“…Lo straniero dimorante tra di voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi” (Bibbia, libro sacro del Levitico, 19,33-34)

Quando uno straniero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Lo straniero dimorante tra di voi lo tratterete come colui che è nato tra di voi. Tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati stranieri in terra d’Egitto (Bibbia, libro sacro del Levitico, 19,33-34)

Ho letto questa frase qualche mese fa. Mi colpì profondamente. Nelle pagine di un testo sacro, la Bibbia, che risale a millenni or sono, sono celate delle parole che sembrano di un’attualità sorprendente, e prescindono anche dalla stretta osservanza religiosa, slanciandosi verso una morale universale.

Prima di pubblicarla ho atteso che vi fosse un fatto di cronaca che potesse farne da aggancio. Quanto sta succedendo in questi giorni nelle acque del basso Adriatico, con l’andirivieni di poche decine di stranieri tra Italia e Albania, credo faccia al caso nostro.

Nelle parole bibliche, lucide, chiare e perentorie, si raccomanda di trattare lo straniero come se fosse uno di noi, perché l’umanità è una, e bisognerebbe rifuggire da qualsiasi intento discriminatorio dando priorità ad una sola azione: l’accoglienza.

Ma la frase non si ferma qui. Ricorda che il popolo ebraico fu esso stesso straniero in terra d’Egitto, trovandosi pertanto nelle stesse condizioni di questi stranieri capitati ora nella loro terra natia.

Viene facile a questo punto fare il riferimento ai milioni di italiani che sono emigrati sin dall’Ottocento sulle terre americane per stringenti esigenze economiche, sperando di trovare colà nuove possibilità di vivere una vita dignitosa.

Rifuggendo da qualsiasi intento politico, che esula da questa rubrica, chiuderei con una battuta: quando si ha a che fare con gli stranieri bisogna evitare effetti stranianti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *