L’associazione Atletica Conversano, per il 6 Novembre ha organizzato il convegno “Sport è inclusione- realtà intorno a noi”. Il convegno affronterà il tema dello sport come veicolo d’inclusione per le persone con disabilità ed infatti, provocatoriamente, la “e” inserita nel titolo è verbo e non congiunzione. La sala convegni del castello di Conversano ospiterà l’incontro previsto per le 18.00.
Matteo Trovisi pratica più sport (nuoto, corsa, bici e triathlon ) e si può definire un “intellettuale” essendosi nella sua vita cimentato con il teatro, avendo organizzato eventi culturali “indimenticabili” negli anni ‘80 ed essendosi cimentato con pubblicazioni.
E’ consigliere FISPES (Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali) per l’Atletica Conversano.
Gli abbiamo rivolto volentieri alcune domande.
Che risultati speri possa portare Il convegno “Sport è integrazione” del 6 novembre a Conversano?
L’obiettivo del convegno di mercoledì 6 novembre non è quello di dimostrare quanto siamo bravi e/o buoni, ma di informare le persone con fragilità e problematiche fisiche e cognitive di quanto lo sport possa migliorare lo stato psicofisico di ognuno. Mostrare che questa non è utopia, ma concreta realtà, realizzata e realizzabile anche qui da noi, tanto è vero che ci sono delle persone con disabilità che praticano sport in contesti associativi locali o di paesi limitrofi.
Perché un convegno con questo tema?
Nel tema del convegno la parola sport non è legata a quella di inclusione con la congiunzione e, ma con il verbo essere, perché riteniamo che lo sport è quanto di più inclusivo possa esserci. In alcuni sport, come il Baskin, addirittura non esistono differenze tra sesso, età o stato psico fisico, ma si gareggia tutti assieme ed ognuno è importante per portare la squadra alla vittoria. Quindi possiamo dire che lo sport è addirittura un passo più avanti nell’inclusione rispetto alla società. Lo sport integrato e paralimpico sta coniugando l’idea che abbiamo accarezzato non molto tempo fa, che non ci si salva da soli, ma ognuno è indispensabile, una risorsa, uno stimolo di crescita per tutti.
A che punto siamo a Conversano e più in generale in Italia con le politiche d’integrazione con le persone che hanno disabilità?
A Conversano sicuramente dei passi in avanti ci sono stati, ma mi sembra che da un po’ di tempo ci si sia un po’ adagiati. L’impulso che alle soglie del 2000 i piani sociali di zona hanno dato, con una partecipazione più ampia ai processi decisionali e la creazione di servizi prima inesistenti, sembra essersi esaurito. La qualità poi è sempre una chimera e soprattutto quando le situazioni sono più complesse il peso ricade, come in passato, sempre sulle famiglie. Ma voglio essere fiducioso e sperare che magari con lo sviluppo delle tecnologie e soprattutto di una coscienza attenta ai bisogni degli ultimi, si possa fare qualcosina in più.
Attraverso l’integrazione nello Sport si possono aprire anche altri scenari come l’integrazione lavorativa, nella vita sociale?
Sul tema dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, sono state scritte pagine bellissime e prodotto leggi all’avanguardia, ma sui risultati è meglio stendere un pietoso velo. Non c’è niente, non si fa nulla, neppure per multare chi non rispetta i parametri legislativi e quel qualcosa che c’era, come l’esperienza del ristorante Teste calde a Rutigliano, è terminata da un pezzo. Ecco questo dovrebbe essere un obiettivo che una comunità accogliente, sensibile e lungimirante deve mettere in cantiere.
Tra i relatori del convegno anche Francesco Magistà, avvocato di professione, detto Ciccio, impegnato politicamente nel partito socialista e già amministratore comunale, direttore generale dell’associazione “Con Loro”, pratica tennis in carrozzella. Anche a lui abbiamo rivolto molto volentieri alcune domande.
Magistà, avvocato, politico, impegnato con l’associazione Con Loro e adesso tennista. Quando riposi?
Il modo migliore per far riposare la mente consiste anche nel far allenare il corpo. Salvo che per qualche acciacco e i diversi impegni lavorativi, non faccio fatica ad allenarmi, purtroppo però ancora molto poco. Per il resto basta organizzare bene la giornata e si riesce, più o meno, a far tutto.
Rispetto ad altre persone con disabilità ti senti un privilegiato? A che punto siamo con le politiche d’ integrazione?
Mi sono sempre sentito molto fortunato a vivere la mia condizione di disabilità nel mio contesto familiare, amicale, lavorativo, ma anche rispetto alla comunità in cui sono cresciuto e vivo tuttora. Conversano è una comunità che mi ha protetto, stimolato, accompagnato sino a farmi diventare uomo senza far sentire il peso della mia disabilità, certo anche io ho fatto la mia parte, ma il contesto in cui sono vissuto è stato fondamentale. In questo senso mi sento estremamente fortunato.
Per quanto riguarda le politiche legate all’integrazione delle persone con disabilità, nonostante i numerosi sforzi fatti in questi anni, facciamo ancora fatica ad uscire dalla logica assistenzialistica per abbracciare con entusiasmo e coraggio la logica dell’autonomia e dell’autodeterminazione. Continuiamo ancora a confondere il sostegno politico e culturale al mondo della disabilità con l’assistenzialismo economico, la prossimità e la sussidiarietà, con finti buonismi e attività di mera facciata. A mio modesto parere, per migliorare l’inclusione delle persone con disabilità, non occorrono solo sostegni economici, ma è necessario un reale, intimo e radicale cambiamento di prospettiva, sia culturale che sociologico, rispetto alla disabilità.
Il convegno, secondo te, si è reso necessario per esporre alla cittadinanza quello che si può fare con le politiche d’integrazione oppure a Conversano siamo ad un buon punto con queste politiche?
L’iniziativa del Convegno, per il quale ringrazio l’associazione Atletica Conversano, è finalizzata a promuovere e pubblicizzare le realtà locali che in provincia di Bari si stanno occupando di inclusione sportiva per le persone con disabilità. In questo senso credo che sia davvero interessante costituire una rete di organizzazioni che comincino a parlarsi per migliorare innanzitutto la comunicazione sul tema. Sono sicuro che ci sono ancora oggi persone e famiglie che non conoscono le nostre realtà. A Conversano soffriamo, come nel resto del paese, il fatto che si tenda a relegare le politiche per la disabilità solo all’ambito cosiddetto sociale o solidaristico, ma non basta, bisognerebbe lavorare nei vari settori e aspetti della nostra comunità per “normalizzare” la disabilità e cominciare a far comprendere, soprattutto ai più giovani, che la disabilità è una condizione suscettibile di miglioramento o peggioramento in base al contesto in cui viviamo, primo tra tutti quello culturale e architettonico. Allora iniziare ad immaginare le nostre comunità più accessibili dal punto di vista architettonico, servirebbe a migliorarle in favore di tutti: anziani, bambini, donne in stato di gravidanza.
Le attività di promozione sportiva possono fare tantissimo in questo senso perché inducono ad affrontare inevitabilmente il tema dell’abbattimento delle barriere architettoniche.
Trovisi e Magistà sembrano avere idee chiare sulla situazione attuale e sullo sviluppo, nel tempo, di una diversa cultura dell’inclusione. Punto fondamentale, emerso dalla discussione è sicuramente lo stato fisico delle strade e strutture pubbliche e le barriere architettoniche che ancora ostacolano l’integrazione e l’inclusione negli spazi della città. Ma è importante sottolineare quanto utile sia la pratica sportiva per abbattere stereotipi duri a morire e quanto, in questo caso, sia utile la sinergia tra associazioni sportive e associazioni del terzo settore, capaci di dialogare e (congiunzione) soprattutto operare.
La formula è quella del convegno ma il 6 novembre ci sono le premesse per una discussione culturale completa e, soprattutto, propedeutica alla concretezza che solo lo sport può offrire con iniziative sul territorio.