Molte volte per diventare un supereroe non è necessario essere morsi da un ragno o provenire da un altro pianeta. A Gianni Liuzzi, conversanese di nascita trasferitosi a Pisa dove lavora con il grado di sottufficiale dell’aeronautica militare presso la 46esima Brigata Aerea, per esempio bastano gli abbracci dei bambini ospitati presso i reparti di oncologia pediatrica.
Infatti Liuzzi dal 2017 nel tempo libero gira, vestito da Spiderman, le pediatrie di tutta Italia: dalla Toscana alla Sicilia, Calabria, Lazio, Puglia, Liguria, portando un po’ di spensieratezza a quei bambini che sono ricoverati, cercando di farli sentire, in quel momento, in compagnia del loro supereroe preferito.
A Gianni Liuzzi il 4 aprile a Roma è stato conferito il Premio Italia, un prestigioso riconoscimento che ogni anno celebra l’eccellenza italiana in vari ambiti. A Liuzzi il riconoscimento è stato riconosciuto nell’ambito sociale/volontariato. A Gianni Liuzzi abbiamo chiesto della sua attività e dei progetti futuri.
Come ti è nata la passione per Spiderman?
La passione per Spiderman l’ho sempre avuto sin da piccolino. Dagli anni ottanta quando sono usciti i primi film è sempre stato il mio supereroe preferito. Ho interpretato subito questo personaggio perché l’amichevole Spiderman di quartiere è in fondo il ragazzo sempliciotto e genuino che fa del bene.
È il super eroe giusto per portare il sorriso verso i bambini che attraversano un percorso complicato da accettare, sia da parte dei genitori che soprattutto da parte loro, considerando che a quell’ età è importante la spensieratezza? Ai panni di Spiderman stai alternando quelli delle Tartarughe Ninja, perché? Di quale altro supereroe vorresti indossare i panni?
Io interpreto anche altri personaggi però Spiderman è il supereroe che conoscono tutti dai bambini di due anni ai nonni ultranovantenni e poi porta tanta spensieratezza. Inoltre l’abito di Spiderman mi permette meglio di interagire meglio con i bambini mi posso muovere più liberamente, li posso abbracciare o loro possono abbracciare me. Insieme a Spiderman indosso gli abiti delle Tartarughe Ninja o di Iron Man. Mi vesto, insieme ad altri amici, da Tartarughe Ninja e stiamo cercando, anche se non è facile, di portare negli ospedali le pizze. Mi vesto anche da Iron Man che però non mi permette di interagire molto con i bambini perché avendo un’armatura mi impedisce di muovermi bene, non mi posso piegare ed emotivamente non dà il calore di un abbraccio di Spiderman.
Frequenti molto i reparti di oncologia pediatrica. È una sanità a misura di bambino? Cosa suggeriresti per migliorare il servizio?
Frequento molto i reparti di oncologia pediatrica e posso dire che in alcune aree del sud come la Calabria o la Sicilia forse pe mancanza di fondi le infrastrutture non sono il massimo. Però posso dire che il personale ci mette tanto amore in quello che fa e quindi riescono a sopperire a queste carenze.
Per migliorare il servizio proporrei l’apertura di hospice pediatrici che accompagnino i bambini verso la fine della loro vita. In Toscana ci sono mamme che hanno perso i propri figli e che hanno avuto i bambini sino all’ultimo a casa loro ma in realtà avevano bisogno di una struttura per aiutarle e per essere supportate psicologicamente. Quest’anno in Toscana si aprirà il primo hospice perdiatrico chiamato Casa Marta. Presumo che non ce ne siano altri in Italia anche se penso che sono importanti per il supporto che possono dare alle famiglie.
Cosa ricevi dai bambini che vai a trovare?
Amore, abbracci e tanti sorrisi. Molte volte mi regalano dei loro disegni ed io sono felice perché i bambini quando ti regalano qualcosa ti stanno regalando la loro anima.
Se tu avessi solo un superpotere di Spiderman cosa faresti?
Se avessi un superpotere di Spiderman vorrei avere la possibilità di generare ragnatele che mi permettano di muovermi da un posto all’altro dell’Italia più velocemente e fare di più di quello che faccio. Invece così ho bisogno di tempo per spostarmi con i mezzi. Con le ragnatele andrei direttamente alle loro case o in ospedale entrando dalle finestre.
Hai un fisico ben allenato. Quante ore dedichi all’allenamento?
Sono sincero. Sono molto fortunato. Mi alleno pochissimo una volta a settimana ma sono attento alla dieta mangiando soprattutto proteine e pochi carboidrati. Ci sarà anche una componente genetica ma a 48 anni devo fare del mio meglio per indossare quel costume.
Lavoro, volontariato, palestra non si può dire che non sei impegnato. La tua famiglia ti supporta?
Come dicevo cerco sempre di fare del mio meglio e di questo devo ringraziare mia moglie Barbara ed i miei figli Emma e Mattia che mi sostengono sempre, dando un grande contributo: mi aiutano a realizzare dei portachiavi di Spiderman che porto ai bambini e capiscono l’importanza di quello che faccio. Sanno che il tempo che sottraggo a loro lo dono ad altri bimbi più bisognosi.
Come ti è nata questa passione per il volontariato?
Ringrazio tanto mia madre Elisabetta Totaro (ex insegnante) ed il mio super papà Silvestro (ex vigile urbano). Grazie al loro insegnamento, al loro amore oggi cerco di fare qualcosa per gli altri. Grazie anche alla mia amata Conversano, mi manca tantissimo, lì c’è un pezzo del mio cuore ed ogni anno quando ci ritorno salutare tutti mi dà tanta energia e felicità. Tante persone amici e famigliari a cui voglio bene e che mi vogliono bene.
Hai progetti in cantiere?
Da qualche anno sto portando avanti anche il mio progetto nelle scuole , perché i bambini/ragazzi sono il nostro futuro. Insieme ai docenti trattiamo temi come gesti sulla gentilezza, combattiamo eventi di bullismo, cyberbullismo e porto le mie testimonianze ricevendo tanta attenzione. Piccoli gesti che danno tanto amore, e creano una bellissima “rete” come quella di Spiderman che collega tante persone anche a distanza di tanti km.