loro, a dimostrazione di come le aspirazioni di chi cerca un impiego nel nostro territorio siano particolarmente variegate e non riassumibili in poche “vocazioni territoriali”. Ciononostante appare degno di rilievo l’interesse verso il settore Servizi alle famiglie e alle imprese e Cultura, sport e spettacolo. Sono comparti nei quali è significativo l’intervento delle politiche comunali. In particolare, se nel settore culturale risulta lavorare appena l’1,82% degli occupati, tra i disoccupati, invece, oltre l’8% cerca opportunità in quel settore. Questi dati fanno pensare a un importante potenziale inespresso, oltre all’assenza di riconoscimento delle professionalità coinvolte, problema che potrebbe essere affrontato legando le politiche del lavoro a quelle culturali. Di contro, appare piuttosto basso l’interesse verso la ristorazione e il turismo (sotto il 5%), specialmente se confrontato con l’importante crescita vissuta dal settore dal lato della domanda.
Molto preoccupanti appaiono i dati sulla durata della disoccupazione. In più del 50% dei casi si tratta di una condizione che dura almeno da sei mesi. La maggior parte dei disoccupati, inoltre, risulta, durante il periodo di disoccupazione, non coperta da misure di sostegno al reddito e incentivo all’attivazione lavorativa. Quelli che hanno beneficiato di strumenti nazionali o regionali sono poco più di un terzo. Segno che l’eventuale disincentivo all’attivazione non può imputarsi all’asserita generosità dei sussidi.
Focus imprese
I dati sulle imprese mostrano un’interesse verso il progetto ottenuto soprattutto da parte del settore terziario. Infatti oltre il 23% dichiara di operare nella ristorazione e nel turismo, e un ulteriore 16% fa parte del commercio. Appaiono tuttavia poco presenti il cosiddetto terziario avanzato e il comparto culturale. Sul piano dimensionale, si tratta soprattutto di micro-imprese: indicativa la percentuale di aziende che non superano i 50 mila euro di fatturato (40%) e di ditte senza dipendenti (25%).
Dal punto di vista delle prospettive assunzionali, quasi il 44% sostiene di essere pronto ad assumere nuovo personale o a ingaggiare collaboratori autonomi, ma solo il 14,6% del totale lo farà con contratti a tempo indeterminato. Estremamente limitata, invece, la percentuale di aziende che prevedono licenziamenti o riduzioni di personale.
Malgrado quasi il 44% delle aziende dichiari una situazione migliorata rispetto all’anno precedente, il giudizio verso i canali di comunicazione con i Comuni è molto critico. Quasi il 70% delle imprese coinvolte si definisce per niente o poco contenta. Inoltre, le imprese continuano a essere poco propense a utilizzare i canali ufficiali per le ricerche di personale. Al punto che nessuna di esse ha scelto il servizio Porta Futuro (presente solo in alcuni dei Comuni coinvolti nell’indagine), mentre poco più del 5% si è rivolta a un centro per l’impiego.
Focus genitori
Il questionario genitori ha ottenuto un importante interesse da parte di lavoratori e lavoratrici dipendenti, categoria che costituisce quasi il 65% dei rispondenti. Oltre il 72% dei partecipanti totali dichiara di aver avuto difficoltà nella conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, ma solo il 35,5% dice di essere stato costretto a intraprendere un’azione come lasciare il lavoro, cambiarlo o passare al part time.
Dal punto di vista dei servizi dei quali si è beneficiato, prevale l’asilo nido. Tuttavia, più della metà sostiene di non aver beneficiato di nessun servizio, il che fa pensare che buona parte dei bisogni di conciliazione siano compensati dal cosiddetto “welfare famigliare”.
Alle aziende i genitori chiedono soprattutto flessibilità e maggiori permessi. Minore interesse è riscontrato dalle nursery aziendali.
Proposte
A margine del questionario è stato chiesto agli intervistati di suggerire interventi di policy alle amministrazioni dei Comuni coinvolti. Tra gli occupati, prevale nettamente la richiesta di una riduzione dell’imposta sul reddito da lavoro. L‘Irpef comunale, pur avendo un impatto molto limitato sul reddito dei contribuenti, sembra comunque particolarmente sgradita. Circostanza che potrebbe indicare anche l’esigenza di una maggiore trasparenza da parte dei Comuni in tema di bilancio pubblico e utilizzo dei proventi di tale imposta. Importante anche la richiesta di sostegni economici da parte degli occupati, a dimostrazione che la questione principale resta quella salariale.
Tra i disoccupati, invece, prevale la richiesta di servizi di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, seguita a poca distanza dalla richiesta di maggiori investimenti per accrescere le opportunità di lavoro nei settori di interesse. Risulta poi degna di nota un’evidenza: la richiesta di sostegni al reddito ottiene più successo tra gli occupati che tra i disoccupati. Nelle risposte aperte, vi sono disoccupati che hanno posto il tema dell’assistenza psicologica da destinare a chi cerca lavoro.
Tra le imprese, assume grande rilevanza la richiesta relativa alla progettazione urbanistica delle zone produttive: tra quelle che chiedono di migliorarle e quelle che chiedono di crearne di nuove si raggiunge quasi il 30%. Importante poi la richiesta di incentivi per le assunzioni e sportelli di consulenza per finanziamenti. Preoccupante, invece, la scarsa richiesta di incentivi per la transizione ecologica e digitale. Dato che rischia di rivelare un’attenzione ancora troppo bassa verso gli investimenti in sostenibilità e innovazione.
Tra le proposte suggerite dai genitori, prevale nettamente quella per bonus baby sitter, che infatti risulta un servizio di cui hanno beneficiato in pochi. Al secondo posto la richiesta di aumentare posti nell’asilo nido.