Conversano, dai 180 ai 240 giorni per un permesso di costruire…e lo sportello unico per le imprese da mesi aspetta un tecnico

Ci sono argomenti tanto importanti e fondamentali per l’economia della città, quanto colpevolmente assenti dal dibattito pubblico tutto concentrato solo sugli eventi culturali. Uno di questi è sicuramente il settore dell’edilizia privata e della capacità della pubblica amministrazione di dare risposte, in tempi brevi e certi, alle istanze dei cittadini inoltrate agli uffici comunali, di solito tramite i tecnici.

Mediamente il tempo che passa tra l’istanza di un tecnico che protocolla e invia il cosiddetto Pdc (permesso di costruire) e la risposta definitiva dell’ufficio tecnico è di 6/8 mesi. Un tempo di attesa infinito che varia dai 180 ai 240 giorni, con punte di 365 giorni per l’approvazione di alcuni progetti più complessi o con qualche intoppo o necessità di integrazioni documentali.

Un problema che “impatta” con l’economia, con l’attesa di artigiani e maestranze, con la impossibilità per i cittadini interessati di programmare gli interventi e relative risorse economiche necessarie. Non sono pochi i cittadini e tecnici che lamentano, senza a volte trovare giustificazioni plausibili, i ritardi della macchina amministrativa: “si aspetta troppo tempo per ricevere le risposte e non sempre i problemi sono legati alla mole di lavoro degli uffici, bensì all’organizzazione del servizio“.

Bisogna dire che gli uffici tecnici sono oberati di incombenze, devono sovrintendere a più compiti e funzioni. E vale anche per l’ufficio tecnico di Conversano. Ma ci sono alcuni aspetti da sottolineare: il primo è legato all’incapacità organizzativa che dovrebbe essere appannaggio dei responsabili tecnici, il secondo alla scarsa tensione che gli attuali decisori politici di settore riversano sulla riorganizzazione per la riduzione dei tempi. Sembra di essere di fronte, per similitudine, alla questione riguardante le liste d’attesa in campo sanitario. E l’Italia, Conversano inclusa, sembra veleggiare verso le lunghe e faticose attese, vuoi per una visita di controllo del proprio corpo, vuoi perché si è deciso di costruire un’abitazione. Bisogna sempre e solo aspettare, qualcuno direbbe “Vita…Lenta”.

Ma non è solo il permesso di costruire (Pdc) a rappresentare un problema che coinvolge la vita, il lavoro e gli investimenti di migliaia di persone. Ce n’è un altro di problema che riguarda un tipo di comunicazione fatta dai tecnici, per conto di cittadini, che nella stragrande maggioranza dei casi non riceve risposte immediate dagli uffici. La presentazione della SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) – si presenta nei casi di manutenzione straordinaria delle parti strutturali di un immobile – o della CILA (comunicazione di inizio lavori asseverata), – si presenta nei casi di intervento su parti non strutturali di un immobile – che godono dell’istituto del silenzio assenso rimangono senza alcun controllo. I tecnici presentano le istanze e gli uffici, vuoi per la mole di lavoro e vuoi per le motivazioni che abbiamo citato innanzi, non rispondono e il più delle volte non riescono nemmeno a controllare a campione ciò che succede sul territorio.

E ci sono casi, come quello di un comune limitrofo al nostro, dove il Tar (tribunale amministrativo regionale) ha legittimato un’opera abusiva fatta perché gli uffici comunali non avevano visto la pratica per oltre un anno. Quando il vicino di casa ha fatto la denuncia e lo stesso Comune ha sospeso la SCIA, il TAR ha dato torto al Comune dicendo che ormai era troppo tardi. E tante altre sono le sentenze in tal senso. Immaginiamo per un solo attimo quante sarebbero le porcherie che si potrebbero consumare nel caso di persone senza scrupoli che farebbero di tutto per far dimenticare le pratiche nei cassetti.

Nella nostra città, al momento, non si intravede la soluzione a questo problema, anzi peggio non se ne parla e la pubblica amministrazione non ne scorge nemmeno la gravità. E, naturalmente, non corre ai ripari o non lavora per organizzare al meglio gli uffici. Compito che spetta alla politica per una parte, agli stessi responsabili di area per l’altra.

Per non parlare, infine, di un altro strumento essenziale per l’economia della città: il Suap (Sportello Unico per le attività produttive). A Conversano il Suap è stato internalizzato (prima del 1 gennaio 2024 il nostro comune aderiva ad un consorzio di comuni che aveva sede ad Altamura) e attualmente è “governato” dall’area delle Attività Produttive. Al Suap tutti fanno istanza, da coloro che devono richiedere l’occupazione di spazio pubblico a coloro che devono organizzare un evento in piazza. Ma c’è anche una parte consistente che riguarda l’edilizia. E dal 1 gennaio scorso il nostro Suap non ha nel proprio organico un tecnico…un pò come se un medico aprisse una gelateria. E, comunque, per quanto riguarda la parte “non edilizia” l’area delle attività produttive riesce, con notevoli sforzi, a soddisfare le istanze. Il tutto rallenta, però, quando entra in campo l’istanza di carattere edilizio, per le considerazioni già fatte. E considerando che il Suap, nella sua accezione primaria, ha il compito di facilitare e snellire le pratiche per gli insediamenti produttivi, non è difficile asserire che anche qui si crea la fila, si accumulano i ritardi. E gli investimenti “rimangono a guardare“. E in questo caso non perché gli uffici non si organizzano, ma semplicemente perché non hanno al proprio interno la figura di almeno un tecnico (geometra, ingegnere o architetto che sia).

Per sopperire a questa mancanza l’amministrazione comunale di Conversano (sembra che siano due gli assessori che stanno insistendo in questa direzione, e non con delega all’Urbanistica), avrebbero individuato un tecnico che lavora in altro comune limitrofo. Ma l’inghippo è legato ad uno scambio di personale: un tecnico che lavora nel Comune di Gioia del Colle verrebbe a Conversano con destinazione Suap, una amministrativa che lavora nel Comune di Conversano andrebbe a Gioia del Colle. Scambio alla pari, ma pare che non si possa fare e i comuni stanno chiedendo pareri qualificati all’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni). La questione è in piedi da mesi e la volontà di una parte dell’amministrazione comunale è di portare a Conversano non “un” tecnico per il Suap ma “quel” tecnico. E su questa diatriba, tutta interna, ad attendere rimangono i cittadini e/o gli imprenditori, ormai da mesi.

Sembra che queste vicende, non presenti nel dibattito pubblico, non interessino i partiti e le parti sociali come i sindacati e le associazioni. E sembra che non interessino nemmeno tanto i consiglieri comunali, o, quantomeno, non a tutti.
Non sarebbe l’ora di costruire una scala di priorità che veda al primo posto tutte quelle procedure e strumenti che creerebbero lavoro e opportunità? Può un’amministrazione comunale pensare solo all’aspetto ludico tralasciando nella confusione interi pezzi della società che produce e crea opportunità di lavoro?
E può l’amministrazione comunale, o una sua parte come sembra, perdere sette mesi di tempo senza scegliere un tecnico da destinare allo sportello unico che dovrebbe facilitare gli insediamenti nel nostro territorio e dare a chi già ci lavora negli uffici un supporto così essenziale?
Le domande sono retoriche ma il tempo passa e la fila, ingrossandosi, si allunga.

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