C’è una guerra reale con migliaia e migliaia di vittime e ce n’è un’altra virtuale, quella che sui social network e nel web vede contrapposti i sostenitori di Israele e quelli pro Palestina. Le fake news abbondano e la storia di questo conflitto è continuamente sottoposta a falsificazioni e strumentalizzazioni. È tempo di un “Fact Checking” che faccia finalmente chiarezza sulla questione. (Arturo Marzano, “Questa terra è nostra da sempre – Israele e Palestina”)
In questi giorni sta avendo corso “Lector in fabula” il sempre interessante festival culturale europeo, giunto felicemente alla ventesima edizione, che vede tante iniziative svilupparsi nell’arco di un’intera settimana.
Ci sono stato giorni addietro e, spinto dalla drammatica recrudescenza del conflitto arabo-israeliano, non ho voluto perdermi la presentazione del libro su citato.
L’autore Arturo Marzano è docente associato di Storia e istituzioni dell’Asia all’Università di Pisa. Ma soprattutto è una persona che studia da trent’anni il conflitto tra Israele e Palestina, e ha vissuto per anni in entrambi i territori, ricoprendo incarichi vari, compreso quello di cooperante internazionale in Palestina.
A fargli da interlocutore è stato Giuseppe Laterza la cui casa editrice continua a sfornare saggi interessanti.
La frase su citata l’ho presa in realtà dalla quarta di copertina, perché il libro, appena acquistato, deve essere ancora letto.
Senza dunque entrare troppo nel merito e provando un po’ a generalizzare, bisogna dire che oggi il composto combinato di semplificazioni e falsificazioni fatte tramite il web finisce con il ridurre questioni spinose e complesse ad una disputa tra “tifoserie”, quando in realtà – come ben detto durante il dibattito – bisognerebbe cercare di conoscere più a fondo l’enorme intrico che avviene in Medio Oriente, con attenta verifica dei fatti, unico modo per cercare di individuare una possibile via di uscita.
Per la cronaca, l’autore ha voluto manifestare alla fine, nonostante tutto, un suo ottimismo ostinato, certo non a breve scadenza, andando a lavorare sui diritti comuni e non sul desiderio di reciproco annientamento. Un ottimismo della volontà fatta da uomini di buona volontà.